Essere direttore creativo e madre al tempo del Covid.

Per essere direttore creativo, paradossalmente, non serve solo essere creativi. Serve anche essere madre.

Alessia M. Albrizio
Hueval
Published in
4 min readSep 17, 2020

--

In un’agenzia di comunicazione, il direttore creativo “madre” abbellisce il tutto attingendo dall’inventiva senza filtri che ogni giorno i propri figli le fanno vivere e che spesso sono le vere fonti inesauribili di idee. Le idee più valide notoriamente sono le più semplici e la semplicità è ciò che più di bello possa avere un bambino. Per questo con i miei colleghi abbiamo pensato di fare un esperimento: far scrivere e disegnare dai miei figli, Virginia di 10 e Stanislao di 6 anni, cosa pensano faccia la loro mamma.

Virginia scrive: “Il lavoro di mamma è disegnare le pubblicità sul computer che poi manda ai suoi clienti. Per me il lavoro di mamma è molto complicato e devi avere molta pazienza. Se a un collega non piace un suo disegno lei lo ascolta e lo disegna di nuovo. Visto che mamma fa la pubblicità il suo lavoro si chiama: la pubblicitaria. Mamma in questo lavoro fa anche un’altra cosa, aiuta i più giovani ad imparare questo lavoro quindi sembra che fa la maestra come a scuola”.

Mentre Stanislao ha pensato bene di specificare quale fra i molti uffici fosse l’Agenzia nella quale lavoro:

L’educazione e l’insegnamento, la condivisione e il lavoro di squadra. Questi sono gli elementi cardini che fanno di un direttore creativo un vero punto di riferimento non solo per il suo team dei creativi ma anche per il temuto team degli account. Lo studio, l’aggiornamento e la consapevolezza delle proprie conoscenze e dei propri limiti rende la direzione creativa un sottile filo rosso che, aggirandosi per i corridoi dell’agenzia pubblicitaria prima e attraverso la fibra oggi, supporta e guida chi vuole fare della propria passione un lavoro remunerato e ben eseguito.

Se poi a tutto questo aggiungiamo l’essere donna, moglie e madre al tempo del covid19, quindi in smart working, allora addio! Il trucco sta nella creatività per rendere tutto fluido e semplice, ma come? Accudire come madre e perseverare come una moglie e compagna di vita sa fare.

“Io spero che il libretto possa essere utile a chi crede nella necessità che l’immaginazione abbia il suo posto nell’educazione; a chi ha fiducia nella creatività infantile; a chi sa quale valore di liberazione possa avere la parola. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”. Gianni Rodari — Antefatto la Grammatica della Fantasia.

Sicuramente il lock down, che ci ha costretti in casa a lavorare, a seguire i figli, le loro lezioni on line e soprattutto a non fargli perdere la loro spensieratezza, ha fatto emergere un altro lato fondamentale dell’essere capo di un reparto: la capacità di accogliere le richieste, elaborarle nel minor tempo possibile e gestire contemporaneamente più persone, ognuna con le sue peculiarità e con i suoi tempi di reazione. Questa non è magia, ma è il know-how di ogni madre lavoratrice che trasmette gioia e dolori di questo ruolo nel proprio lavoro. Il sapersi relazionare con un bambino, o meglio ancora con il proprio figlio, permette di capire meglio il team con il quale si lavora e con il quale si condivide, anche a distanza, gran parte del proprio tempo. È la coesione tra le persone, e non la corsa alla poltrona, che fa di un’azienda un luogo sano e longevo dove lavorare.

Per chi come me si trova a vivere questo momento così particolare e sotto certi punti di vista così speciale, mi sento di dire: “sembra un gran casino, ma non lo è”. Basta aggiustare con tanta pazienza e meticolosità i singoli tasselli e il gioco è fatto. Bisogna fermarsi un momento, fare un bel respiro e non farsi prendere dal panico, anche se in casa sembra essere esplosa una bomba, i bambini ululanti non ti fanno fare una video call e magari ti fai vedere dai tuoi colleghi spettinata e con il mollettone in testa. Questa è vita, la nostra, che dobbiamo saper gestire nel miglior modo possibile, perché diciamolo: andrà tutto bene (spero)!

E per concludere vorrei condividere delle parole, per me molto incisive, sulla mia esperienza di direttore creativo, sicuramente meno ortodosso rispetto alla visione comune e stereotipata di questo ruolo:

“L’uovo ha una forma perfetta benché sia fatto col culo”.

Bruno Munari.

An English version of the article can be found at this link.

--

--