Breve storia delle mie ciabatte

Barbara Cantino
I Nuovi Giunti
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4 min readApr 15, 2020

In mezzo a grandi lotte per la salute, per sconfiggere questo mostro invisibile, per sentire vicini i propri cari, per lavorare nonostante tutto, nel nostro micro alloggio si è svolta la battaglia finale tra Mirco e le pantofole.

A febbraio avevano dato qualche segno di cedimento e, durante la nostra spesa settimanale, avevamo dato un’occhiata veloce prima allo scaffale De Fonseca del supermercato e poi a quello di Scarpe&Scarpe.

Lui è un ragazzo di poche pretese: gli basta avere qualcosa ai piedi di leggero e morbido per camminare principalmente dal divano al bagno e dal bagno al letto. Io, al contrario, sento ancora la voce di mia mamma che mi ripete: «Le ciabatte non devono essere belle ma devono supportare la schiena nel modo giusto».

Le ciabatte che non ho mai avuto

Ed eccomi quindi catapultata nel 2005 quando piangevo di fronte a delle ciabatte bellissime di Winnie The Pooh. Colorate, morbide come un peluche, con il mio compagno orsetto che mi accompagnava sin dalla nascita e che era riprodotto sul mio lampadario, sulle mie coperte, sulle mie mutande. Visto che ero la cliente numero uno del merchandising del Bosco dei Cento Acri, non capivo perché dovessi rinunciare a delle bellissime ciabatte ed essere sottoposta alla tortura di comprare delle pantofole ergonomiche, traspiranti, resistenti e soprattutto con un plantare che si rispetti.

Se devo essere sincera, raggiunta la maggiore età e ottenuta una carta di credito, una delle prime spese che ho fatto è stata quella di catapultarmi a scegliere le mie ciabatte De Fonseca. Non erano di Winnie the Pooh ma erano carine e di tutto rispetto. Una volta indossate per qualche giorno, ho dovuto dare ragione a mia mamma: erano scomode e le perdevo per le scale. Adesso io non so se effettivamente mia madre avesse ragione o se il mio piede fosse semplicemente abituato al top di gamma delle scarpe da casa. E, per ultimo, vorrei aggiungere che a Natale 2019, nonostante i miei ventiquattro anni, mia madre mi ha regalato un nuovo paio di ciabatte: resistenti come un carro armato, comodissime, bruttissime ma del mio colore preferito. Le ho cercate su Internet e il loro nome è abbastanza esemplificativo: zoccoli sanitari professionali ultraleggeri.

Le mie sono quelle lilla, sul colore potremmo discutere, ma per la schiena sono il top

Tornando a Mirco e alla sua battaglia finale, devo dire che ha perso, ma con dignità. Le sue ciabatte blu, piatte e senza struttura, avevano infatti iniziato ad aprirsi da tutti i lati e a perdere imbottitura. Al supermercato non si possono comprare, su Amazon sembrano un bene introvabile o trovabile ma con consegna stimata entro giugno o triplicate di prezzo (settanta euro di ciabatte con stampato sopra Bart Simpson: è uno scherzo?).

Quindi la soluzione sensata per il cervello del mio compagno è stata solo una: provare ad aggiustarle.

Armato di colla bicomponente che potrebbe attaccare anche un arto, di pinzatrice e di altro materiale non ben precisato trovato in uno scatolone del sottotetto, ha creato una nuova imbottitura, l’ha pinzata e ha incollato la suola. Esteticamente sembravano essere uscite dallo stomaco di un troll, funzionalmente potevano assolvere il loro compito.

Sono durate una settimana. La battaglia è giunta al termine: 1 a 0 per le ciabatte. Compagne di vita in queste giornate in casa, rianimate fino all’ultimo secondo, sono state sepolte nel cestino di casa.

In un mondo che si divide in beni di prima necessità e di seconda necessità, ora ci chiediamo dove possono essere inserite le pantofole.

Forse semplicemente non siamo abituati a non poter comprare o trovare quello che ci serve, anche solo delle banalissime ciabatte, e forse alla fine è giusto così.
Poi vado al supermercato, dopo un’ora in coda per entrare, con gli scaffali svuotati come se ci fosse un’apocalisse in atto in cui le armi vincenti sono lievito e farina, e vedo un signore di cinquant’anni con dodici pacchi di farina 0. E io mi chiedo se debba sfamare un’intera nazione con pasta fatta in casa e pane casereccio. Anche se noi abbiamo perso con le ciabatte.

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Barbara Cantino
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Faccio torte, sperimento i lievitati e nel tempo libero scrivo anche due righe.