6 TESORI DI PALAZZO LOBKOWICZ ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE

Sala da concerto — Palazzo Lobkowicz

Palazzo Lobkowicz a Praga è un vero e proprio scrigno di meraviglie. Custodisce così tanti tesori artistici, culturali e storici che un amante della bellezza e della cultura potrebbe passare lì giorni e giorni senza annoiarsi mai. In realtà, una vita forse non basta per conoscere tutte le sue meraviglie. Ma dato che la vita è breve, e siccome quando si viaggia il tempo scarseggia sempre, ecco 6 tesori di Palazzo Lobkowicz che non potete assolutamente perdervi. Sapendo però che si tratta soltanto di un assaggio, e che chi si gusta le meraviglie di Palazzo Lobkowicz una prima volta, non può non tornare.

1. Il ritratto di Doña Margarita Teresa, Infanta di Spagna

L’opera è stata attribuita a uno dei pittori più importanti della storia non solo spagnola, ma occidentale: il celeberrimo Diego Rodríguez de Silva y Velázquez, più semplicemente noto come Velázquez. Un artista espressione di una grandissima stagione artistica, culturale e spirituale (il Barocco), ma soprattutto un ritrattista di genio, capace di trascendere i confini di un’epoca e di una nazione. Non a caso, ha influenzato nei secoli altri giganti della pittura come il francese Manet, i conterranei Picasso e Dalí, e l’irlandese Francis Bacon, che non a caso morì a Madrid.

“ Doña Margarita Teresa, Infanta di Spagna” di Velázquez

Il ritratto in questione è quello di Margherita Maria Teresa d’Asburgo, che nel 1666 andò in sposa a Leopoldo I, imperatore del Sacro Romano Impero. Si dice che le sue nozze con l’imperatore furono le più fastose e magnifiche del XVII secolo, ma nel ritratto Margherita Teresa è solo una bambina, innocente e ingenua, traboccante di speranza. Ha uno sguardo limpido, appena increspato dall’ombra della consapevolezza del suo importante ruolo nel mondo. Lo stesso sguardo si ritrova in un altro capolavoro di Velázquez: “Las Meninas”, esposto al Prado di Madrid.

2. Prima edizione a stampa dell’Eroica di Beethoven

I principi di Lobkowicz sono sempre stati dei grandissimi mecenati, non solo delle arti figurative ma di tutte le arti, musica compresa. Eccezionale conferma di ciò è la prima edizione a stampa dell’Eroica di Beethoven, composta per “festeggiare il sovvenire di un grand’uomo”, ovvero Napoleone (che inizialmente fu salutato in tutto il continente come un vero riformatore). L’opera è dedicata (in italiano) proprio a “Sua Altezza Serenissima” principe Joseph Franz Maximilian di Lobkowitz, che del resto amava molto la musica: si racconta che fosse un violinista più che capace. Il principe ebbe l’onore, nella primavera del 1804, di assistere alla prima esecuzione della sinfonia, e di conoscere personalmente l’eccelso genio tedesco.

L‘E’roica di Beethoven

A distanza di oltre due secoli, la passione per la grande musica fa ancora parte del DNA dei Lobkowicz. Ogni giorno, nella magnifica sala da concerto barocca del Palazzo, si tiene un concerto di musica classica a mezzogiorno in punto. Un modo speciale per tenere vivo un retaggio straordinario di sensibilità e passione musicale.

3. La fienagione di Bruegel il Vecchio

Un’opera straordinaria come La fienagione non può non esercitare un fascino particolare su qualsiasi viaggiatore italiano. Perché l’Italia è stata, per secoli, un paese agreste, di borghi rurale e vita nei campi. Ebbene, questo magnifica dipinto di Bruegel è come un bellissimo oblò su un mondo solo apparentemente lontano: quello contadino. In particolare, su una delle fasi più importanti della quotidianità agreste, quasi un “rito”: la fienagione. Nella civiltà rurale il fieno era importante quasi quanto per noi lo è oggi il petrolio: con il fieno si nutrivano cavalli, buoi e vacche, che davano il latte e la carne, ed erano cruciali come forza motrice; ma il fieno era utile anche per fare i tetti delle case, per isolare termicamente le pareti e i pavimenti, o come giaciglio dove dormire.

“La fienagione” di Bruegel il Vecchio

L’opera sprizza energia e vitalità. Sia chiaro: la fienagione non era un pranzo di gala; si faticava, e parecchio. Ma i contadini dipinti da Bruegel (che era un profondo conoscitore della ruralità) sono donne e uomini sereni, che svolgono il loro lavoro con la soddisfazione di chi sa di essere impegnato in qualcosa di umile, ma importantissimo. Perché il fieno era alla base di un intero modo di vivere, ed era sinonimo di vita. Non a caso La fienagione è un trionfo di colori pacati, né troppo squillanti né troppo spenti: il verde scuro degli alberi e quello chiaro del fieno, il blu magico del paesaggio in lontananza, i gialli e i marroni di una terra feconda, del rosso qua e là (una giacca, dei fiori, il contenuto di alcune gerle).

4. Un archibusetto slesiano a ruota del 1650

Non c’è appassionato di armi che non sappia che cos’è un Tschinke, ossia un archibusetto slesiano. Si tratta di uno speciale archibugio da caccia inventato in Slesia (per secoli una delle regioni più avanzate d’Europa), e per la precisione nella cittadina di Teschen, famosa per i suoi abili armaioli. L’archibusetto in questione risale a circa il 1650, e non è solo uno splendido esemplare di artigianato europeo, ma un raffinatissimo pezzo d’arte seicentesca: le sue magnifiche decorazioni floreali e venatorie ne facevano un’arma degna di principe.

Tschinke

Piccolo inciso. Chi ama le armi d’epoca dovrebbe visitare pure il Castello di Nelahozeves, che custodisce un magnifica archibugio sportivo a ruota del XVII secolo. Più che un’arma, è un capolavoro, e il simbolo di un’epoca remota. Quest’archibugio, usato probabilmente in sfiancanti battute di caccia (nel Seicento la caccia era un hobby di tutti gli aristocratici d’Europa), è un trionfo di decorazioni di grande pregio artistico. In particolare è degna di nota la scena che istoria il calcio dell’arma: un leone, sinonimo di potenza ma anche di coraggio e valori cristiani, si avventa su un grifone, a sua volta una bestia possente, tipica della fauna araldica. Chi uscirà vivo dal temibile scontro? La domanda, a distanza di oltre trecento anni, resta in sospeso.

5. Servizio da pranzo di Pernštejn

La grande storia non è fatta solo di vascelli, armi da fuoco e libri di geni, ma anche di pentole, berretti, ombrelli da passeggio e stoviglie. Anche se chiamare “stoviglie” il magnifico servizio da pranzo in maiolica italiana di Vratislav di Pernštejn, cancelliere di Boemia nel XVI secolo, è assai riduttivo… In Italia il nome di questo intelligente e colto aristocratico, nato a Velké Meziříčí nel 1530, non dirà granché; in Repubblica ceca però è molto noto: già giovanissimo cortigiano dell’imperatore Ferdinando I (il fratello di Carlo V), nel 1554 partecipò alle nozze tra Filippo II e Maria Tudor, e fu il primo boemo a ricevere le insegne del prestigiosissimo Ordine del Toson d’oro proprio da Filippo, allora il sovrano più potente del mondo.

Servizio da pranzo di Pernštejn

Il servizio fu uno squisito dono di nozze, che Vratislav ricevette quando prese in sposa Maria Manrique de Lara y Mendoza, dama di compagnia di Maria di Spagna, consorte dell’imperatore Massimiliano II. E infatti le maioliche sono adornate con lo stemma dei Pernštejn: la testa di uro, l’antico bovino europeo.

6. Croce processionale del XII secolo

A Palazzo Lobkowicz l’arte sacra si mischia con quella profana. E del resto per secoli la prima fu la principale, se non l’unica, a dominare la scena. Uno dei pezzi più pregiati della collezione è questa splendida croce processionale, risalente addirittura al XII secolo (un periodo storico cruciale per l’espansione del Cristianesimo in tutta l’Europa orientale e settentrionale). La croce è originaria della bassa Germania, famosa proprio per la grande abilità dei suoi gioiellieri; d’altra parte sin dall’altissimo Medio Evo gli orefici della zona del Reno erano tra i più rinomati del continente.

La croce ebbe una seconda vita. Infatti fu concepita per essere usata durante le processioni, ma tre secoli dopo venne trasformata in una croce reliquiaria. In ogni caso questo pezzo splendido, in rame dorato, è una festa tanto per gli occhi che per lo spirito: tre delle gemme contengono delle reliquie, e il verso della croce è adornato con iscrizioni latine e simboli religiosi.

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