Smart Working: la differenza tra “fare smart” ed “essere smart” dopo un anno di lavoro da remoto

Xplace - Digital Agency
#HumanFirst
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3 min readSep 7, 2021

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“Ho sempre creduto che essere smart significasse svegliarsi un giorno in un posto X, anche dall’altra parte del mondo, aprire il computer, e riuscire a portare a casa dei risultati”
Alessandro Cola, CEO e Founder di Xplace

In questo periodo storico particolare dove l’avvento della pandemia ha modificato vari equilibri tra cui quelli lavorativi, noi di Xplace ci siamo ritrovati a gestire il nostro lavoro da remoto o in “Smart Working”.

Chi ci segue sa già che la situazione, per quanto fuori dalla normalità, non ci ha trovato del tutto impreparati: di fatti ormai da anni in Xplace abbiamo adottato lo Smart Working in modo “informale”, adattando questa forma di lavoro alle nostre esigenze e al nostro modo di essere. Dal 2018 lo Smart Friday ci ha sfidati a lavorare da remoto nei luoghi più disparati, con la regola imprescindibile di non lavorare mai da casa; un modo per mettere alla prova le nostre capacità di adattamento, per sperimentare soluzioni veloci e non crogiolarci nella comodità dell’ufficio.

A marzo 2020 eravamo quindi già equipaggiati sia dal punto di vista dell’approccio lavorativo che dal punto di vista delle tecnologie utilizzate: eravamo già tutti dotati di computer portatili e telefoni aziendali con connessione, e utilizzavamo già gli strumenti in cloud della Google Suite e potevamo far affidamento su un’organizzazione aziendale già collaudata.

Abbiamo dunque iniziato a muovere i primi passi nello Smart Working in tempi non sospetti e decisamente meno pressanti: è pur vero che il nostro concetto di lavoro da remoto, fino a quel momento, non aveva mai preso in considerazione l’eventualità di lavorare in pigiama: tra tutte le cose alle quali abbiamo dovuto adattarci, questa è stata sicuramente la più comoda.

La più scomoda, invece, è stata dover rinunciare ai momenti di condivisione in presenza, a quel contatto umano che tanto ci è caro e che spesso fa la differenza nel nostro lavoro: abbiamo cercato di sopperire a questa mancanza con i Random Coffee virtuali, piccole pause per scambiarci feedback, e non appena ci è stato possibile abbiamo organizzato degli “eventi” in presenza, come il team building in vigna (sempre all’aperto e distanziati).

Quando poi le restrizioni hanno cominciato ad allentarsi, permettendo gli spostamenti, molti Xplacers hanno approfittato di questa opportunità per mettere insieme le capacità acquisite fino a quel momento e cercare un posto dove lavorare in sicurezza, ma lontani dalle mura domestiche e “in compagnia”. In molti hanno scelto strutture pensate a questo scopo, nate per accogliere persone con le stesse esigenze e attrezzate in modo da poter garantire un’esperienza lavorativa sicura.

La nostra responsabile HR per esempio, si recata per qualche mese nelle isole Canarie, meta prescelta da molti “Digital Nomads”, dove ha avuto la possibilità di alloggiare per due mesi all’interno di un coliving e coworking insieme ad altri professionisti di tutte le età provenienti da altri altri paesi e realtà lavorative.

“Il lavoro iniziava un’ora in anticipo rispetto all’Italia, avendo un fuso orario di un’ora indietro, e si alternava fra varie call e progetti. Tramite l’utilizzo di Workplace, riuscivo a connettermi con i miei colleghi che lavoravano da altre località estere o in Italia e gestivo tutte le questioni HR da remoto in maniera agile e efficiente.”
Gaia Vallese, HR manager in Xplace

Potete trovare Xplacers a Monaco, a Vienna, a Londra e in tantissimi paesi in giro per le Marche: sempre connessi.

Quello che abbiamo imparato fino ad ora è che nonostante le distanze siamo riusciti a preservare i rapporti umani e aumentare al contempo l’efficienza produttiva: non è cosa da poco e certo non abbiamo ottenuto questo risultato senza sacrifici. Crediamo che lo Smart working sia quindi arrivato per restare e, anche se è necessario un cambio di mentalità, l’uso di tecnologie collaborative, la riorganizzazione intelligente degli spazi e dei tempi di lavoro, sappiamo che ci stiamo già muovendo nella direzione giusta: come sempre, in modo agile e alla velocità della luce.

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