Olimpia Zagnoli

In dirittura d’arrivo!

Circolo dei lettori
il Circolo degli scrittori

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Manca più di un mese alla conclusione della prima gara narrativa proposta dal Circolo dei lettori e già si parla di come si sceglieranno i due vincitori tra i selezionati. Può sembrare prematuro solo a chi è esterno alla gara: in realtà non lo è affatto. La convivenza per tutti questi mesi tra editor e lettori, davanti all’enorme mole di testi arrivati, ha contribuito a creare un’aspettativa importante. I tempi si stanno sempre più accorciando. Un mese e mezzo, giorno più giorno meno, settimana più settimana meno, e il Gruppo dovrà scegliere i due romanzi migliori da affidare a BookaBook. Naturale quindi che i partecipanti inizino a manifestare una certa impazienza per ogni appuntamento che li separa dalla decisione finale. La responsabilità è condivisa, distribuita tra i trenta partecipanti al Gruppo, ma non per questo meno sentita e pesante. E c’è da capirlo. Se dei novanta dattiloscritti, solo due verranno premiati trovando uno spazio — ben più ampio e “visitabile” delle sale del Circolo dei lettori — nella piattaforma di BookaBook, ciò significa che ottantotto romanzi, ottantotto autori dovranno fermarsi qui. Capite il peso che grava sulle spalle del Gruppo del Circolo degli scrittori. Ecco i testi letti in questo incontro settimanale.

Le cronache del nuovo mondo. In una civiltà post-cataclisma un nonno e una nipotina dotata geneticamente provano a fronteggiare le avversità che giorno per giorno incombono su questo scenario fantascientifico. Romanzo che ha la principale pecca di non aver ben chiaro il suo pubblico di riferimento: sono gli adolescenti o sono gli adulti? Il difetto è che per entrambi questi tipi di lettori la storia manifesta dei problemi. È sulla scia di Narnia, sì, ma è molto fragile per il suo manierismo. È scorrevole ma replica troppo facilmente le consuetudini del genere.

Regalami ancora una rosa d’estate. A Savigliano, un giovane incaprettato in un fosso dà il via a una serie di omicidi efferati cui un commissario tenta di dare una soluzione. La qualità dell’indagine, pari alla conduzione stessa del narratore della storia, è però insufficiente perché il lettore — tra ansie e esigenze di chiarimenti tipici dei gialli — possa dirsi soddisfatto. Un giallo in cui l’autore fa continuo ricorso a espressioni ridondanti (per portare un esempio: “freddo e arcigno squillò il telefono”), per non dire dei profluvi inarrestabili di dialoghi posticci.

Le tre dimensioni in un sogno. Si va alla caccia di un fantasma. L’amore per una donna, Angela, dall’infanzia alla vecchiaia, passando per l’età adulta, che deve accontentarsi di un surrogato, un piccolo cerbiatto cui viene dato il nome di Angelina.

Note blu al Fortebraccio Jazz Club. Un uomo è braccato. Forse dai poliziotti che il commissario Lombardi gli ha messo alle calcagna, perché “geloso del fatto che avessi più successo di lui ad acchiappare pupe e malviventi”, o inseguito da chissà chi: magari l’algido maggiordomo Alfredo, o il decadente e decaduto duca Ildebrando Goffredo Armani del Castello. Un hard boiled (lui che fa uno “schifo di lavoro”, lei “donna bellissima, ma letale”, e un locale notturno con tanto di pianista “bravo, terribilmente bravo” e saxofonista “aristocratico”) impreziosito dalla caccia a un diadema. Domina purtroppo lo stereotipo di stampo televisivo e cinematografico. Whisky, dolcezza, sigarette, bellezza, jazz dappertutto. La sensazione di déjà-vu non lascia, neppure un attimo, il lettore.

Il progetto semplice. Cronaca, nella cornice degli anni Sessanta, di un ragazzo classe ’49 della provincia piemontese. Si chiama Leandro Tissor e il suo struggimento è che è perennemente alla ricerca di una donna di cui innamorarsi. S’innestano, qua e là, istantanee cinematografiche in cui Leandro fantastica di prendere il posto dei protagonisti maschili delle pellicole e corteggiare le donne che a questi si parano davanti. Scrive le lettere d’amore alle fidanzate per i suoi amici, a volte scopiazzando da Henry Miller, e lavora in cantiere nonostante abbia studiato. Poi si iscrive a un corso per allievi ufficiali di complemento, che lo porta prima ad Aosta e poi in Friuli. Un romanzo di formazione sentimentale ma forse troppo superficiale.

Fumettisti mancati. Scoordinata storia che procede su due binari. Uno, la storia di uno sceneggiatore e un disegnatore nell’atto di sceneggiare e disegnare un fumetto. Due, il fumetto di per sé. Entrambe le parti lasciano a desiderare.

La famiglia Rigolè. È definito un dramma in tre atti più uno. Personaggi contigui fisicamente, vicinissimi sul proscenio, che pare si parlino da distanze siderali. Sono echi lontani ed epigonali di Beckett, da Aspettando Godot o Finale di Partita o Giorni felici: un dramma di conversazione. È ora in seconda lettura. La prossima settimana sapremo il responso.

Intanto la seconda lettura di Donne, geometri, amori e allegria è stata dirimente: il romanzo purtroppo si ferma qui. Non ha mostrato un’abilità costante nel dispiegare sulla pagina l’humus lessicale proprio delle aziende.

Alla prossima puntata. Alla settimana prossima.

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