Nick Cave, Sting, Metallica: otto canzoni per ricominciare

Settimana #15 (5 settembre > 11 settembre)

HVSR Staff
Humans Vs Robots

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Ce n’è uno che dialoga con Dio e un altro che racconta la storia misteriosa di un doppio omicidio. C’è una cantautrice in ginocchio di fronte al suo ex e un celebre produttore che ama manipolare feedback, riverberi e delay. C’è una band, pardon un brand metal e c’è una pop star che torna al rock dopo una lunga serie di avventure sonore. E sono bei nomi: Nick Cave, Sting, Jack White, Daniel Lanois, Metallica. E poi, Nicole Atkins, Martha Wainwright, Terribile Feelings, in tutto otto canzoni per ricominciare dopo la pausa estiva (in alcuni casi, come quello di Cave, il verbo ricominciare assume un significato più profondo). Questo facciamo, noialtri di Humans vs Robots: playlist fatte a mano, uomini contro robot ai tempi di Spotify.

1. Nick Cave & The Bad Seeds

Jesus Alone

Un attimo, per favore: sto discutendo con quello del piano di sopra

Si può parlare della nuova musica di Nick Cave senza accennare alla tragica morte del figlio quindicenne Arthur, avvenuta lo scorso anno? No. Al tempo stesso, sarebbe forse sbagliato forzare a tutti i costi l’interpretazione del testo di Jesus Alone (a pelle, frivolamente, una canzone che parla di Dio, di un tossicodipendente che giace in una stanza di motel a Tijuana e di un medico africano che miete condotti lacrimali… beh, incontra subito il nostro favore). Per l’imminente album Skeleton Tree l’artista australiano è di nuovo spalleggiato da Warren Ellis — un genio misconosciuto, secondo alcuni; la Yoko Ono di Cave, secondo altri — e qui rielabora il lutto con minimalismo tetro e ossessivo. Un mantra dolorosamente sincero e, a seconda del vostro grado di sensibilità ed empatia, dalle sfumature toccanti. Non sono certo i Bad Seeds brillantissimi e “in carriera” degli anni ’90, ma lo spettro della cover band di se stessa sembra ancora molto lontano. (Angelo Mora)

2. Sting

I Can’t Stop Thinking About You

Sting preso d’assalto dal proprio pelo facciale alla sola idea dell’ennesima intervista di Fabio Fazio

A ogni ritorno del castellano di Figline Valdarno le file degli opinionisti si ricompattano nei due tradizionali, opposti schieramenti: i perennemente nauseati, che lo disprezzavano già dai primi dischi dei Police, figuriamoci poi quando ha iniziato a fraternizzare con le tribù amazzoniche (prima di quelle toscane), contro i perennemente grati. Questi, a ogni accenno di supponenza o evidente vuoto di ispirazione ricordano che Sting grazie alla stessa hubris portò nel rock la psicanalisi junghiana o il suono jazz di alcune Tartarughe Blu, con esiti felici (artisticamente e commercialmente) per i secondi, compiendo invece per i primi l’orrendo misfatto di tentare di elevare il rock dall’urgenza comunicativa dei treaccordievia. Ebbene, giunto a 65 anni, l’ex maestro (nel senso proprio di insegnante) di Newcastle quei tre accordi li va a ripescare dal proprio passato per il suo nuovo singolo: sono a tutti gli effetti gli accordi di Truth Hits Everybody — ma quanto è cambiata la sua voce da allora: da sovracuta, è scesa di un’ottava (e mezza) sotto il peso dell’esperienza. C’è un’evidente ricerca di energia e impatto, ma c’è anche nel testo una delle ossessioni del vecchio Sumner: il gelido cuore dell’inverno, nel quale «Quest’uomo freddo insegue dei fantasmi». Non una brutta canzone, anzi. Ma dalla musica alle strofe, il senso del tempo incombe, e se i ricordi non scaldano Sting figuriamoci chi ascolta. (Paolo Madeddu)

3. Metallica

Hardwired

«Voglio una faccia da guerra vera… Non mi fai paura, ti ci devi applicare!»

Alcuni affezionati della vecchia guardia dicono che ci si possa accontentare così, in fondo. Perché mai? In nome di un’infinita riserva di gratitudine? E se fosse stata (anche) questa mentalità al ribasso ad aver trasformato la storica scena heavy metal in un gerontocomio più o meno dorato, negli ultimi anni? Nessuno obbliga i Metallica a pubblicare del materiale inedito: tempo fa hanno scelto di non essere più una band, ma un brand. Buon per loro, ce ne siamo fatti una ragione. Nel momento in cui rimettono mano agli strumenti per incidere del materiale nuovo, però, è giusto giudicarli al netto della gloria che fu. E Hardwired è un pezzo né bello, né brutto; né troppo lungo, né troppo corto; né sufficientemente immediato, né brillantemente complesso; né nostalgico, né moderno. Insomma: né carne, né pesce e quindi scialbo. Se andaste a mangiare nel ristorante di colui che è stato il miglior chef del mondo, vi accontentereste di una minestra riscaldata? (Angelo Mora)

4. Jack White

Carolina Drama (Acoustic Mix)

Mr. White analizza le prove per risolvere l’enigma di “Carolina Drama”

Il folk americano è pieno di storiacce di omicidi e misteri. A quel patrimonio s’ispira Jack White per raccontare la crime story di Carolina Drama. Personaggi: una madre di due figli, il cui maggiore si chiama Billy, e il suo fidanzato avanzo di galera manesco, riuniti sotto lo stesso tetto. Per qualche motivo Billy dorme fuori casa e quando torna trova la madre disperata e il fidanzato di lei che ammazza a martellate un prete. Billy sente istintivamente che il sacerdote è suo padre e interviene ammazzando a sua volta l’omicida. La canzone diventa un’unica, grande scena di violenza raccontata attraverso i colori: i tatuaggi blu del fidanzato, i capelli rossi della donna, il bianco candido del latte che si mischia con il rosso del sangue. E vari colori sonori raccontano il quadro: un violino, una frase di piano, armonie vocali, tocchi raffinati. E quando pensate di avere capito tutto, il finale aperto distrugge le vostre convinzioni. Decisamente dylaniano, il pezzo chiudeva il secondo album dei Raconteurs. Questa versione è contenuta nella doppia raccolta di brani acustici di White in uscita il 9 settembre, Acoustic Recordings 1998–2016. (claudio.todesco)

5. Nicole Atkins

A Little Crazy

Cameron Crowe fa l’amicone con Metzger e Atkins per evitare che gli chiedano della sceneggiatura di “Vanilla Sky”

Melodrama alert. Qui c’è un testo old school contenente espressioni come «sono in ginocchio», una musica vecchio stile scritta con Chris Isaak ispirandosi a Roy Orbison, forti sapori rétro, un arrangiamento fantasmatico per sola chitarra elettrica (Scott Metzger) che esalta le sfumature della voce. Ma canta Nicole Atkins e quindi torna tutto. Della serie Roadies di Cameron Crowe, in cui è apparsa la canzone, sapete ogni cosa: è stata raccontata in tempo reale che neanche Radio Radicale con le sedute del Parlamento. Quel che forse non sapete è che Atkins ha fatto un provino per recitare nella serie, ma è stata scartata. E che il giorno in cui le è stato chiesto di cantare dal vivo A Little Crazy aveva l’influenza e la voce azzerata, ma poi… ah, la magia della musica che tutto ripara e tutto guarisce. (claudio.todesco)

6. Martha Wainwright

Around the Bend

Martha quando rifà la scena de “L’esorcista” per far ridere gli amici

Con la voce che tiene, Martha Wainwright può cantare di tutto. E l’ha fatto: Leonard Cohen, Edith Piaf, pure Judy Garland rubando lo show al fratello Rufus. Con quel timbro inconfondibile e quel modo un po’ capriccioso di piegare le frasi la riconosci subito. Qui le basta un arrangiamento elettro-acustico molto semplice per portarci in una sorta di saliscendi emotivo in cui, ha detto lei, cerca di non rivelare molto di se stessa, cosa che in passato le è costato parecchio. E forse sarebbe ora di riconoscere i meriti di questa cantautrice uscita brillantemente dalle ombre di papà (Loudon Wainwright III), mammà (Kate McGarrigle) e pure del fratello Rufus. Comunque, il pezzo comparirà nell’album Goodnight City in uscita in novembre, dove appaiono canzoni anche di Beth Orton, Merrill Garbus (Tune-Yards), Glen Hansard e dell’immancabile Rufus. (claudio.todesco)

7. Daniel Lanois / Rocco DeLuca

Deconstruction

Dite che vi mandiamo noi

Torna il sodalizio costituito in questo decennio dall’esperto produttore nonché virtuoso della lap steel guitar canadese e dal 40enne chitarrista italo-tedesco. Questa volta, i due la mettono giù dura: come nel primo assaggio del nuovo album Goodbye to Language (che già dal titolo, parla chiaro) le dolci onde di chitarra con le quali il duo soleva carezzare dolcemente le orecchie degli ascoltatori sono state immerse in un non sempre carezzevole mare di riverberi, feedback, delay e tutti quei pirulini lì. La sensazione è di trovarsi su qualcuna delle mappe tracciate da Fripp e Braianìno (e un po’ anche David Byrne, via) qualche decennio addietro, ma senza l’aura epocale che ha sempre deliberatamente circondato qualsiasi intrapresa di Braianìno (e uno po’ anche di David Byrne, via). Quindi, perché lo fanno, qui ed ora? Non chiedetelo a noi, visto che potete chiederlo a Lanois medesimo: il 6 settembre, andate sul canale YouTube del sito della Anti Records e ponete questa domanda. O altre domande non troppo indiscrete. (Paolo Madeddu)

8. Terrible Feelings

Demon Tonight

Il tempismo non fu il loro forte

Si sono sciolti a inizio giugno, a sorpresa, un mesetto dopo gli ultimi concerti: «senza sangue amaro, senza drammi», per usare le loro stesse parole. Giratela come volete, ma è stato un vero peccato: non si sentiva un gruppo così Blondie dai tempi dei, uhm, Blondie. Quando si parla di rock e Svezia, il calligrafismo è la specialità della casa; i tre ragazzi di Malmö erano evidentemente devoti al culto di Debbie Harry & Co., appunto, ma in cambio di canzoni così sbarazzine e ficcanti eravamo disposti a passar sopra alla quasi totale mancanza di originalità. E comunque negli ultimi anni il suono post punk tagliente e livido ha trovato degli interpreti credibili, in Scandinavia — dagli Iceage in giù. Nel dubbio, tenete d’occhio i vari profili social dei Terrible Feelings: hai visto mai che ci ripensino… (Angelo Mora)

Bonus track #1: 22 (OVER S∞∞N) [Bob Moose Extended Cab Version] dove Bon Iver campiona Stevie Nicks e crea un mondo sonoro bizzarro per dare il via al nuovo album 22, A Million in uscita a fine mese.

Bonus track #2: Back to Life di Alicia Keys, dal film di Mira Nair Queen of Katwe, «una canzone su fatto che non c’è modo di fermarti quando sei determinata e credi in te stessa». Ah, il sogno americano…

Queste le canzoni della settimana appena trascorsa. Volete ascoltarle (e leggere il commento) giorno per giorno, appena escono, fresche e fragranti come uno sfilatino appena uscito dal forno? Sintonizzatevi su www.hvsr.net!

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