Migliorare il mondo con il design è una missione di vita

Ognuno di noi può fare qualcosa per aggiungere una goccia nel vasto oceano di questo mondo e spingerlo verso una direzione migliore — io ho deciso di farlo con il design

Davide Giovanni Steccanella
I Diari del Digitale
5 min readDec 24, 2017

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Il mondo è un complesso ecosistema di interazioni tra individui, gruppi e ambiente — nell’arco di una giornata succede di tutto in ogni parte del globo, nulla si ferma e nulla torna indietro. Nessun istante è come prima.

All’interno di questo moto perpetuo e corale le persone interagiscono tra loro e con prodotti in una rete che s’infittisce a mano a mano che ci si avvicina a osservarla.

Gli oggetti, le «cose» e gli ambienti nelle quali si trovano diventano parte fondamentale dell’esperienza umana e delle vite delle persone: un oggetto, progettato da un team e prodotto in una fabbrica, arriva in una casa e si inserisce nelle vite e può arrivare ad acquisire valori sentimentali impensabili.

Un banale accendino comprato in un bazar in una località esotica può trasformarsi in un trigger di ricordi ed emozioni potentissimo, passato di mano in mano dopo aver percorso chilometri nascosto nella tasca di una camicia.

E così vale con la tecnologia.

Uno smartphone ci accompagna nei momenti più importanti della vita — conserva gli scatti delle vacanze e delle feste, custodisce i messaggi d’amore mandati in serate di nostalgia, ha permesso le telefonate più profonde, ci ha fatto esplorare città nascoste, è stato appoggiato sui tavoli di mezzo mondo e ha provato il calore delle mani di molte persone che forse abbiamo visto solo una sera per poi mai rivedere più.

Sono lontani i tempi quando il telefono era solo uno strumento appollaiato in un angolo della casa, il computer uno strumento rumoroso e antipatico che ci faceva stancare gli occhi e perdere vista.

La tecnologia e tutti i suoi correlati sono diventati parte viva e pulsante di noi, non più potenti calcolatrici ma veri e propri elementi con cui, interagendo, costruiamo le nostre vite.

Cosa sarebbe successo se non aveste avuto il vostro telefono e non aveste chiesto alla vostra crush di uscire? Se non aveste potuto vedere i vostri genitori mentre eravate a studiare dall’altra parte del mondo? Se non foste stati nel gruppo per organizzare la festa di ben tornato al vostro amico?

Il web, la tecnologia e gli oggetti che vivono su di essa si sono trasformati in veri e propri portatori di emozioni, generatori di esperienze e parte integranti delle nostre storie e relazioni.

Il design assume una valenza elevata, quasi essenziale, proprio pensando a tutto ciò — il designer è colui che progetta tutte quelle realtà che andranno a inserirsi all’interno di vite e processi che esistono, esistevano o potrebbero esistere domani o nel lontano futuro.

È una responsabilità altissima e piena di nobiltà.

Il buon design è il design che dona valore e genera benessere.

Con il design si può arrivare ad avere un effetto su tali realtà potente e capace di dar loro forma e improntarle al meglio — costruire un’interfaccia non significa solo sedersi a pensare alla UX, riempire un canvas, creare figure in Sketch e poi metterle in interazione tra loro.

Costruire un’interfaccia significa progettare una relazione che andrà a intrecciarsi al mondo di relazioni che attualmente esiste in quello che su quel canvas è definito target audience.

Fare buon design è costruire strumenti che funzionano e riescono a inserirsi là dove dovrebbero senza attrito, per inglobare il potenziale esistente e generare con esso cambiamento e crescita.

Un buon prodotto smette di essere oggetto e diventa parte di un sistema e delle persone che ne fanno parte, viene integrato e inglobato — ed è in quel momento che diventa in grado davvero di rafforzare e potenziare la comunità o il gruppo di individui.

Quando sparisce l’attrito e la curva di apprendimento plana, quando si smette di dover impiegare il tempo per capire lo strumento e affrontarlo, allora si dà a esso accesso al proprio mondo e lo si integra nei propri processi mentali e schemi — diventando parte di noi, il prodotto ci fa crescere perchè ci dà di più.

I social network ci permettono di superare lo spazio e il tempo, gli archivi digitali il degradare della memoria, le applicazioni di produrre e creare, usufruire e imparare.

Ma tutto deve funzionare.

E per funzionare deve essere ben progettato.

E i designer progettano bene, perchè creano prodotti funzionali e capaci di empatizzare con chi andrà a usarli a livello estetico e di esperienza.

Il designer non è solo un artigiano ma ha una missione, ha la capacità di trasformare le vite delle persone toccandole con i prodotti che progetta, è capace di entrare nelle case, è capace di aiutare nelle emergenze di un terremoto, è capace di consolare una famiglia afflitta, una persona sola, una comunità persa, è capace di far crescere aziende e creare reti, sostenere scoperte e curare persone.

Tutto grazie al prodotto che progetta, grazie a quel rettangolo dai contorni arrotondati in quell’angolo in basso a destra.

Ognuno di noi è una goccia in questo vasto mare dell’esistenza ma, anche se singola goccia, abbiamo la possibilità di creare cambiamento e avere un impatto su questa realtà.

E io ho deciso di farlo col design.

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