È il momento di smetterla con i film di supereroi

Una breve e personale riflessione dopo Deadpool e Batman v. Superman

Tommaso Urban
IL CINECONSIGLIO!
Published in
5 min readApr 6, 2016

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Ho assistito alla ri-nascita del genere tra il 1998 e il 2001 con titoli come Blade, The Matrix (che cito nonostante non sia tratto da un fumetto perché è stato il primo film a portare a schermo le immagini e l’immaginario di manga e fumetti tramite la computer grafica), X-men e il primo Spider-man di Sam Raimi.

Ho visto la creazione del modello di riferimento nel 2004 con Spider-man 2 (il mix di azione e commedia calibrato alla perfezione), l’apice del genere con The Dark Knight (2008) e l’inizio della catena di montaggio con Iron Man e The Incredible Hulk sempre nel 2008.

Mi sono goduto le variazioni sul tema come Kick-Ass (2010-remix postmoderno), X-Men: First Class (2011-caper film anni ‘60), Iron Man 3 (2013-film d’azione anni ’80) e The Wolverine (2013-azione sci-fi pulp).

Arrivati a The Avengers, i film a tema supereroistico mi avevano perso. Avevo già sentito la giostra scricchiolare con Iron Man 2 (uno dei film più vuoti di cui abbia memoria) e Capitan America. Con The Avengers non ho voluto vederlo al cinema, ho aspettato un passaggio televisivo e sinceramente non ho capito cosa ci trovassero tutti di così bello.

Non provo interesse per l’universo collegato della Marvel, anzi, lo trovo deleterio per l’intero genere: i cross-over annullano qualunque interesse narrativo, smettono di connettere il racconto supereroistico alla realtà e lo fanno ripiegare su sé stesso, come una banale soap opera.

In poche parole, di chi vince tra Iron Man o Capitan America, non me ne frega nulla, è l’audience a perderci, tra decine di film già pianificati e pre-confezionati secondo una ricetta a cui tutti provano ad aderire. Fossero gli studios a ragionare per ricetta non mi stupirei, ma è l’intera critica internettiana e la fan-base da social network che ha voglia riassaporare perennemente lo stesso piatto.

E allora giù di The Avengers 2, Ant-man e chi più ne ha, più ne metta fino ad arrivare ai due casi più chiacchierati di questo inizio 2016, Deadpool e Batman v. Superman, entrambi fuori dai piani Marvel e dentro i piani rispettivamente della Fox (che deve continuare a sfornare film per mantenere la licenza) e Warner (che vuole a tutti i costi seguire il modello Marvel ma in versione dark).

Allora, vuoi per le chiacchere, vuoi per uscire con gli amici, mi ritrovo in sala a vedere entrambi i film anche se sono un rompicoglioni.

Parere? Devo smetterla di cascarci.

Con Deadpool mi sono divertito, devo ammetterlo, ma dopo due settimane me l’ero già dimenticato. Il film è ben confezionato, conosce i suoi spettatori e sa come parlargli: sin dall’inizio mette in scena il suo essere meta-racconto e ridicolizza l’intero genere e la sua ossessione per tono e rating. In particolare, Deadpool è classificato per un pubblico adulto ma è probabilmente il film più consapevolmente immaturo che abbia visto da diversi anni a questa parte, e questo gli fa onore.

Il problema è che, come tutti gli altri film di supereroi, parla dei film di supereroi: si, rompe la quarta parete, ma lo fa per parlare ancora una volta della produzione di questi film (messa per la prima volta in scena con il mix di teaser e piani produttivi diffusi online dalla Marvel) e non per relazionarsi al di fuori di questa realtà immaginaria e dei suoi riferimenti. Solitamente, nella storia del cinema, quando iniziano ad apparire simili produzioni, che smascherano e mettono alla berlina i meccanismi del genere, è un segnale dell’esaurimento del filone.

Ma passiamo a Batman v. Superman. Il lato positivo è l’aver messo a schermo il miglior Batman di sempre con la miglior scena d’azione di un Batman live-action (lo scontro nel magazzino). Grazie Ben Affleck e grazie Zack Snyder.

Il problema è il resto della sceneggiatura. A differenza della maggior parte delle recensioni che ho letto, non ho nulla da dire su tono e regia (che regala comunque dei gran momenti di spettacolo visivo, quando è Snyder a dirigere e non la compagnia di VFX che si è evidentemente occupata dello scontro finale): i supereroi possono essere neri come la pece e totalmente privi di umorismo. A patto però che sia la storia a richiederlo.

In questo caso invece, la storia è nulla. Pur sorvolando sulle carenze tipiche di ogni sceneggiatura di David Goyer che si ripresentano anche in questo film (buchi di logica enormi, dialoghi spesso pacchiani e ricorso ai cliché più beceri — alla Warner farebbero bene ad accorgersi che il loro film migliore è l’unico dove Goyer era coinvolto solo come input narrativo e non come storia, ovvero The Dark Knight), Batman v. Superman è un film che non ha nulla da dire. È una collezione di momenti estratti da fumetti del passato (Il Ritorno del Cavaliere Oscuro e La Morte di Superman in primis) e un patchwork di rimandi a capitoli futuri senza che si capisca il perché gli autori stanno cercando di raccontarci questa storia (business cinematografico a parte).

Nei fumetti da cui prende ispirazione c’è un perché degli scontri che vengono messi in scena, c’è un sottotesto sociopolitico che riflette un messaggio che l’autore vuole dare: lo scontro tra Batman e Superman ne Il Ritorno del Cavaliere Oscuro è un momento carico di significato; il corrispettivo in Batman v. Superman è un momento vuoto che si risolve nella maniera più banale possibile.

I film di supereroi hanno smesso di parlarmi per parlarsi addosso. Sono troppo impegnati a gettare le basi per futuri franchise, a collegare personaggi semi-sconosciuti con altri conosciutissimi per assicurargli un traino, a pianificare serie e contro-serie e non riescono a concentrarsi per raccontarmi una storia che mi intrattenga e mi faccia riflettere, che mi convinca che non è solo vuoto spettacolo ma c’è un qualcosa di oltre alle maglie delle squadre avversarie di cui valga la pena fermarsi a parlarne con gli amici.

Magari sono solo io che sto diventando vecchio e più rompicoglioni del solito, ma per il momento scendo dalla giostra perché ha smesso di emozionarmi ed è solo la ripetizione del tracciato che conosco già a a memoria.

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