Quando la cecità si maschera da democrazia
All’indomani del referendum sloveno un paio di considerazioni sullo stato dei diritti civili in Europa e sugli strumenti per ottenerli, sono quasi un obbligo
Da ieri sto pensando a quanto è successo in Slovenia. Usando le parole di Repubblica:
Gli sloveni erano chiamati a decidere se mantenere o annullare la legge approvata a marzo scorso dal Parlamento, che equipara i diritti delle coppie gay a quelli delle coppie eterosessuali, permettendo loro anche il matrimonio e l’adozione dei bambini
Non riesco a smettere di pensare che la scelta di indire un referendum sia quanto di più sconveniente si possa fare in materia di Diritti Umani, perché è di diritti umani che si parla. Sembra quasi che si sia voluta mascherare da scelta democratica una presa di posizione quanto meno arretrata che di democratico non ha nulla.
Vorrei capire come una maggioranza possa decidere di un diritto che una persona dovrebbe avere naturalmente in un paese civile. Vorrei capire che diritto ha questa maggioranza di decidere dei diritti civili di chi da questa stessa maggioranza non è rappresentato.
La democrazia è il potere dato al popolo, non alla maggioranza di esso. Sarebbe democratico se in Italia i cittadini con gli occhi marroni potessero decidere dei diritti di coloro che hanno gli occhi blu, o magari verdi? Esistono temi che il popolo non può affrontare direttamente, esistono decisioni che soltanto un governo illuminato (scelto dal popolo) può prendere. Sono decisioni coraggiose che nel 2015 non si possono procrastinare.
Lo strumento del referendum, se applicato al delicato tema dei diritti umani, ha il sapore della scelta tra Barabba e Gesù, la posizione di chi, pur di non affrontare la scelta, decide di demandarla al popolo. Se sia questo ciò che è accaduto in Slovenia non lo so, così come non so se e come abbiano fatto informazione (o disinformazione) le varie forze politiche prese in causa. Sta di fatto che esiste un’Europa dove la parola libertà ha un sapore ancor troppo ancien régime.
