Ho conosciuto mia nipote su WhatsApp

Barbara Cantino
I Nuovi Giunti
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4 min readApr 9, 2020

Il 6 marzo 2020 sono diventata zia per la seconda volta.

Mentre mia sorella pativa il dolore più bello della sua vita, io stavo raggiungendo la casa in montagna con il mio compagno, pronti per un weekend all’insegna della neve. Messa così, sembrerei quasi una zia menefreghista e una pessima sorella, peccato che la realtà sia piena di piccole sfumature.

Da una settimana circa gli ospedali stavano iniziando ad avere protocolli più rigidi sulle visite e qualche cartello appeso qua e là di informazione sull’importanza di lavarsi le mani. Niente allarmismi o scenari apocalittici ancora, ma niente più visite.

La seconda gravidanza di mia sorella è filata liscia fino agli ultimi due mesi, poi c’è stato qualche intoppo. Nulla di estremamente grave, però hanno dovuto ricoverarla in via preventiva qualche settimana prima del dovuto. Non sapevo ancora esattamente quando sarei diventata zia, anche se era solo una questione di giorni. All’inizio mio cognato poteva entrare, poi poteva stare solo qualche ora e alla fine poteva passarle la roba pulita solamente attraverso un sacchetto ceduto alle mani di un’infermiera. La situazione stava iniziando a degenerare velocemente anche a Torino, sotto i nostri occhi.

Tra videochiamate WhatsApp per tenere compagnia a mia sorella, rimasta sola in un momento molto delicato senza nemmeno l’appoggio del marito, cercavo come una disperata informazioni sul parto, prospettiva ancora molto lontana da me. Mi ritrovavo quindi su Google scrivendo frasi come “Quanto tempo si partorisce dopo la perdita del tappo?”, “Quanto ci vuole per il parto indotto?”, “Pericoli del parto indotto?”. Insomma, cercavo conferme a quelle informazioni buttate en passant da mia sorella. Perché alla fine la realtà la sapeva solo il marito, le informazioni più accurate mia madre, e io, nel mio ruolo di piccola di casa che fatica ad essere vista come un’adulta, avevo il solo compito di allietare le ore in ospedale di mia sorella, senza nulla da fare e senza nessuno con cui parlare.

Era martedì quando mia sorella è stata ricoverata, era venerdì quando mia sorella ha partorito.

Ero al telefono con mia madre e le stavo dicendo del mio quasi arrivo in montagna, quando all’unisono i nostri cellulari hanno suonato. Mia madre urlò: “Mi sa che è nata!”, e io non riuscii nemmeno a risponderle. Presa dalla foga del momento, le attaccai il telefono in faccia per guardare Matilde, il nostro nuovo fiocco rosa.

Ecco, non era esattamente quello che mi immaginavo.

Quando è nata la prima nipote, le foto che ho visto la ritraevano di un colorito roseo, pulita nella sua tutina e tra le braccia della mamma. Per la mia seconda nipote, invece, hanno deciso di condividere il primo minuto della sua nascita: una bambina viola, ricoperta di secrezioni, urlante tra le braccia della mamma. Devo ammettere che è stato uno shock.

Ma quindi i bambini non nascono perfetti e puliti come nei film?

Matilde ha un naso a patata, decisamente non di mia sorella, è nata piccolina e in un orario perfetto: alle 18:18.
È passato un mese e di mia nipote non conosco altro. Non sono riuscita a capire il suo peso tra le mie braccia e non riconoscerei il suo pianto.
È passato un mese e lei ha già aperto gli occhi, ha conosciuto sua sorella, il sapore del latte e una casa nuova.
È passato un mese e ne passerà almeno ancora un altro, ad essere ottimisti.

Io e mia sorella ci sentiamo quasi tutti i giorni e almeno una volta a settimana ci videochiamiamo. Matilde dorme quasi sempre, sua sorella invece è molto attiva. Ora ha imparato a dire “Wow” quando le piace qualcosa, e mi ero persa anche questo finché non è rimasta stupita dal mio fiocco tra i capelli durante una chiamata di routine.

Quindi grazie tecnologia per farmi sentire una zia migliore, nonostante non possa essere presente. Grazie WhatsApp per avermi fatto conoscere mia nipote.

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Barbara Cantino
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Faccio torte, sperimento i lievitati e nel tempo libero scrivo anche due righe.