QUELLA VOLTA CHE IL CASTELLO DI LUBIANA MI SALVÒ LA VITA…

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Andiamo a passare qualche giorno in Slovenia, aveva detto il mio caro marito. Andiamo a riposarci nel verde, aveva continuato. A prendere il fresco, aveva insistito. E io, anima innocente, donna pura e ingenua, candida come un giglio di campo, avevo risposto: “Ma certo tesoro, che bell’idea!” Ah l’amore, quanti errori ci fa compiere!

Dato che sia io che Raffaele siamo liberi professionisti, e lavoriamo dalla mattina alla sera come matti, quasi non ci credevo: un viaggetto romantico assieme in Slovenia, wow! E così, con il cuore colmo di entusiasmo e di gioia fanciullesca, avevo cominciato a organizzare l’itinerario vacanziero.

Bellezze slovene: Bled (J. Riglin www.slovenia.info), Castello di Lubiana, Lago intermittente

Non sapevo che il sogno rischiava di trasformarsi in un incubo… Per colpa di due oscure, deprimenti presenze…

Due giorni prima della partenza, infatti, Raffaele mi propone di portare con noi suo fratello Sergio. Poverino, dice, non fa che lavorare, e quando stacca rimane chiuso in casa a giocare ai videogiochi, almeno così conosce posti nuovi, vede gente, fa cose (sì, mio marito è un vero filosofo). Sono perplessa, e molto, e lo faccio presente con i modi decisi che mi sono, talvolta, propri.

Perché portarci appresso l’uomo più noioso, autoritario e lugubre del mondo? Non preoccuparti, mi garantisce Raffaele, ti prometto che stavolta sarà allegro e felice, esclama con il suo miglior piglio berlusconiano, e manca poco che aggiunga: La forza di un sogno, cambiare l’Italia! Io non sono del tutto convinta, ma inizio a cedere, e allora lui come un fulmine dice: “Quando l’abbiamo portato quella volta con noi a Bressanone aveva appena perso un torneo di videogiochi molto importante, era normale che fosse così tetro”.

Voi penserete, povero ragazzino in fondo è dura essere un diciottenne, in quest’Italia di vecchi e raccomandati… peccato che Sergio, mio cognato, abbia 29 anni suonati. Comunque, l’idea di farlo svagare un po’ lontano da una console e dagli sparatutto prevale sulla mia perplessità, e così prenotiamo pure per lui. Addio viaggetto romantico, ma suvvia, per la famiglia questi piccoli sacrifici si fanno.

Tutto bene, allora? Si partiva? Non proprio. Dovete sapere che mio cognato vive in simbiosi con i genitori, divorziati da anni. Il che significa: dormire e cenare a casa della mamma, pranzare a casa del papà. Ora, mia suocera non è perfetta, ma è una donna intelligente e sa godersi la vita: è sempre in viaggio, con le sue amiche del bridge o quelle del circolo delle allegre catechiste. Mio suocero, invece, è tutta un’altra musica: sta a casa tutto il giorno, non esce se non per comprarsi un po’ di viveri all’Asia African Market dietro l’angolo, insomma fa una vita da vero recluso.

Mio cognato, però, aveva trovato la soluzione geniale: lo aveva invitato ad andare in Slovenia con noi, e mio suocero, in via del tutto eccezionale e inopinata, aveva accettato!

Vi risparmio il resoconto di urla disperate, negoziazioni, minacce di divorzio, insulti, critiche e promesse di risarcimenti a suon di cene al ristorante e soggiorni in spa tra me e mio marito. Per farvela breve, quasi senza rendermene conto mi sono ritrovata chiusa in macchina con tre uomini patiti di calcio (Juventus, Milan e Inter) e politica (un berlusconiano, un grillino e un socialista). Che splendido inizio per il nostro viaggio in Slovenia!

Il lato positivo di avere un marito che non guida per motivi tutti suoi, un cognato che guida ma non vuole farlo quando è in compagnia (le chiacchiere degli altri potrebbero distrarlo…), e un suocero con un principio di cataratta, è che ho dovuto guidare io. Così almeno mi sono potuta isolare dalla conversazione (solo a livello mentale, sia chiaro; acusticamente era impossibile, visto il livello allucinante di decibel che queste persone solo solite raggiungere quando sono intente a discutere di campionato, voto regionale in Sicilia e scie chimiche).

Mentre attraversavamo il Friuli due domande mi continuavano a ronzare ossessivamente nella testa: 1) perché ero chiusa in auto con questo casino terribile, cosa avevo fatto di male per indurre il karma a punirmi così? 2) perché avevo smesso di fumare proprio due settimane prima? Alla seconda sosta in autogrill mi sono fatta un cerotto di nicotina, ma era inutile, quel misero palliativo nulla poteva di fronte all’idea di fumarsi una sigaretta… Nel frattempo la conversazione tra i tre uomini era sempre più burrascosa, con mio suocero che urlava sulla necessità di comprare Kalinic, mio marito che inveiva contro il capitalismo anarcoide e mio cognato che sproloquiava sui collegamenti tra le uova al fipronil e la liberalizzazione dell’agricoltura europea.

Primož Hieng www.slovenia.info

Per fortuna, appena giunti a Lubiana Raffaele ed io siamo andati a fare un giro per conto nostro mentre Sergio e Jacopo riposavano, dormendo il sonno dei giusti e degli invasati. Per le strade della capitale slovena ho subito iniziato a sentirmi meglio. Tutto merito di Lubiana, con la sua splendida architettura mitteleuropea e la sua atmosfera vivace. La temperatura era ben più sopportabile che in Veneto, e passeggiando lungo il fiume Ljubljanica ho ricaricato le energie e ritrovato l’equilibrio mentale. Ho anche incassato una delle cene che mio marito mi doveva. Insomma, una sera splendida… Ma la mattina dopo…

La mattina dopo Raffaele mi ha informata che non sarebbe potuto venire con noi al Castello perché dei clienti torinesi gli avevano imposto per quella mattinata una lunga e inutile riunione di due ore via Skype. Mi dispiace tantissimo amore, mi ha detto. Vi raggiungo appena finisco, vedrai che per pranzo ci sarò, ha promesso. E io, illusa, ci sono cascata di nuovo. E ho acconsentito a portare suocero e cognato al Castello.

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Voi vi starete chiedendo: ma perché non li hai fatti andare da soli al Castello e tu non ti sei fatta un giro per conto tuo?! La domanda non è solo legittima, è più che sensata. Dovete sapere però che mio suocero e mio cognato sono, quando si trovano all’estero, i classici italiani. Non riescono a comunicare con i locali, tendono a perdersi anche nel borgo più piccolo (famoso un episodio del 1999, in quel di Locarno), insomma prendono cantonate colossali. La loro soluzione: stare uniti, come gli spartani alle Termopili. Ecco perché Raffaele mi ha implorati di accompagnarli.

E così ho portato mio cognato e mio suocero al Castello di Lubiana. Ma non con la funicolare, ovviamente. La collina su cui si erge il maniero gliel’ho fatta salire a piedi! Conducono entrambi una vita fin troppo sedentaria, ho pensato, gli farà bene fare un po’ di movimento. E poi col fiatone della salita non riuscivano quasi a parlare! Non pensate male di me, è una salita un pochino ripida ma breve, una sciocchezza per qualsiasi persona in salute. Non a caso in un quarto d’ora (sosta inclusa) eravamo già arrivati alle mura.

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La capacità di recupero dei miei due accompagnatori si è rivelata però meno peggiore del previsto, così in un attimo stavano già discutendo su cosa fare prima, visitare il Museo sulla storia della Slovenia o salire sulla Torre panoramica per guardare Lubiana dall’alto o visitare delle inesistenti segrete (questa, ovviamente, era un’idea di mio cognato). C’è tempo per tutto, cominciamo con una buona colazione al bar del Castello, ho risposto, e intanto cercavo di visualizzare dei mandala meditativi.

Come mi aspettavo i due sono rimasti affascinati dall’abbondanza di fette di torta e pasticcini del bar, ci hanno messo un po’ a decidere cosa mangiare, e così io ho avuto tutto il tempo di sorseggiare con calma il mio caffè mattutino.

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Poi abbiamo cominciato la visita vera e propria, e io non ero mai stata così grata a un monumento storico in vita mia! Sembravano due ragazzini, pieni di curiosità ed entusiasmo, e hanno voluto vedere assolutamente tutto: dal museo delle marionette a quello sulla storia del paese; dalla mostra del National Geographic Slovenia alla Torre di Federico, quella di Erasmo, il Palatium, la Sala degli stati regionali e il pozzo artesiano.

E mi è bastato fingere di ricevere un paio di telefonate di lavoro nei momenti in cui avevo bisogno di staccare dagli aneddoti novecenteschi di mio suocero e dai resoconti dell’ultima stagione di Game of Thrones di mio cognato, per regalarmi qualche minuto di silenzio! Alla fine, devo ammetterlo, il Castello di Lubiana mi ha salvato la vita, impendendomi di scivolare nell’abisso della follia!

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