Coda, Miro, Figma e Zoom. Gioie e dolori della nostra agenzia con questi strumenti di lavoro (in remoto)

Donatella Ruggeri
Idib Group
Published in
5 min readMar 16, 2020

Essere un gruppo flessibile e affiatato ci consente di cambiare in corsa e adattarci a tutte le necessità. Così come tutti ci siamo trovati ad affrontare le sfide del Coronavirus e del remote working.

Ecco che nel confrontarci sugli strumenti da usare, ci siamo ritrovati a commentare lati positivi e negativi di ciascuno di essi, che abbiamo condiviso anche sulla nostra pagina Facebook (se volete seguirci, siamo qui).

Disclaimer: nessuno strumento è perfetto, nessuno strumento è ideale sempre e per tutto. Per questo condividiamo gioie e dolori della nostra agenzia di delle prese con gli strumenti di progettazione partecipata che, in questi giorni, si svolge interamente da remoto.

Giorno 1: Coda, ecco come lo usiamo in Idib Group

Foto di Francesco Stagno d’Alcontres

Perché ci piace

Cominciamo col dire che per le nostre esigenze attuali, il piano gratuito è sufficiente. E ci sembra già un bel vantaggio.

Coda.io ci piace perché fornisce un unico spazio per archiviare testi, tabelle ed altri media che riguardano un progetto. Può essere organizzato in cartelle e sezioni e si integra molto bene con Google Drive. Da dentro Drive, infatti, di solito apriamo un file Coda nella cartella del progetto, un file che si chiama inizialmente Brief, retaggio di “vecchie” linee guida interne all’agenzia che abbiamo sempre faticato a seguire, dovendo adattarci con velocità e flessibilità ai tempi e alle esigenze della progettazione e dei clienti.

Come lo usiamo in Idib Group

Su Coda tutti i membri del team assegnato al progetto (in genere un ricercatore, un visual designer e uno UX designer) contribuiscono alla crescita del file, aprendo cartelle, sezioni (così Coda chiama le pagine) e avendo sempre una buona panoramica del progetto e dei suoi progressi con un semplice colpo d’occhio.

Su questo file aggreghiamo informazioni che arrivano dalla ricerca con gli utenti, dal design visivo, dalle analisi tecniche, dalla SEO. Praticamente tutto. Dentro Coda infatti è possibile collegare le pagine tra loro e raggiungerle velocemente per approfondire i vari pezzi di design, con chiarezza e semplicità.

Infine, nelle ultime settimane lo stiamo sperimentando come vero e proprio deliverable, documentazione per il cliente, in sostituzione del vecchio deck in PDF.

I problemi che Coda ha risolto per noi

  • Organizzare vari tipi di contenuti (testi, tabelle, immagini e chi più ne ha più ne metta) in un unico posto
  • Evitare il moltiplicarsi di documenti su Drive che causavano confusione anche all’interno di micro team (due o tre persone)
  • Dover seguire in maniera rigida linee guida sulla creazione e l’uso dei file per raccogliere e documentare il nostro lavoro
  • Collegare i pezzi del puzzle della progettazione attraverso link ipertestuali ed estensioni

Cosa non ci piace di Coda

  • Non è disponibile offline
  • Ha un piccolo problema di usabilità che induce in errore almeno la metà delle volte quando copi e incolli le tabelle da una parte all’altra
  • Non è possibile modificare il layout o la formattazione dei contenuti

Una alternativa a Coda

Una alternativa che abbiamo testato in precedenza è Notion, che però ci è sembrato un po’ caro, se consideriamo che il costo si aggiunge a tutti gli strumenti di cui disponevamo già in agenzia.

Giorno 2: Miro

In origine fu Real Time Board, dopo un rebranding si fa chiamare Miro.

Si tratta di uno spazio digitale condiviso che permette di creare diagrammi di flusso, schemi e canvas (e questi sono solo gli usi che abbiamo trovato noi, ma si può fare praticamente di tutto).

Perché ci piace

E’ molto semplice da usare, non ha bisogno di grandi tutorial per essere compreso. Il tool è eccellente per creare deliverable, anche complessi, che vengono semplicemente esportati nel formato migliore.

Ha i post-it, fatto che consente di riprodurre esattamente la stessa esperienza visiva dei workshop di co-design.

Come lo usiamo in Idib Group

I nostri team usano Miro non solo per fare brainstorming, ma anche per visualizzare processi, journeys, flussi, personas, etc. (in foto vedete proprio un dettaglio di una Customer Journey).

Foto di Francesco De Mento

I problemi che Miro ha risolto per noi

  • Visualizzare il quadro generale
  • Sintetizzare informazioni di ogni tipo senza passare da un’applicazione all’altra
  • Fare dot voting con il cliente
  • Organizzazione e conduzione di workshop distribuiti
  • Riprodurre e conservare in formato digitale canvas che realizziamo fisicamente durante i workshop

Cosa non ci piace di Miro

  • Non è pixel-perfect, non ha quella precisione che un team di design apprezza
  • Pur integrando The Noun project, non consente di cambiare i colori delle icone
  • Fa molte cose, ma nessuna in modo perfetto. Il vantaggio è che tutte queste cose le puoi fare in un solo “posto”

Giorno 3, Figma

Figma è piuttosto noto tra chi si occupa di visual design, per questo saremo brevi: a nostro parere è il miglior strumento per il lavoro collaborativo su interfacce e prodotti digitali semplici. Ci piace!

Cosa non ci aiuta di Figma

  • Non esiste una vera e propria modalità di lavoro offline
  • La gestione dei vettori, rispetto ad altri tool, lascia un po’ a desiderare
  • La visualizzazione dei progetti e dei team nella dashboard non è molto chiara e lineare e alle volte l’utente perde di vista i progetti

Giorno 4, Zoom

Di strumenti per la videoconferenza ce ne sono moltissimi, ma il nostro preferito è Zoom Meeting.

Funziona sempre bene, consente di collegarsi anche con una telefonata se si ha una scarsa connessione internet, è integrato con Chrome e Calendar, ha tutte le funzionalità necessarie e nessuna superflua.

Normalmente lo attiviamo nella nostra sala riunioni, ma in questi giorni gli sfondi delle nostre webcam sono le pareti delle nostre abitazioni.

L’importante è rimanere operativi e sul pezzo, e Zoom è un ottimo modo per farlo!

Se vi va di condividere i vostri strumenti preferiti o i vostri feedback su questi quattro appena trattati, siamo tutti orecchi.

--

--

Donatella Ruggeri
Idib Group

Comunicatrice seriale, mi occupo di user experience, divulgazione scientifica, neuropsicologia e formazione.