Olimpia Zagnoli

La magia del dialogo

Circolo dei lettori
il Circolo degli scrittori
4 min readMar 18, 2015

--

Platone nel Teeteto affermava che “è proprio del filosofo essere pieno di meraviglia: e il filosofare non ha altro cominciamento che l’essere pieno di meraviglia”. Parafrasando, possiamo estendere questo concetto anche alla ricerca che sta compiendo il nostro Gruppo di lettura in questi mesi. La ricerca di quel romanzo che susciti thaumazein, meraviglia per l’appunto. E nel cercarlo, sta scoprendo anche un altro tipo di stupore: la magia del dialogo dentro un romanzo.

Come un rabdomante di storie, il Gruppo è sempre alla ricerca di buone letture. Oramai ci mette poco a capire cosa sia di suo gusto e cosa no. L’uniformità di giudizio, però, fortunatamente, è tenuta alla larga. Ciascuno ha la sua testa, le sue idiosincrasie tipiche del lettore forte e che non si lascia “domare”, ma è anche bravo e saggio ad accordarla a quella degli altri. Il dubbio non è mai taciuto. Si prende la parola e si discute insieme. A volte qualcuno riconosce valido il parere di un altro che prima trovava nel torto: non è arrendevolezza ma la meraviglia che nasce dal dialogare attorno, dentro, su un romanzo. Certo, nascono quasi delle faide, piccole minoranze che sostengono quel libro e proprio non ammettano quell’altro, bisticci persino. Ma la maggioranza, quando esiste, è netta nell’accogliere o al contrario a sbarazzarsi di un romanzo. Oggi, ne abbiamo commentati sei.

Donne, geometri, rumori, allegria. Confessione, con spiccata propensione umoristica e corrosiva, di un consulente aziendale. Tra clan, cordate, colleghe, il weekend fantozziano con i colleghi e la dirigenza: ecco la vita che si fa in azienda. Quasi un Frédéric Beigbeder (l’autore di Lire 26.900, Feltrinelli, in cui metteva a nudo le dinamiche interne alla pubblicità) non dell’advertising ma dell’azienda tout court. Il posto di lavoro è ricco di spunti e il più delle volte motivo di poca felicità. Soprattutto se è vero ciò che sostiene Peppe Fiore nel suo ultimo romanzo Nessuno è indispensabile, uscito per Einaudi, e cioè che “i colleghi sono esseri umani fino a un certo punto”. Il romanzo è al momento in seconda lettura.

Il disertore. Didascalico romanzo di formazione che ha per protagonista uno studente sveglio, e meritevolmente esuberante, ma purtroppo poco interessante: il protagonista maschile ha un qualche mordente ma il narratore glielo toglie con l’andatura compassata con cui conduce il lettore a conoscere i fatti.

Il cuore solitario del Sergent Pepper. Giallo ambientato in una città d’invenzione e in particolare nel suo cuore musicale. È qui che avviene l’omicidio che dà il via alle indagini. La storia fluisce, ma non cattura. Non è uncinata, il lettore se la vede scorrere sotto gli occhi, ne trae un qualche piacere, ma non ci finisce dentro dalla testa ai piedi. In una detective story è importante che il lettore sia catapultato tra i personaggi del romanzo. L’incolumità di chi legge un giallo è a rischio. Tutto deve trascinarlo dentro la storia. E qui questo non avviene completamente.

Il mistero della casa dei morti. Un ragazzo di provincia che arriva a Torino per iscriversi al Politecnico va a stare dalla zia, “figura segaligna, dallo sguardo gelido e il volto pieno di rughe, senza mai l’ombra di un sorriso, che parlava alla mamma dandole del lei”, che risiede in un antico castello. Da qui, da una delle tante finestre, una sera vede una ragazza, Morgana, che vive segregata e inizia a comunicare con lui scrivendo su dei fogli che poi appoggia alla finestra, affinché lui li legga. Un cunicolo tra le due case. Misteri distanti secoli e un manoscritto in francese che rivela la storia di un principe polacco… Lo stile del racconto non convince, si rivolge a un pubblico di ragazzi o a un lettore adulto? La mancanza di chiarezza alimenta certe altre zoppie. Il giallo inoltre andrebbe congegnato meglio e l’intoppo viene sciolto in modo troppo facile.

Il coraggio del pavone. Il pavone è l’aquilone che la ragazza protagonista della storia cercava fin da piccola di far volare. È un romanzo di formazione di ambientazione piemontese. Monica imparerà che l’aquilone prende il volo quando lei gli dà corda, quando gli consente quel briciolo di margine, di libertà che lo faccia salire in alto, lontano. C’è la materia ma la convenzionalità con cui è scritto lo depotenzia. Al momento è in panchina.

Storia di ingegno e agonismo. Il tono è fin troppo asettico, forse l’autore s’è dato questa formalità stilistica, quasi da saggio, proprio per scelta, ma risulta eccessiva. È la storia di Ciro, figlio nato in provetta di Marco e Anna, plusdotato intellettualmente e fisicamente, che gioca precocissimo nel Napoli Calcio. Ci sono dati, si chiamano in causa i testi di diversi filosofi, il timbro adottato per raccontare del talento del bambino prodigio è secco, da statistica ma anche attraente. L’amore per Claudia. Ciro il calciatore e Ciro l’alpinista. Le interviste, i premi e ricevimenti. La lista delle montagne scalate. Un paio di episodi a luci rosse, abbastanza riusciti. Le sue immersioni. Le scalate e il rapporto con la barca. La traversata circumpolare. Il bungee jumping e il viaggio nello spazio. E d’un tratto “una acuta forma di demenza degenerativa frontotemporale”. È un testo che va imbrigliato: qualcosa di buono, in nuce, in questa scrittura quasi robotica, c’è. Si potrebbe consigliare all’autore di dare un’occhiata al protagonista di Correre di Jean Echenoz, in Italia uscito per Adelphi. Oppure, leggere di Andrea Bajani Qui non ci sono perdenti, Pequod. Al momento, per la nostra gara, è un no.

E allora continuiamo a leggere, a dialogare, e a meravigliarci, se possibile.
A giovedì prossimo. La gara è sempre più nel vivo.

--

--

Circolo dei lettori
il Circolo degli scrittori

Il primo spazio in Italia dedicato a chi legge, per passione o mestiere. Dieci sale, un bar e oltre cento eventi ogni mese tra libri, musica e arte.