SLOVENIA SCONOSCIUTA: 7 LUOGHI MAGNIFICI ANCORA DA SCOPRIRE

foto di Alan Kosmač, Sidarta d.o.o. www.slovenia.info

Tu dici Slovenia e uno pensa subito alle meraviglie di Lubiana, al lago di Bled, alla languida Portorose, alla Kranjska Gora paradiso per gli sciatori. Tutto vero. Ma esiste anche una Slovenia più periferica e schiva. Una Slovenia minore, ma solo perché meno nota al grande pubblico, e altrettanto ricca di fascino e storia. Ecco 7 località sorprendenti che forse dovreste scoprire durante la vostra prossima vacanza in Slovenia.

1. Izola

Pirano, Capodistria e Portorose sono il trio di mete più conosciuto e amato del Litorale. Ma anche Izola è spettacolare. Prima di tutto per la sua storia, avvincente a dir poco. Questa cittadina adriatica, dove splende il sole 300 giorni l’anno, era nota già ai tempi dei romani per via dell’importante porto nella baia di San Simone; nell’altissimo Medio Evo ospitò le genti istriane terrorizzate dai barbari (Izola infatti fu un’isola sino al XIX secolo), e alla fine del 1200 “si diede” alla Serenissima Repubblica di Venezia. La bandiera col Leone di San Marco garrì su Izola sino al 1797, quando con il trattato di Campoformio passò all’Austria (al pari di Venezia, e di gran parte del suo impero).

foto di J. Skok www.slovenia.info

Magari Izola non ha il contegno aristocratico di una perla mediterranea come Pirano, né vanta l’atmosfera languida, da Belle Époque di Portorose. Ma questo porto peschereccio è comunque il luogo ideale per godersi un po’ di sole (anche d’inverno), fare dello sport, ammirare il ricco patrimonio culturale sloveno. Infatti a Izola hanno sede alcune chiese graziosissime, la famosa Casa Manzioli in puro gotico veneziano e il Palazzo Besenghi degli Ughi, con la sua facciata riccamente elaborata e il salone ben affrescato.

foto di Ubald Trnkoczy www.slovenia.info

E nei pressi di Izola gli amanti della storia possono regalarsi qualche ora di viaggio nel tempo grazie al Parco archeologico di San Simone, con le vestigia di una sontuosa villa di età romana. Si può ammirare la riproduzione assai fedele di un mosaico policromo in bianco e nero (per vedere l’originale, bisogna fare un salto al Museo regionale di Koper), e contemplare i portici che un tempo collegavano la villa a un molo ora sommerso.

2. Kanal

Conosciuto in Italia con il nome di Canale dell’Isonzo, questo piccolo borgo di 2mila anime sorge sull’Isonzo, fiume capace di ammaliare sia grandi scrittori come Giuseppe Ungaretti ed Ernest Hemingway, sia i creativi di Hollywood (che sulle acque color smeraldo del fiume hanno ambientato, per esempio, una scena epica del kolossal “Il principe Caspian”).

foto del sito http://www.tic-kanal.si/

La zona è da sempre una meta vacanziera, ma Kanal è un universo a parte, con la sua atmosfera evocativa, in bilico tra solarità adriatica e riserbo alpino. A cavallo tra le due sponde dell’Isonzo, il borgo accoglie il visitatore con una bellezza semplice, genuina. Fatta del bianco contegnoso delle case, del verde intenso degli alberi frondosi, del blu surreale dell’Isonzo, del grigio slancio del ponte. Due chiese (quella di Santa Maria Assunta, e quella più piccolina di Sant’Anna) testimoniano l’attaccamento dei locali per una spiritualità autentica, sincera, che il silenzio e la quiete del borgo cristallizzano.

È il posto ideale per rilassarsi, Kanal, e dimenticare le ansie quotidiane: basta contemplare il panorama incontaminato dal ponte, che Hemingway ha reso immortale citandolo in “Addio alle armi”. Un castello, come sempre qui in Slovenia, testimonia la storia di Kanal, per secoli borgo di confine, sospeso tra il sudovest italiano e il nordest austro-germanico. Un tempo il castello era una struttura poderosa; ai giorni nostri della sua potenza rimangono quattro torri, una delle quali ospita la bella Galerija Debenjiak, con la sua collezione di arte contemporanea.

foto di Gregor Kacin, archive Idrija Tourist Board www.slovenia.info

Pur trovandosi nel cuore terrigno d’Europa, Kanal ha una natura acquatica. Non a caso suo nume tutelare è il dio Nettuno che, sotto forma di statua, ingentilisce la fontana ottocentesca nella Piazza centrale. La fontana ha pure un nome: si chiama Mattia, e probabilmente fu opera di uno scultore padovano. Chi ama l’acqua può poi usare Kanal come punto di partenza per esplorare la regione. A partire dalla cascata Savinka, o dal fiume Idrija. Sono da vedere anche i due ponti di pietra costruiti al tempo di Napoleone (che dormì nel Castello).

Si mangia benissimo, a Kanal. La Taverna Matija, di fronte all’omonima fontana, offre una cucina tipica e varia: dagli gnocchi alle specialità con i semi di girasole, dal pesce alla ricotta affumicata. Si tratta di porzioni abbondanti, adatte soprattutto a chi ha intenzione di bruciare un po’ di calorie esplorando i dintorni.

3. Kropa

La Slovenia è anche una terra di miniere, basti pensare a Idrija e alla sua famosa miniera. Ma non c’è soltanto Idrija. Un piccolo borgo minerario tutto da scoprire è quello di Kropa, a una decina di chilometri da Radovljica. Kropa sorge sulle sponde del torrente Kroparica, ai piedi dell’altopiano carsico della Jelovica, ed è famoso per le sue stirpi di fabbri. Basta farsi un giro nel borgo per capire che il ferro, qui, è quasi idrolato: le case più antiche sono ornate da piccoli capolavori siderurgici, come imposte, ringhiere e banderuole a forma di drago stilizzato (per scacciare gli spiriti cattivi), mentre nell’aria risuonano le martellate degli artigiani ancora in attività.

http://www.bled.si/it/cosa-fare/oltre-i-confini-di-bled/kropa

Kropa vanta una storia veneranda: tra i più antichi centri di lavorazione del ferro del Vecchio Continente, era attivo già in epoca preistorica, e ai tempi dell’Impero romano rappresentava un centro siderurgico di forte rilevanza. Qui è stato rinvenuto uno dei forni di fusione più vecchi d’Europa, risalente al XV secolo, e qui si riforniva di manufatti siderurgici l’Impero absburgico. Una storia lunga e gloriosa, insomma, che il Museo del fabbro (Kovaški muzej) celebra, tributando una particolare attenzione ai chiodi, caratteristica produzione di Kropa. Rinomati in tutta la regione, i chiodi di Kropa erano usati anche dai veneziani, per costruire le loro galee, così come dagli austriaci o dagli ungheresi.

foto (da sx a dx) di Srdjan Živulović — Bobo, Miran Kambič e Gorazd Kavčič www.slovenia.info

Chi ama i prodotti in ferro deve assolutamente visitare la chioderia Vigenjc Vice, suggestivo laboratorio di forgiatura artigianale dei chiodi. Deve fare anche un salto al laboratorio UKO, dove è possibile costruire oggetti in ferro di squisita fattura. Ma la storia di Kropa non si limita certo alla siderurgia; per esempio, il già citato altopiano della Jelovica fu un centro di lotta partigiana, e oggi è un’oasi natura perfetta per qualche escursione.

4. Novo mesto

Sul fiume Krka sorge Novo mesto, città affascinante ma non certo popolare come Lubiana o Maribor. Anche se il suo nome significa “città nuova”, essa fu fondata nel XIV secolo, per volontà degli Asburgo; le sue origini però sono ancora più antiche, dato che la zona era popolata già nella preistoria (e ciò non stupisce, dato che il clima relativamente mite e l’abbondanza d’acqua rendevano tutta la Slovenia una regione ideale per l’insediamento umano).

foto di Jošt Gantar www.slovenia.info

La storia ha lasciato tracce significative a Novo mesto. Una stratificazione di lingue, culture, tradizioni, usi e costumi che si può ammirare in tutta la sua ricchezza al locale Museo della Dolenjska: dal vasellame agli straordinari elmi greci in bronzo, da collane celtiche di quasi tremila anni fa a suggestivi ciondoli in ambra (che ricordano, casomai ve ne fosse bisogno, l’importanza della Slovenia come crocevia di traffici paneuropei). Magnifica, in particolare, una statuetta bronzea di Ercole munito di clava, con ai suoi piedi un piccolo leone dall’aria mansueta.

ttp://www.dolenjskimuzej.si/en/exhibition/645/

È una cittadina bella e tranquilla, Novo mesto. Mentre la sua periferia industriale pulsa di vita, il centro storico conserva i ritmi placidi di un tempo. Si può passare il tempo sorseggiando un caffè in Glavni trg, o visitando la graziosa chiesa capitolare di San Nicola, con la sua pala d’altare del Tintoretto. Ancora, si può fare un salto alla Casa Jakac, ad ammirare le opere del pittore locale Jakac, apprezzato per i suoi scorci cittadini. Ma non bisogna dimenticare che Novo mesto, a dispetto della sua pacatezza, fu uno dei centri propulsori del “Risorgimento sloveno”: qui per esempio fu inaugurata, alla fine del XIX secolo, la prima Casa del popolo sloveno.

5. Rogatec

A un tiro di schioppo dalla frontiera con la Croazia, nel verde della Slovenia orientale, potete imbattervi in questo delizioso paese di 3mila anime. Si chiama Rogatec, sorge sul fiume Sotla, tributario della Sava, ed è una sorpresa per ogni visitatore. Iniziamo dal Castello di Strmol, gigantesco maniero a nordovest del paesino: costruito nel XV secolo, quando in Slovenia spadroneggiavano i conti di Celje, fu ampliato e fortificato nel secolo successivo, per poi essere rimaneggiato nei successivi 400 anni… oggi è un’attrazione turistica, nonché il fulcro della vita culturale locale. Interessante, in particolare, la “cucina nera” del Castello, con gli affreschi e la cappella: ospita un ristorante, dove i golosi possono assaggiare le specialità del luogo.

foto di Lacen www.wikipedia.org

Merita una visita, poi, l’affascinante Museo all’aperto di Rogatec, il maggior parco etnologico della Slovenia, e uno dei più grandi della Mitteleuropa. Davvero evocativo, il Museo ricrea un tipico villaggio agricolo della Stiria; c’è di tutto, dai granai alle case coloniche, dalle stalle ai doppi fienili (che sono un esempio straordinario di ingegno e manualità). Una delle case, di legno e con il tetto di paglia, è quella dove visse da bambino il poeta sloveno Jože Šmit; degne di nota le grate alle finestre della camera dove dormivano le sue sorelle, per impedire che gli spasimanti si intrufolassero nella casa addormentata…

http://www.rogatec.si/open_air_museum/?lang=en

Al Museo si possono gustare degli onesti vini locali, e tuffarsi in un passato agreste fatto di duro lavoro all’aperto, tessitura, panificazione, realizzazione di bei canestri, forgiatura e via discorrendo (i visitatori possono anche partecipare alle varie attività). Ancora, nei dintorni si può scoprire la sorgente del Sotla, o la bella Donačka gora, con le sue tre cime. E naturalmente va visitato il centro storico di Rogatec, con la sua graziosa piazza, la chiesa barocca di San Giacinto su una collina, e soprattutto la famosa chiesa (anch’essa barocca) di San Bartolomeo, con affreschi molto belli.

6. Murska Sobota

Sono in pochi, fuori dalla Slovenia, a conoscere questa città dell’estremo nord, con lo sguardo fisso su Austria e Ungheria. Eppure si tratta di una città interessante, che riserva non poche sorprese. A partire dal suo castello, per secoli roccaforte del potere locale; di origine tardo-rinascimentale, questo maniero vanta un magnifico portale barocco, e si erge in mezzo a un bel parco all’inglese degno dei conti che un tempo dimoravano nel castello. Riccamente affrescato, il Murski grad è la sede del Museo regionale di Murska Sobota, che si sofferma sulla variopinta storia cittadina, e sul ruolo svolto dal fiume Mura nello sviluppo locale.

Foto di SI-Ziga

In effetti come molte altre città slovene, da Lubiana a Idrija, passando per le già citate Novo mesto e Rogatec, anche Murska Sobota deve molto al “suo” fiume, che scorre non lontano da esso, e che conferisce linfa vitale a tutta la regione. In ogni caso Murska Sobota è una città di terra; sorge su una pianura piatta e ventosa, che fa pensare a una piccola puszta ungherese più che alla verde Slovenia. Anche i suoi campi di girasoli, incredibilmente gialli quando splende il sole, ricordano la vicina Ungheria, di cui la città faceva parte sino al 1918.

Ha un passato commerciale, Murska Sobota. Il suo stesso nome contiene la parola “sabato” (in sloveno, sobota) proprio perché qui era consuetudine organizzare, a ogni sabato, un grande mercato, che attirava commercianti pure dalla vicina Ungheria (tant’è vero che il nome della città, in ungherese, è Muraszombat). Melting pot di genti e lingue, la città vanta un’architettura assai composita: una mescolanza di edifici neoclassici, liberty e socialisti che ben si accorda con l’amore, tipicamente sloveno, per le arti; per esempio la Galerija Murska Sobota ospita una bella collezione di arte e scultura contemporanee, mentre la chiesa di San Martino è assai apprezzata per i suoi splendidi affreschi quattrocenteschi.

foto di Beltinci Tourist Board, Zlatko Gnezda www.slovenia.info

Capoluogo della regione della Prekmurje, Murska Sobota è nota in Slovenia per la sua vivace gastronomia, assai influenzata dalla cucina magiara: vanno assaggiati a tutti i costi il gulash preparato alla trattoria Lovenjak, così come la porchetta arrosto e la gibanica. Ancora, la città è un’eccellente base per esplorare una regione perfetta per il relax. Ricca di colline vinicole e villaggi deliziosi (dove si lavora con maestria la ceramica), la Prekmurje abbonda di centri termali come le Terme 3000, le Terme Banovci e le Terme Radenci, famose anche per l’acqua minerale Radenska Tri srca.

Ancora, Murska Sobota e i dintorni sono un paradiso per i birdwatcher. Infatti qui passano la primavera e l’estate centinaia di cicogne, che poi vanno a svernare in Africa, al calduccio. Ad attirarle nella regione contribuisce il Mura, con i suoi acquitrini e la sua abbondanza di rane, insetti e animaletti. Le coppie di cicogne sono viste dai locali come un simbolo benaugurante, e chi ne avvista una sul tetto di un edificio o sul campanile di una chiesa non può non sorridere. Particolarmente fortunato è il paesino di Velika Polana, luogo di nascita del grande scrittore Miško Kranjec: qui si avvistano una decina di coppie l’anno, un record nazionale!

7. Ribnica

Se Kropa è il borgo dei fabbri e del ferro, Ribnica è il paese del legno e dei falegnami. Immersa in folte foreste di pini, querce e abeti, non è solo il maggior centro di tutta la Dolenjska occidentale, ma la porta d’ingresso al boscoso altopiano carsico del Kočevski rog, ultima roccaforte di quella foresta primordiale che un tempo ricopriva tutta l’Europa: non a caso ai naturalisti capita di avvistare orsi bruni, lupi, galli cedroni e perfino linci, che come è noto sono bestie assai schive. Tutti gli escursionisti hanno però la possibilità di incontrare il re degli alberi: un abete vecchio oltre 500 anni, alto più di 50 metri!

foto di Matej Vranič www.slovenia.info

La maestria dei falegnami di Ribnica è da secoli cosa nota in Slovenia, tanto da essere citata da Janez Vajkard Valvasor nell’opera “La Gloria del Ducato di Carniola”. Ma se a Ribnica sono così bravi a lavorare il legno è merito anche alla qualità dei legnami locali, e alla storia. Infatti nel 1492 l’imperatore Federico III concesse agli abitanti della zona (inclusi i clan germanofoni di Kočevski rog) la possibilità di vendere liberamente ogni tipo di manufatto ligneo. La decisione causò un vero e proprio boom della falegnameria, con i mercanti di Ribnica che giravano in lungo e in largo l’impero austriaco vendendo secchi, scope, cucchiai e interi pezzi di mobilio!

foto da sx a dx di Tomo Jeseničnik e Christine Sonvilla www.slovenia.info

Pur essendo meno popolare di località nei paraggi come le grotte di Postumia o il castello di Predjama, Ribnica è un must per il visitatore curioso. Ricca di storia (già nell’Alto Medioevo era il maggior centro della zona), è il classico borgo dove sembra che il tempo si sia fermato. La accarezza il torrente Bistrica, la protegge ciò che resta di un castello costruito (strategicamente) su un’isoletta in mezzo al torrente: due torri suggestive, un muro e un edificio dove ha sede il museo etnografico locale, con una vasta collezione di manufatti tradizionali in legno.

Ribnica è piccola, ma è ricca di storia slovena. La chiesa di Santo Stefano è stata rimaneggiata dal grandissimo architetto Jože Plečnik, che sta a Lubiana come Andrea Palladio sta a Vicenza. E se il parco del Castello abbonda di monumenti a grandi sloveni, la casa di fronte alla chiesa ebbe il privilegio di accogliere per un paio di anni il poeta France Prešeren, il Dante della Slovenia!

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