Human Factor, da dove parte una fase nuova

Human Factor Lab
Human Factor, per organizzarci
5 min readJan 22, 2015

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Sel federazione provinciale di Viterbo

Sul documento politico

Non possiamo non accennare a ciò che in questi giorni si presenta in tutta la sua crudeltà, lo spettro del terrorismo. Assistiamo ai fatti e ci interroghiamo su come creare le condizioni per un futuro più giusto per tutti. Certi che i tanti uomini e le tante donne straniere presenti nei nostri territori non sono ospiti, tanto meno indesiderati, e che la paura del diverso è spesso un riflesso condizionato dal bombardamento di notizie dei media nazionali che attecchiscono grazie ad un sapiente lavoro di sciacallaggio ma soprattutto da uno Stato che non garantisce tutele e diritti per nessuno e che scatena inevitabilmente una guerra tra poveri sempre più feroce.

Ci troviamo ormai nell’ottavo anno di crisi e abbiamo consumato ogni aggettivo o sostantivo per descriverne gli effetti devastanti su un tessuto sociale ed economico ormai travolto e abbandonato a se stesso. Le difficoltà storiche del nostro territorio si sono acuite con la crisi e vengono vissute in maniera diretta e profonda, per la mancanza di lavoro, per la mancanza dei servizi e per le difficoltà quotidiane: dalla questione arsenico alla situazione drammatica delle infrastrutture e dei trasporti a cui si aggiunge la presenza sostanziale e non più sporadica delle mafie.

In questo contesto sociale il disinteresse alla vita politica è il primo effetto riscontrabile. SEL deve definire la sua posizione attraverso scelte che possano farci uscire da una zona grigia e fumosa, per un rilancio di un progetto alternativo di sinistra che dia risposte univoche su temi concreti come sanità, ambiente, lavoro e economia: prendendo posizione sul rapporto con il PD a tutti i livelli sia sul piano nazionale che locale, evitando di rimanere subalterni, auspicando una sana reazione più che un atteggiamento di attendismo.

Human Factor lo immaginiamo come un luogo in cui parta una nuova fase propositiva, legata ai temi reali, come i tavoli di discussione che riteniamo utili a questo scopo. Auspichiamo che questa fase porti ad una sinistra aperta e diffusa, facendo spazio ad un confronto e ad una sintesi sui temi comuni.

Sul documento d’organizzazione

Dal nostro confronto è emerso uno scoramento generale riguardante le dinamiche di funzionamento del partito, principalmente dovuto alla non applicazione di principi minimi di partecipazione spesso proclamati e mai realmente presi in considerazione.

Un partito che si prefiggeva una forma “liquida” ha, nel corso del tempo denotato una forma più che mai classica, rivelatasi in una serie di scelte calate dall’alto rispetto alle quali i compagni e le compagne dei cosiddetti territori, parola usata spesso come cavalleria più che come significato reale, non hanno mai potuto contribuire.

E’ evidente lo scollamento tra la base del partito e la dirigenza, che raramente si pone come l’espressione corale delle scelte politiche. Assistiamo a posizionamenti strategici personali più che a scelte condivise, ad un partito troppo spesso autoreferenziale e con poca disponibilità al confronto sulle questioni tecniche e politiche.

Crediamo che ad oggi una forma efficiente e condivisibile di partito debba necessariamente passare per strumenti che consentano di applicare potere decisionale alle tanto nominate “basi”, formate da uomini e donne il cui lavoro, spesso non riconosciuto in questi anni, ha permesso l’esistenza stessa del partito e le poche vittorie ottenute.

Il significato del tesseramento è venuto meno e si è trasformato oggi in una mera conta numerica, travisando completamente il significato originario di questo strumento. Viene chiesta nel documento organizzativo una “quantità minima di esistenza” che permetta il riconoscimento di circoli e federazioni ma si dimentica che nelle realtà locali, vero fulcro della questione, esistono piccoli gruppi di compagni che magari stretti intorno ad uno o più consiglieri comunali, svolgono un lavoro straordinario, producendo anche quelle iniziative che si dice di voler premiare; auspichiamo il superamento della attuale modalità di tesseramento online, rendendo ai circoli il “normale” tesseramento e lasciando la modalità diretta solo come forma residuale. I proventi del tesseramento rimangono tutti ai circoli, mentre si apre una campagna per la destinazione del 2°/oo al Nazionale, favorendo lo svolgimento dell’attività politica sui territori, troppo spesso autofinanziata. Crediamo sia necessario mantenere il ruolo delle federazioni provinciali come momenti di direzione politica e non come coordinamento dei circoli.

La premialità va inquadrata nell’ambito dell’attività svolta: non può e non deve essere legata alla messa in piedi di eventi importanti come gli incontri con i vertici del partito, ma va riferita al lavoro straordinario di persone che conducono quotidianamente campagne anche strettamente territoriali, incontrano i cittadini, scrivono e propongono mozioni, si battono alacremente per salvaguardare e proteggere il loro territorio, spesso di piccolo comune, da troppo tempo cancellato dalla focalizzazione sui massimi sistemi, siano essi urbani o economici, ad oggi decisamente poco sostenibili.

E’ necessario utilizzare gli strumenti di modernità oggi a disposizione per evitare che si vada a discutere di decisioni già prese, alcune volte non condivisibili, con il risultato di perdere per strada compagne e compagni il cui apporto è inestimabile. Vorremmo decidere insieme se sostenere Violante come giudice della Corte Costituzionale, scegliere chi vorremmo come candidato a presidente della repubblica o più semplicemente valutare “dal basso” se partecipare o meno a coalizioni per un centro-sinistra sempre più lontano.

Democratizzare il partito richiede una pratica continua, sia nella formazione della linea politica che nella selezione della sua classe dirigente, l’istituzione di un “Albo della sinistra” può essere il primo passo per creare una base elettorale allargata da mobilitare ogniqualvolta sia necessario prendere decisioni che richiedono una partecipazione più ampia rispetto ai tesserati stessi. C’è chi utilizza gli strumenti digitali da tempo, anche chi li trasforma in luoghi virtuali non democratici, noi possiamo trasformarli in estensioni del nostro tempo e del nostro lavoro. Vanno abbandonate le riunioni delle 11 di mattina e dei giorni feriali, va permessa la partecipazione a tutti, anche e soprattutto a quelli che non vivono di politica, ovvero la maggioranza. Allo stesso tempo è necessario che il partito diventi un luogo di crescita e formazione per tutti i compagni che nella politica credono e in essa si impegnano a fondo. Vanno sostenuti e consigliati nelle battaglie amministrative che conducono, indipendentemente dal luogo dove questo avviene. Va creata una rete che permetta la condivisione di esperienze amministrative, vanno fatti incontri con amministratori e coordinatori in maniera seria e permanente, evitando che si tratti di eventi senza nessun seguito.

Gli stessi tavoli che si andranno a formare ad Human Factor devono rappresentare l’inizio di un percorso che sia duraturo e formativo e non lo specchietto dell’esistenza di una struttura complessa che poi non esiste. La sinistra ha bisogno di adattarsi alla società moderna e non il contrario, andando a raggiungere tutti coloro che credono in determinati principi e che vogliono lasciare la propria impronta su una società che al di là delle difficoltà sta mutando profondamente.

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