Rupofobia, la paura dello sporco
Quando lavorava tutti i giorni in ufficio mia mamma aveva affidato la casa a due domestiche: Linda si occupava dell’entrata, della cucina, della camera degli ospiti e del bagno più piccolo mentre Giulia si occupava delle quattro camere da letto, dei due bagni grandi e dei balconi. Insieme due volte a settimana smontavano il salotto e lo pulivano da capo a piedi.
Da qualche anno però la situazione è peggiorata decisamente. Mia mamma ha iniziato a svegliarsi prestissimo per pulire la casa prima di Linda e Giulia che poi durante il giorno avrebbero svolto le loro normali mansioni. In aggiunta ha iniziato a chiedere loro di lucidare l’argenteria di mia nonna per intere giornate, in più i mobili antichi acquistati da mio nonno durante i suoi viaggi hanno iniziato ad accusare i primi colpi. La casa veniva smontata e rimontata ogni giorno, i mobili venivano spostati da una parte all’altra, le poltrone un giorno erano vicino alle finestre e un’ora dopo davanti alla libreria. I tappeti persiani che addobbano i pavimenti di ogni stanza venivano girati e rigirati nella speranza di eliminare gli ultimi acari depositati.
La situazione era difficile da sostenere: Linda decise di occuparsi esclusivamente della spesa e della preparazione dei pasti.
Ma, nonostante nessuno di noi pensasse fosse possibile, in queste ultime settimane la situazione è peggiorata ulteriormente. Quando usciamo a portare il cane a passeggio, non ci fa prendere l’ascensore perché sporco e pieno di germi e ci obbliga a scendere e salire i dieci piani di scale. Rientrando dobbiamo lasciare le scarpe fuori sul pianerottolo, perché piene di germi, e senza toccare nulla lavarci le mani per un minuto sotto l’acqua.
Il minuto ovviamente viene cronometrato.
Anche il nostro piccolo cane non si salva da queste sventure: alla fine di ogni passeggiata viene sottoposta a un lavaggio intensivo di zampe e muso.
Dato che Linda e Giulia non possono più occuparsi della casa siamo stati nominati io e mio fratello, perché mia sorella lavora e di conseguenza è stata esonerata. Il nostro lavoro però non è da meno, forse anche peggiore.
Usiamo talmente tanti disinfettanti che una mattina, rientrando a casa da una passeggiata, mi sembrava di essere finita in un ospedale. L’odore dell’amuchina mischiato a quello della candeggina e di altri disinfettanti era talmente forte che i miei occhi si sono riempiti di lacrime. Ogni giorno viene stilato un turno di missioni da compiere: pulire lo scaffale delle posate, riordinare e così via.
Non pensavo che mi sarebbe mai mancata la mia vita di prima.
Soprattutto non pensavo che l’ossessione di mia mamma potesse peggiorare ancora di più.