Per un’Europa libera e unita: democrazia reale, beni comuni, diritti civili e sociali.

Human Factor Lab
Human Factor, per discuterne
8 min readJan 21, 2015

Per un’Europa libera e unita: democrazia reale, beni comuni, diritti civili e sociali.

a cura del circolo SEL España

Preso atto

che nel 2015 in Europa si terranno numerose elezioni tra cui a breve quelle politiche greche, fra non molto quelle amministrative e ‘autonomiche’ in Spagna e a fine mese in Italia avrà luogo l’elezione del Presidente della Repubblica, e che i fermenti politico/culturali diffusi nel continente europeo potrebbero portare a una svolta positiva nelle politiche europee e nazionali, o che invece potrebbero scivolare verso democrazie autoritarie (come in alcuni paesi europei già avviene), anche a seguito dei tragici fatti di Parigi.

Ribadiamo

- la necessità di organizzare una risposta politica e sociale al formidabile attacco alle condizioni di vita e di lavoro di milioni di cittadini e cittadine europei messo in atto dal sistema politico, economico e finanziario neoliberista;
- che negli ultimi vent’anni gli stati europei hanno puntato tutto sull’integrazione economica senza però lavorare su un progetto di medio-lungo termine di Unione politica e solidale;
- che di fronte alla crisi economica e sociale più aspra dell’ultimo secolo la risposta dell’Unione Europea è stata debole e approssimativa, fondata esclusivamente sul rispetto dei parametri macroeconomici e dei piani di rientro dal debito.
- che Sinistra Ecologia Libertà, la quale nasce da un percorso di costruzione di una Sinistra ecosocialista egemonica, faccia sintesi tra le istanze riformatrici, radicali, libertarie ed ecologiste anche a livello europeo.
Crediamo

Crediamo

che sia necessario abbandonare fallimentari politiche di austerità, che hanno alimentato condizioni recessive e colpito duramente soprattutto le fasce più deboli della popolazione europea. Oltre a una necessaria riforma dei trattati, bisogna modificare le regole esistenti della governance economica per ridare margini di manovra agli stati membri. La ripresa economica dipende dalla possibilità di favorire investimenti produttivi ecosostenibili, di rilanciare l’occupazione garantita nei sui diritti e di lottare contro le disuguaglianze che paiono essere diventate ‘normalità necessaria’: è pertanto imprescindibile pensare a un nuovo bilancio europeo a favore della crescita, dello sviluppo sostenibile e della giustizia sociale.

L’Europa sconta il prezzo di gravi ritardi e contraddizioni. Il prezzo di un progetto limitato all’adozione di una valuta comune, l’euro, al quale non è seguita la costruzione dei fondamenti politici, di un sistema davvero europeo di governo e di produzione di regole comuni. Così, quel modello sociale europeo risultato delle mobilitazioni dei movimenti operai, dei movimenti sociali di tutto il continente, oggi soccombe a fronte dell’imperativo di tutelare gli interessi del mercato e della finanza.

Crediamo che l’Europa sia un luogo fondamentale per poter governare i fenomeni economici globali e promuovere i diritti civili e politici, economici e sociali. Lo sviluppo di politiche redistributive e di ammortizzatori sociali (reddito minimo garantito diffuso) a livello europeo è da finanziare con risorse dell’Unione (tra cui l’imposta patrimoniale e sulle transazioni finanziarie) e deve rappresentare il segnale della costruzione concreta di un’Europa solidale e accogliente basata sulla riconversione ecologica dell’economia: è necessario un nuovo e diverso slancio nel processo d’integrazione, che punti a riempire di contenuti e diritti un nuovo patto sociale e di cittadinanza europea in grado di coniugare prosperità diffusa ed equilibrata, solidarietà e progresso e sostenibilità ambientale.

Dobbiamo con tutte le forze fermare la degradazione del progetto europeo e aprire una nuova tappa ri-costituente che recuperi il miglior costituzionalismo repubblicano e sociale: l’Europa sarà democratica o non sarà, e salvare il progetto europeo significa recuperare la piena decisionalità democratica della propria cittadinanza. Crediamo nell’Europa, quella di Altiero Spinelli, quella dei diritti, del modello sociale, di un continente composto di stati federati in nome di un ideale alto di pace, giustizia sociale e ambientale. Quel progetto, gli Stati Uniti d’Europa, oggi rischia di morire per le politiche di austerità. Bisogna partire dalla democratizzazione delle istituzioni e dei processi decisionali, affidando un ruolo centrale al Parlamento europeo come luogo reale di rappresentanza dell’intera cittadinanza ma anche di chi bussa alle porte del nostro continente per rivendicare i propri diritti.

Questa situazione rappresenta il contesto ideale per ideologie xenofobe e populiste, secondo le quali l’unico antidoto alla crisi sarebbe il ritorno identitario all’interno dei confini degli stati nazionali, la creazione di nuovi e la rivendicazione una presunta purezza autoctona. A queste regressioni, va contrapposto il rilancio del processo costituente europeo non solo attraverso la costruzione di un’architettura di governo fondata sulla partecipazione diretta e deliberativa della cittadinanza, ma anche fomentando il sostegno a politiche fiscali eque, che contribuiscano a redistribuire la ricchezza e a rilanciare un Green New Deal, fattore che favorirebbe la piena occupazione, la conversione dell’economia e dei cicli produttivi, e permetterebbe quindi di implementare politiche di welfare e di cittadinanza. Al Fiscal Compact contrapporremo pertanto un patto dei cittadini per la democrazia, i diritti sociali, il reddito minimo, i diritti dei lavoratori, l’equità e la giustizia.

La gioventù deve essere la protagonista della nuova Europa, perciò va rafforzata straordinariamente l’educazione europea, l’autonomia materiale, la mobilità all’interno dell’Unione e la creatività scientifica e artistica. Vogliamo un Patto Europeo per il progresso, che stabilisca obiettivi e standard comuni per le politiche sociali, sanitarie ed educative nazionali, così come sono stabiliti per le politiche di bilancio.

L’Unione non può prescindere dall’obiettivo di costruire una “Società della Conoscenza” dove il libero accesso al sapere venga tutelato e il diritto alla formazione riconosciuto come diritto fondamentale di ogni essere umano dalla ricerca scientifica alla formazione continua Lifelong Learning, dalla scuola pubblica di qualità all’universalità di accesso agli strumenti della conoscenza. L’Europa che deve costruire le condizioni per una grande riforma del diritto allo studio, avendo l’obiettivo di garantire a tutti i soggetti in formazione, a prescindere dalle condizioni sociali di partenza, il reale e autonomo accesso ai percorsi formativi.

In Europa vivono e lavorano già oggi milioni di migranti. Vogliamo una politica d’inclusione che preveda diritti di cittadinanza e di espressione, oltre che pari diritti tra migranti e cittadini dell’Unione nei luoghi di lavoro o di studio. L’Europa non può chiudere i confini ai migranti, elemento imprescindibile per l’economia globale e di un mondo sempre più interconnesso. Siamo a favore del diritto di voto nelle elezioni locali dei cittadini extracomunitari residenti e all’introduzione nelle scuole dello studio delle lingue di provenienza dei migranti, sia per studenti autoctoni sia per i nuovi cittadini italiani, sull’esempio di altri paesi europei: la lotta al razzismo e il principio di non discriminazione etnica e religiosa sono pilastri dell’Unione. Vogliamo un’Europa laica, le cui radici affondano nel pensiero dei Lumi, rispettosa di ogni credo religioso e delle libertà politiche e di espressione democratica.

È ineludibile che l’Europa debba fondarsi sui Beni Comuni, ovvero sul diritto dei cittadini europei a decidere fuori dai vincoli dell’economia di mercato per beni, come l’acqua, l’istruzione e l’energia ad esempio, che sono diritti universali e fondamentali. La democrazia come processo va di pari passo con la produzione collettiva e l’uso dei beni comuni, unico modo per prevenire la povertà e la guerra. Si tratta non solo di difendere le politiche pubbliche che sostengono l’istruzione, la salute, la cultura e i beni sociali, ma anche di andare verso nuove istituzioni che si poggino sull’idea di bene comune. Le istituzioni dei beni comuni si basano sul processo decisionale collettivo e deliberativo, e devono svilupparsi in modo da avere un impatto sulla vita quotidiana della società: dobbiamo democratizzare la governance e questo può avvenire solo a livello transnazionale, combattendo la logica globale del profitto e intendendo l’Europa come spazio di democratizzazione per l’affermazione dei beni comuni. In tal senso, è necessario più che mai opporsi al trattato TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) che comporterebbe l’aumento del potere delle multinazionali rendendo più difficile il controllo dei mercati, oltre alla disarticolazione del mercato interno europeo, alla depressione della domanda e della conseguente diminuzione del PIL europeo. Inoltre il TTIP renderebbe pratica normale il pericolosissimo fracking e favorirebbe la liberalizzazione delle semenze transgeniche.

C’è un’Europa che deve guardare oltre i propri confini, deve tuffarsi nel Mediterraneo e spingersi nei Balcani e oltre. Quell’Europa che non ha saputo cogliere la rilevanza storica delle piazze del Maghreb e del Medio Oriente, ferma com’era a un modello di relazioni impostato sulla Fortress Europe. Gli Stati Uniti d’Europa potrebbero avere ben altro peso nelle controversie internazionali attraverso la costruzione di uno Stato di diritto europeo sovranazionale che possa regolare i processi internazionali anziché subirli, a partire dall’affermazione di un processo di pace vero tra Palestina ed Israele per ottenere il riconoscimento dello stato palestinese e l’affermazione di due Stati per due popoli. L’Europa deve essere un progetto di pace, non per la sicurezza dei propri confini, ma per la salvaguardia dei diritti economici, sociali e politici dei propri cittadini, tutti.

Per questo oggi SEL è chiamata a fare un salto di qualità sul piano europeo, anche valorizzando il copioso lavoro politico svolto dai circoli europei sin dal primo congresso del 2010.

Per queste ragioni, il circolo SEL España propone di:

- individuare in ciascun paese europeo gli interlocutori politici che condividano con noi un orizzonte progressista, ecologista e libertario, e il desiderio di costruire un coordinamento efficace di tutti movimenti e le forze politiche e sociali che si battono per una svolta radicale delle politiche europee con l’obiettivo di organizzare in tempi brevi un coordinamento europeo della Sinistra, di confluenza, aperto a tutti i movimenti della cittadinanza che difendono i Beni Comuni e alle forze che si riconoscono nelle famiglie politiche del Partito Socialista Europeo (PSE/S&D), della Sinistra Europea (SE/GUE-NGL) e dei Verdi (Greens/EFA);
- mettere questo obiettivo e questi contenuti programmatici al centro della propria agenda europea, includendovi anche la costruzione di una comune memoria antifascista europea e di un’educazione antimafiosa europea.
- istituire un centro di elaborazione sulle politiche europee sul modello dei think tank presenti a livello continentale, che possa supportare e approfondire il lavoro di SEL Europa su questi temi.

Al fine di

  • verificare la possibilità di un percorso e un progetto comuni nell’ottica di dar vita ad un Fronte Popolare Europeo, culturalmente egemone, che si batta per un modello alternativo alle istanze neoliberiste e al populismo della nuova destra estremista e per un’Europea unita, federale, ecosostenibile ed egualitaria.

“Un’Europa libera e unita è premessa necessaria del potenziamento della civiltà moderna, di cui l’era totalitaria rappresenta un arresto. La fine di questa era sarà riprendere immediatamente in pieno il processo storico contro la disuguaglianza e i privilegi sociali. […] La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, […] dovrà proporsi l’emancipazione delle classi lavoratrici e la creazione per esse di condizioni più umane di vita. […]

La linea di divisione fra i partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai, non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale, e che faranno, sia pure involontariamente il gioco delle forze reazionarie, lasciando che la lava incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo e che risorgano le vecchie assurdità, e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno in primissima linea come strumento per realizzare l’unità internazionale.”

Altiero Spinelli, Manifesto di Ventotene: “Per un’Europa libera e unita”, 1941–1944

Circolo di Sinistra, Ecologia e Libertà — España

Originally published at medium.com on January 20, 2015.

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