Io, Mirco e Maya in un’eterna domenica

Barbara Cantino
I Nuovi Giunti
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4 min readMar 30, 2020

Mi sveglio e cerco di girarmi nel letto il più piano e silenziosamente possibile, cosciente che altrimenti un labrador nero di trentacinque chili potrebbe piombare nel letto felice dell’inizio di una nuova giornata insieme. Anche oggi ho fallito: Maya è sul lato destro che scodinzola felice mentre mi lecca la faccia, Mirco, il mio compagno, è sul lato sinistro infastidito dall’ennesimo risveglio brusco — e poco romantico.

Ogni giornata inizia così, tra una curva impazzita di emozioni in cui si alternano felicità, sonnolenza, amore e fastidio.

All’apparenza è un bel quadretto familiare, peccato che sotto si celi la mancanza della sveglia delle 6:30, non c’è più la colazione solitaria e silenziosa o l’uscire di fretta perché si è in ritardo per il lavoro. Viviamo da due settimane in un’eterna domenica, tranne per il fatto che usciamo di casa solamente in tre orari programmati, dettati dalla vescica della nostra coinquilina a quattro zampe. Ogni giorno è una lotta ai peli, comparsi anche nel frigorifero, sulle luci e negli armadi chiusi.
Ogni mattina è una lotta a chi occupa prima il bagno, a chi si conquista la televisione, a chi tocca lavare i pavimenti.
Il nostro scenario è un alloggio di quaranta metri quadri vivibili, che in giorni di sole aumentano leggermente grazie al piccolo terrazzo. È facile quindi immaginare che la nostra vita al momento è paragonabile a Tetris: un incastro continuo per non pestarci i piedi.

“Ma beata te che sei con il tuo fidanzato”, in molti mi hanno detto. Sì, certo, di base è un gran bel vantaggio ma, come per ogni cosa, c’è il rovescio della medaglia: Mirco mi ha vista avvolta da fanghi che promettono una pelle perfetta in quarantacinque minuti, mi ha vista allenarmi con tutorial americani alla televisione stile casalinga disperata degli anni Ottanta, tutti con titoli estremamente fantasiosi tipo 30-Minute Calorie-Burning Cardio Dance to Get Your Heart Rate Up!, mi ha vista abbuffarmi, depilarmi in pose contorsionistiche perché l’estetista ora è un lontano ricordo.

Insomma, ho perso quell’aura di mistero femminile che mi avvolgeva.

Provateci anche voi!

Tuttavia, per la prima volta in otto mesi da quando ci siamo trasferiti, abbiamo vissuto il nostro piccolo condominio. Abbiamo così scoperto le piccole abitudini di ogni famiglia: quelli del secondo piano a sinistra ogni mattina intorno alle 9:00 sbattono le lenzuola fuori dal balcone e le lasciano prendere aria; quelli del piano terra, invece, sono genitori prossimi all’esaurimento nervoso, secondo le prove tangibili delle urla della madre; la nostra vicina di pianerottolo tiene molto alla privacy, visto che ogni mattina prende un po’ di sole con la tapparella posizionata a separé.

Il rapporto più bello, però, si è instaurato con la signora del secondo piano di destra.

Rimasta vedova, ha un figlio di circa quarant’anni con due bambine. Come tutti, al momento è lontana dai suoi cari. Un giorno mi ha chiesto se volessi bere un caffè sul terrazzo. Lei si è preparata il suo, io il mio e ci siamo date appuntamento. È nata così una piccola tradizione tutta nostra: lei mi racconta della sua famiglia, io della mia, ci scambiamo consigli culinari, previsioni in base al ciclo lunare e consigli sulle rispettive piante.

È nata anche una nuova disciplina olimpica: il lancio di cibo da terrazzo a terrazzo.

Alcune volte, infatti, ci tiene a condividere con me ingredienti accuratamente scelti per i miei dolci, tipo i limoni calabresi doc bio di suo cugino di primo grado. Altre volte, invece, mi lascia sul pianerottolo davanti alla porta un piatto da lei preparato, avvisandomi poi su WhatsApp. L’altro giorno è stato il turno di due ciambelline dolci ancora fumanti all’ora di merenda, preparate con il lievito madre appena rinfrescato. Questa signora, che prima di questo mese avevo visto di sfuggita qualche volta per le scale scambiandoci solo un saluto frettoloso, è diventata la mia mamma condominiale di quarantena, e il nostro appuntamento sul terrazzo ormai è fisso.

Tra momenti surreali, vicinanze inaspettate e incastri in casa sempre più perfezionati, le settimane stanno passando senza nemmeno più capire in che giorno sto effettivamente vivendo. È lunedì o mercoledì? Ma in fondo importa qualcosa? C’è però una cosa positiva in tutto questo: io e Mirco, nella nostra complementarità, funzioniamo bene. Potevamo accoltellarci dopo due giorni per la mancanza di spazio, privacy e cose da fare, e invece sta filando tutto liscio. Abbiamo pulito ogni piastrella della casa, ogni tubo di scarico dei lavandini, ogni mattonella del terrazzo. Abbiamo imparato a concederci risvegli lenti e piccoli momenti di vita quotidiana condivisa.

Abbiamo capito che in questi casi la pazienza è la virtù sovrana.

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Barbara Cantino
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Faccio torte, sperimento i lievitati e nel tempo libero scrivo anche due righe.