(Graphic Credits: Hueval Design Department — Author: Marina Angelucci)

Cambiamento e competizione — Parte 1

Giorgio Mottironi
Hueval
Published in
6 min readMay 14, 2020

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Una serie — “for dummies” — su come affrontare i cambiamenti. Perché ne senti il bisogno, perché lo sai, o perché ti è stato detto.

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“Se non cambi, la competizione ti mangerà vivo”.

Questa citazione sembra uno di quei mantra del marketing che tutti ripetono, ma che nessuno alla fine riesce a mettere in pratica. Ma è la verità. Ed è una verità che riguarda ogni azienda e ognuno di noi nella propria vita quotidiana.

È quel che oggi, in questo preciso momento, ognuno si dovrebbe chiedere, dovrebbe elaborare; il modo migliore per fare i conti con questi tempi critici e sopravvivere.

Quindi, perché ha perso il suo forte significato? Beh, perché è stato ripetuto così tante volte da perdere il suo senso più intrinseco. Un po’ come nella favola di “al lupo, al lupo”. E fin troppe volte nessuno lo comprende davvero.

Certo, forse avrai visto qualche esempio di successo e avrai letto che, chi ci è riuscito, non ha solo cambiato il modo di pensare e di comportarsi, ma lo ha completamente trasformato. Che il risultato è stato prodotto da una serie di step successivi: progressive e sempre più incalzanti o radicali trasformazioni — fermi tutti, no. Aspettate, ma che stiamo dicendo: sicuramente avrà utilizzato un qualche tipo di magia, incentivi monetari, e quant’altro per costruire il suo cammino e raggiungerne il successo alla fine. Di sicuro, gli avrà dato una mano anche la mamma.

Nah.. non sono state le sue abilità, le sue competenze a cambiare ed adattarsi. Ha ovviamente imbrogliato. Ecco, “diciamocelo”.

Ok, facciamo un respiro profondo. Ciò è possibile. Ma l’opzione più plausibile è che abbia deciso di credere nella supposizione iniziale di quest’articolo e abbia messo in pratica l’insegnamento del mantra. Ovvero ciò che il cambiamento significa: cambiare prima te stesso, migliorare te stesso, avere una seconda possibilità — o una prima vera possibilità — nella tua vita personale e professionale o nella tua azienda.

No, non è lo stesso se aspetti che gli altri prendano l’iniziativa giusto per seguirne i passi — in una sorta di movimento #metoo. Non c’è vantaggio competitivo in questo. Finiresti per mangiare da un tavolo divenuto troppo piccolo per tutti.

Una scarsa abbuffata di briciole (anche se ti sembra un’abbuffata, per l’appunto).

Lo so, ci sono delle situazioni per cui si cambia — o si sceglie di cambiare — solo per la sensazione di pericolo. Ma cambiare perché sei forzato a far così perché spinti da elementi esogeni è uguale ad essere già stati scartati. Hai praticamente già perso ogni rilevanza che avresti potuto avere.

Con questo testo, introdotto in maniera sbrigativa il problema sulla percezione cognitiva del cambiamento a cui assistiamo, voglio darti due prospettive interessanti sul perché dovresti cambiare. Cerca di ricordale ogni giorno, se non nelle tue azioni, almeno nel modo in cui pensi — anche se questo vuol dire rimodellare la strategia aziendale.

La prima:

Quello che ieri era un vantaggio, sarà presto rimpiazzato dai trend del domani, evolvendo in un continuum perpetuo — sia che vengano rapidamente portati da varie innovazioni o che saltino fuori all’improvviso per una pandemia.

Ciò non vuol dire che devi buttare tutte le tue conoscenze e abilità pregresse. Devi solo rigirarle verso nuovi interessi e obiettivi, così da “sentire l’odore di quale nuova prelibatezza è in forno” o persino cucinarla tu stesso.

Ciò di cui hai bisogno è l’abilità di critical thinking.

La seconda:

Rifiutarsi di imparare o di migliorare significa diventare ridondanti nel sistema con cui stai avendo a che fare.

È una fondamentale legge della natura. LA più importante: la legge dell’evoluzione e della vita. In breve, il momento in cui smetti di migliorarti è il momento in cui invecchi. Quello che rimane è solo l’accettazione della fine — anche se inconsciamente.

In tempi più lunghi, una specie che smette di evolversi non sarà in grado di affrontare sfide epocali. Quello di cui hai bisogno è l’opportunità di sfidare te stesso e un modo di allenarti per la sfida.

Ciò di cui hai bisogno è l’opportunità di sfidare te stesso e un metodo per allenarti alla sfida.

(Graphic Credits: Hueval Design Department — Author: Marina Angelucci)

Attenzione però, non sto dicendo che cambiare sia facile. Tutt’altro, ma è possibile iniziare a farlo prendendo atto della sua importanza, per i motivi sopra elencati ed individuando le varie casistiche comportamentali che ci aspettano.

Analizziamo quindi i possibili scenari.

Primo: gli esploratori.

Le persone (o le aziende) che cambiano in modo spontaneo, improvvisamente, credono di avere una forza interiore, il famoso “inner drive” che tutti cercano. In realtà, si muovono principalmente per due ragioni: stanno scappando, oppure stanno correndo verso. In entrambi i casi sono alimentati da paura o dolore. Entrano, così, in un ambiente rischioso fatto di incertezze, ma per lo meno le loro motivazioni sono più forti dei problemi o delle situazioni scomode in cui si trovano. E ciò li salverà — e salverà te.

Si va alla ricerca di nuovi orizzonti dove competere, presi dalla foga o dall’euforia improvvisa che spinge a vivere e a estendersi.

Secondo: i pianificatori.

Le persone (o le aziende, più spesso) che meditano sul cambiamento, che lo pianificano, diventano consapevoli delle condizioni in cui si trovano per cui sentono il bisogno di cambiare. Portano con sé il dolore e la paura di non essere capaci di uscire dalla propria comfort zone, e soffriranno per questa scelta di cambiamento, per quello che si sono lasciate alle spalle. Però, per lo meno, hanno un piano solido e ben chiaro davanti: sanno di aver rinunciato a qualcosa, ma comunque per un maggior valore in cui credono in modo “pianificato”. E questo le salverà — e salverà te.

Si pianifica e si cambia il panorama di competizione dopo una lenta elaborazione della spinta emozionale che ti ha reso consapevole di te stesso.

Terzo scenario: i confusionari impanicati.

Per quelli che invece rimangono, che scelgono di restare nella propria comfort zone, sia persone che aziende, il tema del “cambiamento” può trasformarsi in una vera e propria trappola.

Perché? Perché si concentrano su quanto velocemente il tutto stia cambiando. Prendiamo per esempio la tecnologia: la gente è ingannata dalla sua velocità. Ci si concentra solo sulla prossima grande novità: a quel punto entrare in crisi è quasi inevitabile perché improvvisamente si è “stretchati e stressati” fino al punto in cui il panico è vicino. Quindi, non cambiano. Sono spaventati dal fallimento, dal sentirsi intrappolati, dal perdere quello che hanno.

Per questi ultimi, la categoria più comune e diffusa, il mio consiglio non è di provare a definire i propri obiettivi e ambizioni per cercare di catturare l’andamento del vento. Agilità e flessibilità sono grandi abilità solo con un piano. Ma il piano non può essere “l’essere agili e flessibili”.

In questo caso, il tuo piano dev’essere una lista di quello che hai, di quello che sei e di quello che stai facendo e dovresti continuamente aggiornare ognuna di queste.

In tutti questi tre casi, comunque, il processo da intraprendere — più o meno in modo conscio — è connesso alle seguenti azioni:

  • Osservare e ascoltare;
  • Leggere e capire;
  • Immaginare e pianificare;
  • Immedesimarsi e agire;
  • Evolvere.

Quindi, se non osservi, capisci, pianifichi, agisci ed evolvi, sì, a quel punto verrai mangiato vivo dalla competizione. Più prima che poi.

Per concludere questo primo articolo introduttivo “Sul cambiamento e la competizione”, vorrei lasciarti giusto un paio di citazioni di due periodi molto distanti, ma molto vicine nel significato e nel messaggio che assieme possono trasmettere:

All’inizio del 20° secolo G.K. Chesterton ha scritto “Alla fine, ogni problema è un problema di volontà”, mentre nel 2009 Jacques Attali ha detto “L’umanità è in grado di evolvere significativamente solo quando profondamente spaventata”.

Oggi possiamo quindi probabilmente affermare che nessuna volontà esiste e dura senza una scintilla di paura ad accenderne ed alimentarne il fuoco.

To be continued…

An English version of the article can be found at this link.

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Giorgio Mottironi
Hueval
Writer for

I started from engineering, I went through marketing, and I landed into philosophy. Lateral and critical thinking is my obsession, human unconscious my mission.