Daniele Boaretto

Tre mesi circa al tuo arrivo. Due giorni alla partenza, tre alla fine dell’anno.

Stefania Asaro
Ifoglialvento
Published in
2 min readDec 31, 2022

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28 dicembre 2022

Tre mesi circa al tuo arrivo.

Due giorni alla partenza, tre alla fine dell’anno.

Sono seduta appoggiata ad un muro, con gli occhi chiusi ma rivolta verso il sole. La giacca appoggiata di lato, una melodia che ronza nella testa da almeno un’ora dopo averla sentita in un bar.

Tuo papà fuma una sigaretta poco più avanti — e chissà a cosa pensa, non è dato saperlo perché non lo dice spesso — guardando il mare: sai, a lui piace più d’ inverno che d’estate, ma non ti preoccupare amore, il mare è sempre bello e lui sta imparando ad apprezzarlo in ogni stagione.

È un attimo e siamo noi tre, oltre alla coppia di amici che chiacchiera poco distante e a cui poco fa abbiamo chiesto di scattarci una foto nello stesso punto in cui nel corso degli anni ne abbiamo fatte diverse.

Ti fai sentire, forse vuoi godere anche tu di questa pace, di questo calore quasi primaverile.

Chissà se soffrirai il caldo come tuo papà, se sarai ritardatario, emotivo, riservato, curioso, pigro o chiacchierone o tutto questo insieme, o semplicemente molto altro.

Chissà se ti piacerà vivere con dei gatti, tanti libri, film, fotografie e giochi da tavolo. Chissà se odierai gli ombrelli, se avrai l’stinto di saltare nelle pozzanghere, se non avrai paura di sporcarti, se mangerai di tutto o ci farai impazzire.

Chissà se vorrai viaggiare e andare al cinema, se amerai l’ironia, se preferirai svegliarti presto la mattina o fare tardi la notte o entrambe le cose, se troverai affascinante la nebbia, se sarai a tuo agio salendo le creuze a Genova.

Chissà se sarò una di quelle mamme che si commuovono per ogni cosa (tuo papà — e non solo lui — è pronto a scommettere che sarà così e nel caso ti chiedo già scusa), se saprò guidarti senza soffocarti, se sarò in grado di farti scoprire il mondo senza importi nulla, se riuscirò a rimanere me stessa con te e grazie a te.

D. ha finito la sua sigaretta, si volta verso di me, sorride e alza leggermente il sopracciglio.

Ti fai sentire ancora e per qualche secondo mandi via un po’ della malinconia di questi giorni di festa nei quali sono impegnata a cercare abbracci e a sciogliere il nodo alla gola che non mi dà tregua.

Ti fai sentire sempre di più, forse volendo rassicurarmi, dirmi che come al solito sto pensando troppo e che dovrei invece godermi un po’ di sole. Che poi, quel sole, sei tu.

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