Suzanne Vega, My Morning Jacket, Jeff Beck e le novità della settimana

Settimana #12 (11 luglio > 17 luglio)

HVSR Staff
Humans Vs Robots

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Questa settimana abbiamo una songwriter colta che veste i panni della scrittrice Carson McCullers per una specie di dissing jazzato e ironico con bersaglio Harper Lee. Un chitarrista che ha fatto la storia del rock che assolda due bad girls per raccontarci come va il mondo. Un gruppo di gentiluomini che reagiscono all’ondata di violenza che si registra negli Stati Uniti. E poi, un supergruppo con dentro il cantante degli Alice In Chains (non quello, dai), punkettari californiani, un gruppo che ci porta a fare un giro d’Islanda, una cantautrice che ci intima di baciarla, e per finire un pezzo superpop.

1. Suzanne Vega

Harper Lee

Una delle due è Carson McCullers, l’altra è Suzanne Vega

Erano anni che non si sentiva una Suzanne Vega così divertita. Canzonetta rétro e gustosa, Harper Lee fa parte dell’album Lover, Beloved dedicato alla scrittrice americana Carson McCullers, che a sua volta contiene canzoni dello spettacolo off Broadway del 2011 scritto da Vega con Duncan Sheik, quello di Spring Awakening. E insomma, qui Suzanne fa la parte di McCullers, una romanziera southern gothic interessata ai temi della razza e della sessualità che con favolosa leggerezza si chiede su un jazzino d’altri tempi perché Harper Lee sia così famosa visto che «lei ha scritto un libro e io ne ho scritti più di tre». (claudio.todesco)

2. Jeff Beck

Live in the Dark

Jeff Beck, le sue nuove amichette e il megafono

Ha un carattere irrequieto e, sapete, di fare l’icona del chitarrismo d’antan non ci sta. E poi aveva due o tre cose da dire su come gira il mondo. Ecco perché Jeff Beck s’appresta a pubblicare il 15 luglio un disco titolato Loud Hailer, che è un altro modo per chiamare il megafono. L’idea dietro l’album è semplice: essere a una manifestazione e urlare la propria incazzatura. Beck lo fa con la complicità della cantante Rosie Bone e della chitarrista Carmen Vandenberg: hard rock di protesta con un beat elettronico e un testo sulla resilienza di chi è costretto a vivere metaforicamente al buio. Ah, c’è anche il libro Beck 01, ma esce per Genesis Publications e quindi per comprarlo dovete rivendere la Fender che avete ereditato dal cugino. (claudio.todesco)

3. My Morning Jacket

Magic Bullet

Gentiluomini alla ricerca di una soluzione

È la reazione alle morti di Alton Sterling e Philando Castille da parte della polizia a Baton Rouge e Falcon Heights e alla violenza scatenata da un cecchino che ha ammazzato cinque poliziotti a Dallas. L’America passa un brutto periodo e i My Morning Jacket rispondono con una instant song che spiega che non esiste un «proiettile magico» con cui risolvere i problemi, che la vita è complessa, che in tempi disperati non c’è giusto o sbagliato e la morale vacilla. «In sostanza dice che ci può essere una soluzione e che nessuno di noi la può trovare da solo. Dobbiamo farlo assieme». (claudio.todesco)

4. Giraffe Tongue Orchestra

Crucifixion

Il primo da sinistra ha fatto la comparsa nel Trono di Spade (true story)

È statisticamente provato che, nel 51% dei casi, “supergruppo” faccia rima con “sola” (a.k.a. bidone). Tuttavia, ormai, si tratta della prassi per molti musicisti più o meno affermati, specie nel metal e dintorni. I Giraffe Tongue Orchestra sono composti da William DuVall (Alice In Chains), Brent Hinds (Mastodon) e Ben Weinman (The Dillinger Escape Plan), fra gli altri, e debutteranno dal vivo a Leeds e Reading, a fine agosto. E quindi? Bene — quanto basta per auspicare l’inclusione nella fascia del 49% — ma non benissimo. Qui la bella voce del cantante di colore fa molto, se non quasi tutto (parliamo di un tipo che ha dignitosamente rimpiazzato Layne Staley…). Aspettando l’album Broken Lines con moderata ansia, nel frattempo riascoltiamo l’ultima superband che ci ha fatto davvero saltare sulla sedia: i Them Crooked Vultures. (Angelo Mora)

5. Adolescents

Jacob’s Ladder

Ehi, guarda che io al CBGB’s ci ho suonato davvero…

Qualche settimana fa vi consigliammo i Descendents; oggi replichiamo con gli Adolescents. Stessa origine, californiana; stessa epoca, primi anni ’80; stessa pasta, punk-hardcore (più o meno melodico). Soprattutto, stessa abilità nel comporre ancora canzoni fresche, immediate ma non frivole. D’altronde quella scena — composta da ragazzini tanto talentuosi quanto scavezzacollo — fece scuola e tuttora viene celebrata da numerosi libri e documentari. Il tempo passa, le pance e le rughe aumentano, ma ogni due anni circa gli ex Adolescenti di Fullerton vengono in Europa per la gloria e le bollette. Proprio nei prossimi giorni gireranno mezza Italia: fra i classici del passato, troveranno spazio anche pezzi nuovi come Jacob’s Ladder. (Angelo Mora)

6. Angel Olsen

Shut Up Kiss Me

Non è Sia

«Stai zitto! Baciami! Stringimi!», canta Angel Olsen e chi ha il coraggio di dire di no di fronte a una cantante tanto assertiva? E però, a riascoltarla bene, Shut Up Kiss Me ha un fondo di lieve disperazione, una durezza derivante dalla solitudine che è a malapena celata dal ritornello pop e dalla chitarre rockeggianti. Olsen è anche regista del video dove va in giro di notte a fare la scema sui pattini con addosso una parrucca color argento. L’album che contiene Shut Up Kiss me si chiama My Woman ed esce il 2 settembre. (claudio.todesco)

7. Sigur Rós

Route One

Un giro d’Islanda in cinque minuti e mezzo

Questa è strana. In giugno i Sigur Rós hanno mandato in streaming riprese fatte nell’arco di 24 ore sulla Route One, la strada che permette di girare tutto il perimetro dell’Islanda. Come colonna sonora, hanno inserito musica generata in tempo reale da un software basata sulla canzone Óveður. Ora è uscita la versione condensata di quel viaggio, un giro d’Islanda riassunto in cinque minuti e mezzo dall’effetto ipnotico. Dal 12 luglio lo stream integrale è disponibile qui. (claudio.todesco)

8. Giuliano Palma feat. Cris Cab

Bada Bing

Chi è che ha due pollici e non ti ascolta neanche?

È estate, avete presente? Spiaggia, tuffi, cocco, eritemi solari, sabbia nelle mutande — quella roba lì, insomma. Ma al tableau vivant (e anche un po’ suant) di luglio non può mancare il singolone tormentone di prammatica, e qui ancora una volta Giuliano “The King” Palma si prende una rivincita su quando cantava in un gruppo fichissimo (Casino Royale) che non si filava nessuno: ora coverizza tutto in salsa jamaicana e riempe le piazze. Qua in realtà non coverizza nemmeno, “estende” e condivide sul suo disco testé uscito il brano di Cris Cab, novello eroe newyorkese del white reggae, e insieme fanno centro. D’altra parte rime come «nella testa c’è Hotline Bling / qualcuno chiama e mi dice King» non sono roba di tutti i giorni, anche se avremmo preferito citasse Alioscia piuttosto che Drake. (Francesco Eandi)

Bonus track: Elevator Operator di Courtney Barnett. La canzone non è nuova, anzi, il video è fresco fresco. C’è un ragazzo, nella canzone Oliver Paul, 20 anni, che ama prendere l’ascensore di uno di quei bei grattacieli di Melbourne e godersi il panorama da lassù. Un giorno, al posto di stare di fonte al computer, scappa dal posto di lavoro, regala la cravatta a un homeless e prende l’ascensore del Nicholas Building. La donna che è con lui, borsa di pelle di serpente ed espressione al botulino, pensa che il ragazzo, essendo stranetto, voglia buttarsi di sotto. E mentre Barnett mette in piedi un rockettino quasi stonesiano, il ragazzo spiega al signora che va lassù perché da quel punto di osservazione tutto sembra relativo, e meraviglioso.

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