OSSERVAZIONI sul documento “organizzativo” CON PROPOSTE EMENDATIVE

Human Factor Lab
Human Factor, per organizzarci
4 min readJan 21, 2015

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di Federazione Sel Alessandria

La proposta che i circoli diventino attori diretti delle attività sociali, di volontariato e mutualistiche è una giusta suggestione ed è anche un obiettivo importante a cui tendere, ma riteniamo poco realistico che si ottenga tale risultato in prima battuta.

Sembra perciò più utile indicarlo come obiettivo tendenziale e che per iniziare i circoli si riscoprano anzitutto promotori di tali attività, prendendo contatto con le realtà già esistenti, diventando luoghi di collegamento e così progressivamente punti di riferimento in modo da potersi predisporre a essere protagonisti diretti in futuro.

Per quanto riguarda l’indicazione di puntare sul protagonismo dei circoli e su una loro maggiore autonomia, svolgendo un loro congresso di base, siamo del tutto concordi ma ciò non può avvenire senza l’esistenza di una organizzazione rigorosa come punto di riferimento, di tipo federale, con certezza delle regole uguali per tutti e risorse per poter operare.

NO AL “DOPPIO BINARIO” FRA LE FEDERAZIONI DI ex PROVINCE E CITTÀ METROPOLITANE.

In questo senso riteniamo un’operazione NON condivisibile (quantomeno una leggerezza) quella di creare un doppio binario fra le federazioni delle aree metropolitane e quelle delle altre province: a che pro ricalcare nella nostra organizzazione un modello di riforma costituzionale che abbiamo, giustamente e fortemente, avversato in Parlamento e nel Paese? In questo modo verrebbero a crearsi disparità di rappresentanza e di risorse esattamente come per la riforma costituzionale che cancella le province e centralizza le risorse sulle città metropolitane creando cittadini di serie A e di serie B.

Le regole devono essere poche, certe, e uguali per tutti, per le federazioni delle ex province e per le federazioni delle aree metropolitane. Occorre quindi a nostro avviso:

1. Più che destrutturare le federazioni, operazione arrischiata, da un lato invece puntare sull’autonomia dei circoli (come si propone nel documento) e sui congressi dei circoli che vanno ad eleggere i loro delegati nelle federazioni provinciali;

2. Il problema segnalato del centralismo delle federazioni (o di determinate federazioni che hanno fatto scattare nei proponenti del documento organizzativo queste preoccupazioni) non si risolve con una destrutturazione organizzativa ma sulla base di una “Costituzione” del nostro partito realmente di tipo federale, dove ci sono poche regole ma ferree valide sempre per tutti, si punta sull’autonomia dei circoli e al contempo si riconosce un coordinamento e un/una portavoce delle federazioni, elemento politico-organizzativo a cui non si può rinunciare.

Per questo proponiamo il seguente:

EMENDAMENTO 1 — Sostituire i due paragrafi sulle federazioni della pagina 11 (quarto e quinto paragrafo) con la seguente:

“Non sussiste differenza fra le federazioni delle città metropolitane e delle ex province, che funzionano nello stesso modo. I congressi dei circoli eleggono i delegati all’assemblea provinciale, che successivamente individua al suo interno il coordinamento provinciale e il coordinatore/trice provinciale”

Inoltre proponiamo un altro:

EMENDAMENTO 2 — Nell’ultimo paragrafo di pag. 11 la frase “I congressi si svolgono sulla base del tesseramento degli ultimi tre anni” viene sostituita da “I congressi si svolgono sulla base del tesseramento degli ultimi due anni”.

Riteniamo infatti

condivisibile cercare di evitare il tesseramento dell’ultima ora ma non sembra sensato andare indietro nel tempo fino a 3 anni, sembra più corretto tenere una giusta via di mezzo fra una possibilità allargata di partecipare, evitare la distorsione del tesseramento dell’ultima ora a scopo meramente congressuale, ma senza arrivare fino a chi si è tesserato 3 anni prima e poi “non si è più visto”: la partecipazione comporta apertura ma anche il senso di responsabilità di chi si iscrive.

CONSIDERAZIONI SU TESSERAMENTO E ALBO DEGLI ELETTORI REGISTRATI

La crisi della partecipazione riguarda tutti i partiti, SEL non esclusa. Mal comune però non è mezzo gaudio, è evidente a tutti noi membri di questa comunità politica che la sinistra è particolarmente penalizzata da questa crisi che favorisce le lobby e i poteri forti e dunque chi li rappresenta. Inoltre un partito come il nostro, che si predispone a mettersi a disposizione e ad essere protagonista della sinistra che verrà, non può non essere impegnato a valorizzare la partecipazione popolare alla politica e alla vita pubblica come elemento imprescindibile per la vita democratica e per un vero “socialismo dei cittadini” che trasformano la società partecipando, sia attraverso l’organizzazione partitica, sia attraverso gli strumenti e le regole collettive dello Stato, alla vita pubblica e alla decisione.

Servono perciò le primarie riformate, con regole certe, tenendo presente che non possiamo ripetere la discutibile operazione delle “parlamentarie” del 2012: se la legge elettorale ci obbligherà a ripetere le primarie per i capilista bloccati dovranno esserci regole certe e una consistente base di elettori registrati; ma servono anche, e in questa fase soprattutto, gli iscritti ai partiti e un più diffuso tesseramento, elemento quest’ultimo che il documento organizzativo tende forse a sottovalutare (o a dare per definitivamente per perduto).

Anche in considerazione dei recenti avvenimenti delle primarie liguri, e in generale del logoramento dello strumento delle primarie, è importante passare rapidamente dalle parole ai fatti, nella realizzazione dell’albo, pubblico e consultabile, degli elettori registrati della sinistra.

Senza però trascurare la necessità di un più intenso impegno per il tesseramento e il radicamento del partito nella società reale con iscritti veri nelle diverse realtà sociali, che non si limitino come spesso succede (in SEL e in tutti gli altri partiti) agli appassionati della politica, agli addetti ai lavori e ai loro sostenitori: soggetti benemeriti, si intende, ma che rischiano di rimanere stritolati dai meccanismi istituzionali senza la spinta della partecipazione organizzata.

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