LA NOSTRA NUOVA VIA

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4 min readJul 15, 2018

in deutscher Sprache

di I. Pomini

Da imprenditore del manifatturiero con quasi 40 anni d’esperienza, ho sempre creduto nella “fabbrica duttile”. Ossia in quel tipo di impresa che riesce a trasformare il suo profilo in modo intelligente, adattandosi alle sollecitazioni esterne: come la globalizzazione, una crisi, una trasformazione profonda del mercato. Una “fabbrica duttile” è pertanto un’azienda capace di imparare in fretta, e dotata di una pluralità di specializzazioni (che non significa, si badi, tuttologia), in grado di coniugare forti competenze tecniche e manuali con un approccio marcatamente orientato all’innovazione di tipo tecnologico.

E del resto per quelle aziende attive in mercati dove la competizione internazionale è serrata, un approccio innovativo è più di un imperativo: è la condicio sine qua non per la loro stessa sopravvivenza. Ciò è particolarmente vero per le imprese che operano nell’automotive. Che a dispetto di quanto possa pensare una parte del pubblico, non è un’industria novecentesca. In realtà si tratta di uno dei settori a maggior intensità tecnologica di tutta l’economia globale, come dimostrano i massicci investimenti in R&D (la sola industria automotive tedesca investe circa quaranta miliardi di euro l’anno).

Nel corso del XX secolo l’automotive ha dato al mondo — tra le tante cose — il motore a combustione interna, la catena di montaggio, le cinture di sicurezza, la diagnostica a bordo, il servosterzo e la lean production. L’industria è stata all’avanguardia anche nell’utilizzo di nuove tecnologie manifatturiere e nuovi materiali: basti pensare, per fare un esempio vicino alle specializzazioni di HSL, che le grandi case automobilistiche tedesche hanno iniziato a dotarsi delle prime macchine stereolitografiche tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90.

E il XXI secolo promette di essere ancora più innovativo. Oggi la frontiera dell’automotive è la guida autonoma (cioè la IA, la computer vision, la comunicazione M2M), i motori elettrici (il che significa batterie di nuova generazione), la sharing economy (perché i giovani tendono a vedere le auto principalmente come erogatori di mobilità), le one-off e few-off (perché, come scrivevo un po’ di tempo fa, è iniziata l’era del market of one). È evidente: per l’automotive è iniziata una nuova era, tanto promettente quanto ancora poco indefinita: non credo che nessuno, tantomeno il sottoscritto, possa davvero immaginare che tipo di auto circoleranno nel 2040.

La trasformazione tecnologica sta investendo ogni componente dell’auto: non soltanto i più iconici, come il motore (che ne sarà del ruggito del motore, è l’angoscia di molti, se si passa all’auto elettrica?), ma anche, ad esempio, il lighting; ciò era prevedibile, del resto: i fanali e i proiettori — “gli occhi della macchina”, come amo chiamarli io — giocano in ogni vettura un ruolo cruciale, a molteplici livelli: estetico, segnaletico, funzionale, energetico, e ovviamente di sicurezza. Quando si parla di lighting si toccano inevitabilmente argomenti quali il design della vettura, la sicurezza su strada, il confort per il guidatore (un aneddoto: un conoscente, assai miope, detestava guidare di sera perché doveva sforzare troppo la vista; da quando ha comprato una nuova auto, con proiettori completamente a LED, non si lamenta più).

Dal punto di vista industriale, quello del lighting rappresenta un mercato gigantesco, da quasi venti miliardi di dollari. E che come ho anticipato, è in piena, impetuosa metamorfosi: negli ultimi anni si è passati dalla vecchia fanaleria a incandescenza a quella allo xeno, mentre oggi l’orizzonte sono il LED e il laser, che rappresentano il futuro per il lighting. Il fascio di luce di un fanale laser supera il mezzo chilometro, il suo consumo energetico è più basso di quello di un alogeno, mentre la longevità è molto alta (potenzialmente, superiore a quella del veicolo stesso). Laser e LED, in tandem, sono formidabili.

Il lighting del XXI secolo sarà intelligente. O meglio: ancora più intelligente, in modo da accrescere in modo significativo i livelli di sicurezza, efficienza, confort e sostenibilità delle vetture. Grazie ai LED, per esempio, è già oggi possibile realizzare proiettori modulabili, che generano una luce diversa a seconda delle condizioni esterne. Ma se l’automotive cambia, HSL deve cambiare con esso. È questa l’essenza della duttilità. Ecco perché nei prossimi anni le nostre stelle polari saranno due: gli Intelligent Lighting Systems e gli High-performance Components. In questi ambiti vantiamo già storiche competenze, e importanti risultati con partner di altissimo livello, ma vogliamo percorrere la via dell’innovazione sino in fondo, con ancora più risolutezza.

L’obiettivo sarà, ancora più di oggi, proporre ai nostri partner italiani, europei e d’Oltreoceano soluzioni innovative d’eccellenza, in grado di coniugare perfezione tecnica e bellezza. HSL è una piccola impresa, ma ha l’ambizione di contribuire a costruire l’auto del futuro. Non sarà una sfida facile: i territori inesplorati, però, non ci spaventano.

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Italian advanced manufacturing house. Rapid prototyping, one-off cars. #Automotive but also #lamps & #luxury accessories. All through #3Dprinting.