Top 5: le mie cinque cover preferite

Una breve, personalissima e per nulla esaustiva classifica delle cinque cover, più o meno famose, che mi sono rimaste in mente negli anni

Andrea Wierer
I miei #2Cent
3 min readAug 29, 2016

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Andiamo dritti al sodo: quante volte abbiamo ci siamo sorpresi venendo a sapere che una canzone che amavamo era una cover o magari scoprendo che la cover fatta da un certo artista è molto meglio dell’originale?

A me è successo spesso. Proprio ieri mattina stavo ascoltando musica mentre i miei figli giocavano e io pulivo — tentavo di pulire — casa. Ad un certo punto sento una canzone e penso: “ma che bel pezzo, perché non ne hanno fatto un singolo?”. Non vi dico la sorpresa nel constatare che il brano in questione risaliva ai primi anni novanta mentre la cover è del 2013.

Detto fatto, pubblico un post su facebook che in poche ore ottiene oltre 50 commenti. I contributi sono incredibili e ne escono chicche degne di nota. La TOP5 che segue non prende spunto dalla bellissima discussione di ieri: è una personalissima lista di quelle che secondo me sono cinque rivisitazioni estremamente riuscite di pezzi di altri artisti, principalmente in ambito rock e metal.

Word Up, Korn
La mia TOP5 parte dagli americani Korn; il brano è Word Up ed è stato riproposto dalla band di nel 2004 come singolo tratto dall’album Greatest Hits, Vol. 1. La versione originale risale al 1986 all’interno dell’omonimo album della band newyorkese Cameo. Altre interessanti versioni sono quella di Melanie C (ex Spice Girl) e dei Gun come Francesco mi ha ricordato ieri proprio su Facebook!

I’m so lonesome I could cry, Volbeat
I danesi Volbeat non sono nuovi alle cover di ispirazione rock’n’roll: vi ricordate I only wanna be with you di Dusty Spingfield? I’m so lonesome I could cry è un brano di Hank Williams del 1949 che la band di Michael Poulsen ha riproposto all’interno di Guitar Gangster & Cadillac Blood del 2008.

Heaven on their minds, Steve Sylvester
In questo caso giochiamo in casa con l’icona italiana Steve Sylvester (Stefano Silvestri, Pesaro 1960) che ci propone nel 1999 questa chicca di Andrew Lloyd Webber conosciuta ai più per essere il brano cantato da Giuda all’inizio di Jesus Christ Superstar (1972). Le versione di Sylvester, noto per essere il frontman dei Death SS è presente nel secondo (se non ricordo male) album solista Mad Messiah.

Crucified, Ghost
Questa è forse una delle cover meglio riuscite di sempre. Spesso il segreto per riproporre una bella cover è riproporre un pezzo che non ha nulla, o poco, a che fare con il proprio genere musicale. Quello dei Ghost B.C. è un esempio di quanto pregievole possa essere il risultato. Gli Army of Lovers pubblicarono Crucified nel 1991 con l’album Massive Luxury Overdose; la band svedese ripropone il pezzo con l’EP If I Have a Ghost nel 2013 insieme ad altre cover (la stessa If I have a ghost è un brano di Roky Erickson) di ABBA e Depeche Mode.

Terpentine, Pro Pain
I newyorkesi ripropongono la leggendaria cover dei Böhse Onkelz dall’uscita di Run for Cover (2003) come tributo alla storica band tedesca. Ogni altro commento è superfluo…

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Andrea Wierer
I miei #2Cent

Papà, expat in Svezia, social media strategist freelance e barefoot runner! Non necessariamente in quest’ordine www.andreawierer.com