Dieci canzoni per ritrovare fede nella musica

Settimana #28

HVSR Staff
Humans Vs Robots

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«Fratello, da quanto tempo non ascolti canzoni nuove?».
«Sono anni che sento solo dischi vintage. Ho molto peccato».
«E allora ascolta questa playlist con il meglio della settimana di Humans vs Robots. Un singolone da pelle d’oca degli Elbow. Un pezzo sulla strage di Orlando di Kevin Morby. Un rockettone di Strand of Oaks sulla nostalgia per i radio days. Una “vintagiata” steelydaniana dei Justice. L’antidoto dell’ex cantante dei Gallows a queste fredde giornate di dicembre e il mantra post metal dei Downfall of Gaia. E naturalmente un po’ di rock’n’roll come Iggy, cioè Dio comanda».
«Roba di Detroit?».
«No, di Ancona».
«Ah però. E niente bonus track questa settimana?».
«Ti abbiamo mai deluso, fratello? C’è il ritorno dei Feelies, e poi Big Moon e Pissed Jeans. Prendi e condividi».
«E il pezzo nuovo degli At the Drive In».
«Abbi fede, sta arrivando».

Elbow

Magnificent (She Says)

Sapete che è stata anche creata una birra in onore degli Elbow? Una Charge media, grazie

Canzoni così, formalmente perfette, evocative, immediate senza essere scontate, delicatamente struggenti senza indulgere nel sentimentalismo, le sanno scrivere in pochi: gli U2 fino a qualche album fa, i Marillion con una certa frequenza, i Porcupine Tree quando Steven Wilson riesce a tenere a bada la sua anima progressive, i National più ispirati. E gli Elbow, appunto, che con Magnificent lanciano un osso (e che osso) a stimolare la salivazione di tutti noi estimatori di Guy Garvey e compagni, in religiosa attesa del nuovo disco. (Francesco Eandi)

Justice

Fire

Susie and the Banshees

Sulle prese di posizione politiche di Susan Sarandon, espresse copiosamente durante le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, non ci sembra il caso di prendere a nostra volta posizione: abbiamo già i nostri problemi quaggiù, con le nostre votazioni e i nostri influencer, Dio li benedica tutti (e gli ci vorrà molto tempo). Tuttavia, è con un piccolo senso di sconfitta che dobbiamo riconoscere che la star di Rocky Horror e Pretty Baby e Thelma & Louise* e Bull Durham e — okay, fate voi — ha ancora pochissimi rivali, maschi e femmine, nell’antica arte di prendersi la scena. L’inutile, stucchevole vintagiata steelydaniana dei Justice fa persino bene a limitare al minimo la propria presenza, per non disturbare il momento storico: quello in cui in quest’era di generazioni messe sapientemente le une contro le altre, ecco che i millennials della YouTube Nation si invaghiscono di una 70enne. La stessa che ha sedotto i loro padri e i loro nonni, per di più. Qualcuno chiami un sociologo, presto. (Paolo Madeddu)

Strand of Oaks

Radio Kids

Quando sorride fa più simpatia

Radunatevi qua intorno, bambini, ché il nonno vi racconta una favola. C’era una volta, in un Paese lontano lontano, un magico apparecchio chiamato radio. Alla vostra età ci si sedeva vicino e si girava una manopola per creare le proprie canzoni preferite, o quelle che ancora non si conoscevano, ma che ci avrebbero cambiato la vita, o anche solo la giornata. E oggi, cari bambini, c’è un musicista chiamato Tim Showalter che canta la sensazione di libertà che si provava a cercare musica alla radio, o forse canta semplicemente la nostalgia per quand’era giovane e sbarbato. E lo fa, bimbi belli, in modo appropriato, con un rockettone radiofonico e potente. Morale della favola: «Non voglio tutto e tutto assieme. All’inizio crea assuefazione, ma poi ti lascia come svuotato. Mi mancano l’autenticità e l’innocenza della scoperta». E adesso, forza, tutti ad ascoltare Radio Kids su Spotify! (claudio.todesco)

Kevin Morby

Beautiful Strangers

Cantautore vede la luce, i particolari in cronaca

Beautiful Strangers è un singolo dedicato alle vittime della strage di Orlando (abbinato alla cover di No Place to Fall di Townes Van Zandt), i cui proventi vanno a Everytown for Gun Safety, organizzazione nonprofit che lavora per prevenire la violenza causata dal possesso di armi da fuoco. In realtà è un pezzo su come ci immaginiamo il momento in cui la morte viene a trovarci, l’attimo in cui un terrorista — o un pazzo o un agente di polizia — punta un arma contro di te, e difatti cita i fatti del Bataclan e pure Freddie Gray. Niente melodrammi. Kevin Morby è un folkettaro del Texas e quindi appoggia la melodia su un arrangiamento elettro-acustico morbido e suadente che fa tanto anni ’70, tutto chitarra acustiche, percussioni e cori vagamente gospel che rivelano lo spirito che sta dietro alla canzone. I «beautiful strangers» del titolo sono le vittime innocenti di violenza insensata «che amavano ridere, ballare e amare come tutti noi, ma non lo possono più fare». Che detto così pare retorico, ma la canzone non lo è. (claudio.todesco)

The Gentlemens

Howling at the Moon

Pirati e gentiluomini e barboni

È così complicato suonare rock’n’roll come Iggy, cioè Dio, comanda? Si direbbe di no, ascoltando i Gentlemens. Eppure loro ci riescono bene, laddove arranca vistosamente il 94,6% dei cosiddetti gruppi giovani (leggi: under 30). O gran parte della popolazione mondiale chitarrosa ha perso la bussola oppure i tre ragazzi di Ancona sono degli autentici genietti. Non escludiamo alcuna delle due ipotesi, a scanso di equivoci; fatto sta che il nuovo disco del trio — Hobo Fi — svolge davvero molto bene il proprio compito di scuoti e rotola, arrivando persino a evocare efficacemente il fantasma di Jeffrey Lee Pierce. Missione impegnativa quanto lodevole, e viceversa: converrete tutti, ci auguriamo, che i Gun Club risiedano nei primissimi posti delle band più sottovalutate del ventesimo secolo (Angelo Mora)

Frank Carter & The Rattlesnakes

Wild Flowers

Red is the new black

Qualche anno fa i Gallows furono un singolare colpo a salve della Warner Music, che tanto spese & spandette per imporre ai gggiovani il loro spigolosissimo punk. Missione in sostanza fallita: a livello artistico la band inglese non era né speciale, né deludente; più che altro il mondo stava cambiando velocemente e la discografia pure. Da lì il cantante originario Frank Carter si è riciclato in chiave più orecchiabile, prima coi Pure Love — spudoratamente commerciali — e poi con i Rattlesnakes — più affini alle sue radici rumorose. Non sappiamo con certezza se il rosso si trovi più a suo agio con la melodia o gli urlacci rabbiosi (e soprattutto se la sua sia una strenua ma improbabile rincorsa al successo). Di certo Wild Flowers suona piacevolmente fresca, «aperta» e grintosa quanto basta: niente male come anticipo sonoro di una vivace primavera, in queste buie e fredde giornate di dicembre. (Angelo Mora)

Downfall of Gaia

Ephemerol

Non credo di sentirmi troppo bene…

È quasi Natale e sono tutti più buoni ma la consapevolezza dell’abisso nascosto sotto allo sfavillare delle luci è sempre in agguato. I tedeschi Downfall Of Gaia esplorano l’area d’ombra diventando i cantori di un malessere consapevole e malinconico. Ephemereol dà voce ai fantasmi interiori mescolando un post metal impastato di sludge con venature black metal e ambient. Perché non tutti credono a Babbo Natale, e quando lo fanno pensano che sia Behemoth. (bvolpi)

Bonus track 1: Been Replaced dei Feelies. C’eravamo tanto amati.

Bonus track 2: Formidabile dei Big Moon. Se permettete parliamo di donne.

Bonus track 3: The Bar Is Low dei Pissed Jeans. I nuovi mostri.

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