Il mio Cuore di Latte. Matite acquerellabili su carta. AlieNadia. ©Nadia Camandona.

Il mio Cuore di Latte

Nadia Camandona
I, MamManager
Published in
8 min readAug 5, 2015

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Perché sono diventata una consulente alla pari per l’allattamento

Cosa è significato, per me, diventare peer counselor per sostenere, da Mamma a Mamma, il percorso dell’allattamento.

Il mio viaggio di Mamma

7 anni fa l’idea di avere un figlio non mi sfiorava nemmeno. Concentrata sulla mia carriera non intendevo farmi deviare da nulla e, diciamocelo, non ritenevo neanche di avere un grande istinto materno. Non c’era neonato che tra le mie braccia non si divincolasse disperato, non parliamo di rimanere da sola con uno di loro o di mettermi a cambiare pannolini.

Poi l’istinto ha avuto il sopravvento e, mascherato da raziocinio, ha decretato per me che la vera avventura della vita (intesa proprio nel senso di dare la vita) non l’avevo ancora vissuta, per cui era giunto, anagraficamente, il momento (ora o mai più), di lasciarsi letteralmente travolgere da un’esperienza di sola andata.

Questione di esibizionismo

Nella mia totale cecità e disinteresse per il mondo della maternità, a quel tempo, l’allattamento rappresentava un’azione connessa allo sbandieramento di tette in pubblico da parte di mamme che non aspettavano altro che questa scusa per mettere in imbarazzo le sfortunate persone (me compresa) che si trovavano a trascorrere del tempo con loro.

Beata ingenuità

Non ho mai avuto alcun interesse nell’affrontare seriamente l’argomento e, nel momento in cui seppi di essere incinta, pur non pensando al biberon, anch’esso questo sconosciuto, ritenni che alla nascita del bambino tutto avrebbe seguito il corso naturale delle cose e che al momento opportuno avrei saputo cosa fosse necessario fare.

Tra credenze popolari e ostinazione

Alla nascita del mio primo figlio, in seguito a un traumatico e inaspettato cesareo, dopo ore di travaglio, a causa dell’insorgere di un’improvvisa febbre, mi scontrai con la prima credenza popolare: dopo un cesareo non si può allattare. Siccome non sono una che da retta a certe baggianate, se non scientificamente comprovate, mi ostinai ancora di più sulla strada che inconsciamente mi ero prefissata, quella di allattare. Non c’era ragione di fare diversamente. Sennò perché il seno avrebbe dovuto produrre latte?

Esatto, produrre latte, cosa che il mio pareva si ostinasse a non voler fare, nonostante il famelico interesse di quell’esserino ululante tra le mie braccia.

Non che gli aiuti fossero eccelsi, ma neanche fui scoraggiata. All’ospedale mi dissero che se era mia intenzione allattare dovevo semplicemente tenerlo attaccato al seno più che potevo e il latte sarebbe arrivato. Una nuova sfida per me! Come non accoglierla a braccia tese?! Presto, però, mi resi conto che non era come insegnare a una classe di adolescenti svogliati o mandare in stampa un libro o organizzare un evento internazionale.

Macché! Questo esserino non tornava a casa al suono della campanella! Voleva nutrirsi, e del mio latte, 24 ore su 24!

L’importanza di chi ti sta accanto

Tutto quello che hai letto o che ti hanno detto prima del parto, quando hai tra le braccia il primo figlio, spesso diventa una nuvola fumosa nella tua mente e devi ricominciare da capo, perché ti sembrerà di non aver letto abbastanza, che il tuo è un caso a parte per il quale ti dovrai inventare, e in fretta, qualcosa per porvi rimedio.

In genere chi ti sta accanto diventa improvvisamente il tuo oracolo. Sei disposta anche ad ascoltare i consigli di tua madre con la quale hai avuto un’accesa discussione due ore prima del parto. Basta che il bambino la smetta di urlare!!!

Ecco l’importanza di chi ti sta accanto. Non sono i libri che hai letto, i corsi che hai fatto, quello che ti hanno detto amiche e parenti sull’allattamento al seno, ma la persona che hai scelto di avere accanto in questi primi momenti.

Spesso è questa persona che determina il corretto avvio dell’allattamento, anche se esperta non lo è per niente e non ha letto nessun libro al riguardo. Perché in questa fase la teoria conta sicuramente ma se chi ti aiuta a metterla in pratica non ha fiducia in te, è ansioso, separa il tuo benessere da quello del bambino pensando che non possano coesistere nell’unico gesto naturale che è l’allattamento, la tua determinazione rimarrà l’unica risorsa vincente.

Secondo round

Superate brillantemente le difficoltà proprio grazie alla presenza della persona giusta (nella fattispecie mio marito), con la seconda figlia è stato tutto in discesa. Attaccata al seno appena nata, allattata sempre a richiesta, bandite ansie e atteggiamenti irrazionali, siamo arrivati felicemente ai 22 mesi di allattamento e chissà per quanto proseguiremo ancora. Alla nascita di Frida ho capito che potevo essere utile anche alle altre Mamme e ho cominciato a dispensare consigli alle amiche in procinto di partorire o durante l’avvio dell’allattamento.

Ma non sempre le mie indicazioni, le mie parole rassicuranti, la mia esperienza, venivano ascoltate e così non tutti gli allattamenti sono andati a buon fine. Ho cominciato a pensare che forse c’era qualcosa di sbagliato nel mio approccio, non tanto con le Mamme già determinate, ma con quelle più dubbiose e timorose. Forse le Mamme avevano bisogno di qualcosa di più delle semplici informazioni, ma di una solidarietà e una condivisione che solo la parola empatia può spiegare.

L’empatia, questa sconosciuta

Questo termine mi ha sempre affascinata, sin dai tempi degli studi liceali, dove ne sentii parlare in qualche lezione di filosofia. E da questo mio primo atteggiamento nei suoi confronti avrei già dovuto capire quanto ne fossi lontana. Mi attraeva il concetto, mi incuriosiva questa connessione che si veniva a creare tra gli esseri umani. Esatto! La vedevo come un caso di studio perché mi era estranea! Non me ne sono mai preoccupata ma diventando madre e sentendo di voler trasmettere alle altre madri la mia esperienza per essere di aiuto, mi sono resa conto che questa mia incapacità poteva costituire un ostacolo.

Fare un corso per consulente alla pari è stato, certamente, un modo per approfondire le mie conoscenze scientifiche, che peraltro avrei anche potuto procurarmi attraverso buoni libri e ricerche su Internet, ma ha rappresentato per me, soprattutto, un modo per esplorare il mio livello di (in)capacità empatica e porvi rimedio.

Di fronte a una Mamma che ha dei dubbi, a mio parere, non razionali, o che compie delle scelte che non hanno logica, fatico a mettermi nei suoi panni. Non perché io sia una persona particolarmente logica e razionale. Semplicemente se io ho già risolto un problema simile, non riesco a immaginare che qualcun altro non l’abbia potuto fare o che non ne abbia gli strumenti per farlo. Ed è proprio questa la chiave di tutto. Io potrei essere uno di quegli strumenti, per cui devo fare un passo indietro e ricordarmi di com’ero col pupo urlante tra le braccia. Credo non si possa diventare empatiche se non lo si è, ma i ricordi di come siamo state prima di acquisire certe sicurezze, quelli non li possiamo cancellare. E sono loro i nostri principali alleati. Magari non riusciremo a metterci nei panni di un’altra Mamma, ma conoscendo perfettamente i nostri limiti e le nostre paure, potremo immaginare cosa sta vivendo.

Questo è l’atteggiamento con il quale provo ad avvicinarmi alle altre Mamme in questa delicatissima fase. Sono fallibile, sono piena di limiti e difetti, ma di una cosa sono certa: nessuna Mamma che ha allattato o sta allattando può negare il suo aiuto alle altre Mamme.

Il boom del latte artificiale. La disinformazione travestita da informazione.

Quante di noi hanno iniziato la loro vita senza aver conosciuto il conforto del seno materno, senza alcuna ragione, se non per quelle credenze che sono state create, non a caso (datemi pure della complottista!) proprio in quegli anni… “non hai abbastanza latte, il tuo latte non è nutriente, il bimbo non digerisce il tuo latte…”!!! E potrei citarne molte altre, ma lascio a voi il piacere della scoperta. E così le nostre Mamme hanno preso le pastiglie per far andar via il latte (ma se le avevano appena detto che non ne producevano abbastanza!), hanno cominciato a nutrirci di polverine sciolte nell’acqua, certe di dare il meglio ai loro bambini, meglio di ciò che la Natura in centinaia di milioni di anni aveva progettato e perfezionato per noi. Loro che, quando ci vedono in difficoltà, allungano verso di noi il miracoloso biberon. Non perché non ci vogliono aiutare, anzi! È perché è ciò che sanno, ciò che hanno vissuto e che hanno creduto di fare, a suo tempo, per il nostro meglio.

Per questi motivi ho voluto diventare una consulente alla pari. Ho capito che portare semplicemente la mia esperienza era un dialogo impari. Come dispensare consigli da neo mamma quando c’è tutta l’esperienza di una vita di altre Mamme a parlare? Ma le cose sono cambiate. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dedicato a questo tema tanti studi e ci permette di approcciarci a questo delicato momento con tutte le competenze scientifiche necessarie. Non si tratta di accantonare il vissuto di molte delle nostre Mamme o di sottovalutare i consigli di medici e pediatri, soltanto di avere l’opportunità straordinaria, ora come non era mai accaduto prima, di poterci documentare autonomamente e di sfatare, così, miti e credenze popolari.

Sbagliando, volendo, s’impara

E quando la nostra Mamma ci dice: “avessi saputo tutte queste cose quando sei nata, altroché latte artificiale ti avrei dato!” allora capiamo che non stiamo lottando contro i mulini a vento ma che siamo sulla strada giusta e che per imparare ci sono sempre occasioni, anche sbagliando, come dice un vecchio adagio.

Naturale non vuol dire facile

Non sempre le informazioni che reperiamo in rete o sui libri sono sufficienti, non tanto dal punto di vista della ricchezza e dell’approfondimento, quanto dal punto di vista relazionale. Un’ostetrica ti dice magari le stesse cose ma non è come leggerle: è viverle attraverso i suoi occhi e avere occasione di dialogare, di esporre i propri dubbi, di risolvere quello che è il nostro vissuto di allattamento prima di cercare di risolvere quello delle altre Mamme. Tutte le Mamme dovrebbero avere occasione di fare un corso come quello che ho appena fatto io, non ad allattamento avviato, bensì già durante la gravidanza. Alcuni corsi pre parto prevedono momenti dedicati all’informazione sull’allattamento al seno, e questo è già un ottimo inizio, tuttavia si trascurano spesso le difficoltà che possono insorgere, facilmente superabili, se si impara a riconoscerle e gestirle. Cosa che non viene quasi mai insegnata. L’allattamento rimane un gesto apparentemente semplice e naturale, tanto che al primo problema il dubbio che viene in mente è: “evidentemente io non ho i requisiti adatti per allattare”. E via col biberon!

Tutte possiamo diventare consulenti alla pari

Il mio invito è proprio quello di frequentare questi corsi, se non ce ne sono nella vostra città potete richiederli alle ostetriche del consultorio, e poi formare dei gruppi di aiuto o rendervi disponibili per consulenze singole.

Potete trovare le ostetriche di tutta Italia sul sito della Federazione Nazionale Collegi Ostetriche.

L’elenco di tutte le Consulenti Professionali in Allattamento si trova sul sito dell’IBCLC oppure sul sito dell’AICPAM (Associazione Italiana Consulenti per l’Allattamento Materno).

Informazioni complete e dettagliate sull’allattamento e le iniziative al riguardo le trovate sui siti della Leche League International e della Leche League Italia.

Se desiderate, invece, seguire un corso on line, completamente gratuito, con il quale potrete conseguire la qualifica di Supporter alla Pari, lo trovate sul sito mammole.it

La Peer Counselor non è un’ostetrica, non è una consulente professionale, ma è una Mamma che condivide, a titolo completamente gratuito, la sua esperienza con le altre Mamme e la sua presenza è indispensabile, non sottovalutatela! Perché è più immediato comunicare con una Mamma che troviamo al parco o all’uscita della scuola o a una festa di compleanno. La Peer Counselor è il ponte tra la Mamma e l’ostetrica perché laddove la sua esperienza e conoscenza non può arrivare può guidare le altre Mamme verso le consulenze professionali adeguate.

Non lasciamo sola alcuna Mamma con i suoi dubbi e le sue difficoltà.

E se, pur avendo tutte le informazioni, prenderà un’altra strada, andrà benissimo lo stesso, e la sua scelta e le sue ragioni andranno rispettate.

Per fortuna essere Madre non è solo questo!

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Nadia Camandona
I, MamManager

A MamManager in London, between brushes and cookers, happily in (de) growth. Una MamManager a Londra, tra pennelli e fornelli, in felice (de)crescita.