La deriva dei sessi— di Sara Benedetti

domitilla.pirro
il buco nel cervello
2 min readSep 9, 2016

[Questo pezzo fa parte di Homing, Edizioni Clandestine.]

Illustrazione di Ana Juan

Quando conobbi Rossana mi piacque da subito per questo. Perché aveva le tette e il culo da donna ma dentro era rimasta una bambina. E poi perché era intelligente. Lo era, profondamente, e non aveva bisogno di fingere. Io, che trovavo la deriva dei sessi la peggiore calamità in corso, molto peggiore del buco dell’ozono o della desertificazione, la guardavo affascinato. Vedevo gli uomini e le donne allontanarsi come due continenti mossi da forze primitive e superiori che si sarebbero rincontrati chissà dove. Che chissà dove avrebbero creato un nuovo continente. Vagavano alla deriva, senza comunicazione, senza ponti radio. Le donne troppo intelligenti: tutta la cultura ottenuta con le lotte, lo studio e gli anni, gli era rimasta appiccicata addosso, la usavano come scudo. Gli uomini, invece, avendola conquistata prima, questa cultura l’avevano più che digerita. Anzi, l’avevano già espulsa, cagata con grande sollievo e si trovavano allo stadio zero dell’evoluzione. Lavoro, birra, partita, scopata.

E in quel violento scontrarsi di zolle, aprirsi di faglie, lottare con movimenti intestini e sotterranei, Rossana era lì. In piedi, accanto al tavolo degli alcolici e dei panini. Immersa nei pensieri. Pura, incontaminata. In quella festa di liceo l’ho vista, in senso metafisico. Con qualcosa di più degli occhi, questo voglio dire. Ho visto la sua anima in trasparenza. E poi, a conoscerla, mi sono innamorato di lei tante volte.

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