Della quarantena e degli sfigati che compiono gli anni

Roberta Sapere
I Nuovi Giunti
Published in
4 min readMay 13, 2020

Ad inizio aprile l’unico zio che ho compie gli anni. Quest’anno sono 50 anni. Gran traguardo.
In quarantena poi vale doppio, no?

Hai detto niente…

Sono cresciuta distante mille chilometri da lui — asse Salerno-Torino— così, da quando mi sono trasferita nella sua stessa città, che sta diventando anche un po’ la mia, abbiamo imparato a conoscerci e ad andare d’accordo. Lui ha iniziato a sopportare le mie crisi esistenziali da ventenne e la testardaggine che ho preso da sua madre, e io a pazientare per i suoi modi nordici di vivere e la stessa testardaggine che lo contraddistingue.

Insomma il mio unico zio compie i suoi unici cinquant’anni, è la prima volta che viviamo nella stessa città, a poche decine di km di distanza, ed è in corso una pandemia. Credo che un premio miglior “C’avete provato” ce lo meritiamo comunque.

Ovviamente siamo in quarantena: non abbiamo potuto vederci né festeggiare. Tuttavia, la cosa che stranamente mi ha colpito e intristito di più è stato il rendersi conto dell’impossibilità di acquistare delle candeline di compleanno in qualsiasi supermercato e altro rivenditore aperto.

Comunque sia, non sono solita perdermi d’animo, soprattutto (anzi quasi esclusivamente) quando si tratta di una persona a me cara e se Maometto non va alla montagna… Siccome lui e la sua compagna non hanno mai smesso di lavorare durante questo lockdown, il dolce per mio zio l’ho fatto io e, come in una delle migliori operazioni segrete, l’ho recapitato sul posto di lavoro di Cristina, la sua compagna, certa che avrebbe contribuito alla riuscita della sorpresa. A muffin sfornati, però, mi ha attanagliato la questione “candeline”. Proprio non riuscivo a capacitarmi di doverne fare a meno. Quello stesso giorno sono uscita per fare la spesa (sì, alla fine la mia dispensa andava rimpinguata) e all’Esselunga, nella corsia delle vettovaglie per feste e simili, incrocio un dipendente: ad un metro di distanza gli chiedo delle candeline, quasi certa della risposta negativa. Infatti, scuotendo le spalle, mi risponde che non sono acquistabili. Io di rimando lo guardo triste e delusa, aggiungendo: “Che sfigati quelli che compiono gli anni durante la quarantena”.

Tornando a casa, mi scatta un moto di rivalsa e mi dico che, se già le limitazioni sono tante e l’umore è pessimo, non è ammissibile che si rinunci pure alla pura ed effimera gioia di soffiare sulle candeline ed esprimere quel famoso desiderio, sperando che si avveri. Ce ne sarebbe proprio bisogno adesso. Rientro a casa, poso la spesa, la mia dispensa torna a riempirsi.

Nel mentre metto a soqquadro la camera alla ricerca delle mie vecchie candeline dell’ultimo compleanno, festeggiato a Torino. Ecco io sono una di quelle persone che le candeline da tradizione le conserva, perché buttarle porta male e, in aggiunta, o ci spargo sopra il sale o le spezzo — così vuole credenza popolare e io eseguo. Le candeline per me sono un simbolo imprescindibile del compleanno, irrinunciabile.
Due anni fa mi sono trasferita da Roma a Torino tre giorni esatti prima del mio compleanno e, nel caos più totale, nessuno ha pensato al fatto che stavo per compiere gli anni. Tranne mio zio, il già citato. Mi ha portato fuori a cena per festeggiare e poi mi ha detto: “Andiamo in centro, aspettiamo Cristina che smonta dal turno di notte e ci prendiamo una fetta di torta”. Io sono stata assalita dallo stesso pensiero: non può esserci torta senza candeline.

Per puro caso, la cameriera a cui chiesi se potesse controllare di averne qualcuna mi disse di sì e me ne lasciò una, di grandezza standard, a righe bianche e verdi. A quel punto io ero la festeggiata più felice del mondo, tanto che della torta nemmeno più mi importava mentre stringevo tra le mani quella piccola candelina e camminavo per le strade di una città a me sconosciuta insieme al mio nordico salvatore. Quella sera spensi quell’unica candelina dei miei ventitré anni sotto la Mole, davanti al cinema Massimo, prima che scoccasse la mezzanotte.

Non potevo non far avere a mio zio le sue candeline da spegnere. Così ho spezzato cinque delle mie dello scorso compleanno, le ho infilzate sui muffin e chiuso il tutto in un pacchetto senza dire nulla a nessuno. Anche se per lo Stato le candeline non saranno un bene primario, per me sono necessarie. Chi stabilisce cosa sia necessario e cosa no? E perché volete negare a mio zio la possibilità di esprimere quel desiderio soffiando sulle candeline il giorno dei suoi cinquant’anni, che già solo per il contesto ricorderemo per sempre?

Un filosofo, vissuto in pieno Illuminismo, disse che nel buio della notte le cose vere scompaiono e i punti di luce, le stelle seppur non fanno giorno, emergendo dallo spessore delle tenebre, diventano unico punto di riferimento su cui costruire la nuova rotta. Come i marinai di notte in cerca di stelle anche noi brancoliamo in cerca di piccoli punti di luce come il fragile lume di una candela o, per essere più precisi, di una candelina di seconda mano.

I compleanni durante il lockdown

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Roberta Sapere
I Nuovi Giunti

Studio per raccontare delle belle storie. Mi piace fare domande, bere caffè e quando torno a casa ho appuntamento fisso con il mare. Quando non parlo scrivo.