VIAGGIO AD EMONA, L’ANTICA LUBIANA ROMANA

Un drappello di legionari si aggira per Lubiana (foto: D. Wedam; www.visitljubljana.com)

Le origini di Lubiana risalgono alla notte dei tempi. La collina dove oggi sorge il Castello, per esempio, era abitata già in epoca preistorica, e nel III secolo a.C. era rifugio di bande di illiri che commerciavano sia con i romani che con i celti. Certo, si trattava solo di un piccolo villaggio, e neanche il principale in una zona. Lo superava, ad esempio, il vicino insediamento di Nauportus (Vrhnika). Situato ai margini della selvaggia palude di Lubiana (Ljubljansko barje), vicino alle sorgenti del fiume Ljubljanica, Nauportus era facilmente difendibile, e poteva contare su pesci e uccelli in abbondanza. Si sa, i lubianesi amano mangiar bene, e pure i loro antenati la pensavano allo stesso modo!

Ricostruzione virtuale di Emona (Muzej in galerije mesta Ljubljane, Martin Horvat)

In ogni caso, già allora la Slovenia era terra di leggende. Secondo varie fonti (Plinio il vecchio incluso) Giasone e gli Argonauti erano approdati a Nauportus dopo aver veleggiato lungo il Danubio, la Sava e la Ljubljanica, in fuga dalla Colchide dove avevano rubato il famoso Vello d’oro. Leggende a parte, è vero che Nauportus giocava un ruolo cruciale nei Balcani antichi: per esempio le merci provenienti dalla città romana di Aquileia venivano caricate lì, su zattere che si spingevano sino alle foci dell’Istros, ossia il Danubio (che gli antichi ritenevano avesse due foci: una sull’Adriatico, cioè in Istria, e una nel Mar Nero, nei pressi di una città rumena chiamata Histria).

Giasone viene rigurgitato dal drago: ceramica da Cerveteri

La conquista romana portò al declino di Nauportus e all’ascesa di Lubiana, allora nota con il nome di Iulia Emona. Per capire le ragioni del boom bisogna sapere che nel II secolo d.C. la Slovenia era divisa in ben quattro diverse province. Il territorio intorno all’odierna Celje (Celeia) faceva parte del Norico; Ptuj (Poetovio) e Drnovo (Neviodunum) appartenevano alla Pannonia; alcuni pezzi della Carniola interna, nei pressi del fiume Kolpa (Colapis) facevano parte della Dalmazia. E Lubiana? La futura capitale della Slovenia apparteneva all’Italia, di gran lunga la provincia europea più ricca. Per la precisione, Emona (Colonia Iulia Aemona) si trovava nella regio X, quella che gli accademici chiamano Venetia et Histria.

Fu forse in quel periodo che i romani iniziarono ad attribuire la fondazione di Emona a Giasone. La storia è nota, e qualsiasi lubianese la conosce: quando gli Argonauti arrivarono alle sorgenti del Ljubljanica, scoprirono che un mostro terrorizzava gli abitanti di quei luoghi; Giasone non poteva tollerare simili soprusi (mentre poteva tollerare di abbandonare la moglie, evidentemente) perciò trovò il mostro e lo uccise. Di questa leggenda vecchia di quasi due millenni ne rimane traccia nella bandiera cittadina di Lubiana, che raffigura appunto un drago. E del resto la capitale della Slovenia è la città dei draghi: li si trova, per esempio, appollaiati sul celebre Ponte dei Draghi.

Il cittadino di Emona

Benché siano trascorsi oltre un millennio e mezzo dalla caduta dell’Impero romano, a Lubiana si possono ancora trovare tracce del passato romano. Alcune sono visibili e ben in vista, ad esempio la replica di una statua di bronzo dorato di un cittadino di Emona, in Kongresni trg. Chi desidera vedere l’originale deve invece recarsi al Lapidarium del Museo Nazionale della Slovenia (Narodni Muzej Slovenije), dove potrà vedere qualcosa di unico: la sola statua di privato cittadino su colonna rinvenuta nell’Europa romana; la statua è alta 145 centimetri, e ritrae un giovane di buona famiglia ai tempi di Traiano. Colpisce il panneggio della toga, che è reso con grande eleganza e naturalismo.

Emona era una cittadina dinamica, con importanti funzioni militari, amministrative ed economiche. Protetta da mura alte tra i sei e gli otto metri (e da due fossati), la futura Lubiana vantava il classico impianto stradale romano, con il cardo e il decumano, negozi, palazzi e un acquedotto che scaricava le acque nere urbane nel fiume Ljubljanica. Si sa, i romani erano ottimi ingegneri, e dedicavano particolare attenzione alla gestione delle acque: per esempio, si può vedere quanto resta di un pozzo di pietra di quel periodo all’entrata del parcheggio sotterraneo di Kongresni trg, in pieno centro cittadino. Ancora, le oltre tremila tombe trovate dagli archeologi sono una testimonianza della vivacità di Emona: nelle tombe più antiche sono state trovate urne, anfore, lampade, vasellame e persino bambole di avorio.

Resti romani (www.visitljubljana.com)

Pure il Parco archeologico della casa di Emona merita una visita. Esso contiene i resti di una parte di un grande edificio residenziale, con un cortile interno e una pluralità di accessi. Si trattava, con tutta probabilità, di una magione per una ricca famiglia, almeno a giudicare dalle finiture di gran pregio e dai tanti confort: vantava un forno, riscaldamento centralizzato e gabinetti; ancora, i pavimenti erano coperti di splendidi mosaici bicolori. L’edificio, con una superficie di 500 metri quadri, fu costruito nel I secolo d.C., per poi essere ristrutturato tra il IV e il V secolo. Alla famosa Galleria Jakopič, invece, sono stati rinvenute le fondamenta di alcuni negozi, di un ristorante, di una rotonda utilizzata dai primi cristiani e addirittura di una basilica con funzioni giudiziarie e amministrative. Insomma, Lubiana era vibrante e affascinante già duemila anni fa!

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