Cronache di vita nella DDR

I bambini di Golzow

Giada Farrah Fowler
I BAMBINI DI GOLZOW

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Incontriamo per la prima volta i bambini di Golzow alla scuola elementare di Karl Marx Straße, costruita l’anno prima, lì dove la guerra aveva distrutto 9 case su 10.
Sull’ingresso il motto di benvenuto: “Imparare è una gioia”. Comincia il lavoro serio e disciplinato della scuola, e si inizia dalla prima lettera dell’alfabeto; ne seguiranno altre 25, la prima parola, la prima frase, i primi numeri. Eseguiranno i loro compiti, rispettando il programma, e ben presto diventeranno cittadini della Repubblica Democratica Tedesca.

Nel terzo film hanno già undici anni, un’età felice e spensierata in cui la scuola è il motore che fa scaturire in loro spunti di riflessione e domande profonde sulla vita. Fino alla quarta classe si studiano il tedesco e la matematica e ci sono ore dedicate a lavori manuali, giardinaggio, disegno, musica e sport. Dalla quinta si iniziano a conoscere la geografia locale, il russo, la storia.

É il 1966 ed i bambini, rincasando, vedono in tv immagini di guerra e devastazione: si combatte in Vietnam. A scuola ci si interroga su ciò che l’uomo è in grado di fare:

“può usare il fuoco per lavorare, cucinare e saldare, può costruire un razzo come lo Sputnik, andare su Marte, scavare il terreno ed estrarre risorse come metallo, oro, argento. Può fare fotografie dei posti che non può raggiungere, parlare a distanza di migliaia di chilometri, andare sott’acqua, costruire alti palazzi. Volare. Nuotare. Può anche costruire bombe, e questo è terribile”.

Soltanto con gli anni capiranno la grandezza e la bassezza dell’uomo e conosceranno meglio le circostanze che lo formano.
Li vediamo alle prese con il Kinder Hymne, poesia di Bertolt Brecht scritta nel 1950 e messa in musica da Hanns Eisler nello stesso anno, che tornerà spesso nel documentario a fare da colonna sonora e da inno generazionale.

Non risparmiate né grazia, né fatica,
né entusiasmo, né intelletto
affinché fiorisca una buona Germania
come ogni altro buon paese.
Perché i popoli, dinanzi a noi
non impallidiscano come dinanzi a un predone,
ma ci tendano invece le mani,
a noi come agli altri popoli.
Né al di sopra, né al di sotto
degli altri popoli vogliamo stare,
dall’Oceano fino alle Alpi,
dall’Oder fino al Reno.
Per migliorare questo paese,
amiamolo e proteggiamolo,
possa sembrare a noi il più caro
così come agli altri popoli il loro.

L’innata curiosità umana è la motivazione che li spinge ad apprendere ed i loro dubbi spesso sono difficili da sciogliere anche per gli adulti:

Vorrei sapere come si sono sviluppati i primi animali e i primi uomini, perché c’è chi ha la pelle di un altro colore, perché gli Stati Uniti fanno la guerra al Vietnam. Come riusciamo a vedere qualcosa sullo schermo della tv? Come fa a nevicare? Come si lancia un razzo sulla luna? Perché i dinosauri sono estinti? L’uomo va preso per la gola? Perché bisogna sposarsi? Perché il fiammifero brucia? Perché fanno la guerra, perché non può esserci la pace?

Arriva presto l’adolescenza. É il 20 aprile 1969 ed i ragazzi si preparano alla
Jugendweihe, il giuramento della gioventù, una cresima laica, un rito di passaggio.
Creata dai socialisti nel XIX secolo in alternativa alla confermazione cristiana, ripresa dai nazisti come giuramento al Führer e reintrodotta dalla DDR nel 1954 come iniziazione al mondo adulto, a coronamento dell’ingresso dei giovani nella vita sociale, la cerimonia culmina nel giuramento:

Cari giovani amici!
Se siete pronti a lavorare e a lottare per una felice esistenza dell’intero popolo tedesco, da figli e figlie leali del nostro Stato degli operai e dei contadini, rispondetemi: Sì, lo promettiamo!
Se siete pronti ad impegnare assieme a noi la vostra intera forza per la grande e
nobile causa del socialismo, rispondetemi: Sì, lo promettiamo!
Se siete pronti ad adoperarvi per l’amicizia dei popoli e a garantire e difendere la pace con il popolo sovietico e con tutti gli uomini del mondo amanti della pace, rispondetemi: Sì, lo promettiamo!
Abbiamo raccolto il vostro giuramento, voi vi siete posti un alto e nobile traguardo. Vi siete inseriti nella schiera dei milioni di uomini che lavorano e lottano per la pace e per il socialismo.
Noi vi accogliamo solennemente nella comunità di tutti i lavoratori della nostra Repubblica Democratica Tedesca e vi promettiamo appoggio, protezione e aiuto.
Avanti — con le forze congiunte!

La giornata è stata preceduta dalla visita alla raffineria di Schwedt, utile per
l’orientamento al lavoro; poi sono stati a Weimar ed hanno visitato il campo di concentramento di Sachsenhausen.
Dal nono anno di scuola in poi gli insegnanti daranno del “lei” agli allievi, ma solo i più promettenti tra loro proseguiranno gli studi, molti abbandoneranno in ottava classe, cominciando a lavorare e a guadagnare presto.

A 16 anni assistiamo agli esami finali ed alla consegna dei diplomi. Non ci sono tutti: alcuni sono bocciati, altri si preparano per l’ammissione al liceo, altri hanno lasciato la scuola quando i genitori lo hanno richiesto. Non rivedremo Jutta Pohl, che diventerà giardiniera specializzata, né Christian Struwe, futuro meccanico di mezzi agricoli: riesce in tutto, basta dargli tempo, il suo giudizio è sufficiente; molto buono il giudizio finale di Regina Berndt: le sue ambizioni indisponevano i compagni, voleva diventare criminologa, poi ha scelto di fare l’assicuratrice; abbandoneremo oggi anche Klaus Wenzel: diventerà un elettromeccanico, il resto si vedrà.

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Giada Farrah Fowler
I BAMBINI DI GOLZOW

Opinion leader, socia Aci, trascrittrice braille, testimone oculare, insegnante di cockney. Un'infanzia tormentata e un'adolescenza anche più dolorosa.