Ma lei veramente una mattina si è alzato ed era uno scarafaggio?

Circolo dei lettori
il Circolo degli scrittori
4 min readMar 31, 2015

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Ci sono mestieri e mestieri. È indubbio che ciascun lavoro possieda il proprio fascino, ma è altresì vero che alcuni lavori producano una curiosità maggiore… Vuoi perché si tratta di mestieri più intellettuali, vuoi perché sono di più difficile definizione, fatto sta che, tra i tanti, quello dello scrittore suscita interesse in chi — non solo fra i lettori — desideri conoscere i “retroscena” della produzione di un romanzo. Interrogativi sul modo di lavorare, quante ore si passa davanti al foglio bianco, se un libro nasce da una folgorazione o è un lento costante metter parola dopo parola… E poi correggere, ridefinire, limare. E ancora, soprattutto, la giornata tipo di uno scrittore: il rapporto con il proprio editor, quanto di autobiografico entri in un libro e via discorrendo.

Oggi in Sala Lettura questo solletico ha suggerito al Gruppo una manciata di questioni, indice di un rapporto che tra lettore e scrittore si vorrebbe sempre molto confidenziale. Abbiamo così scoperto — rispetto al modo in cui il romanziere propone un testo in casa editrice — che a ogni autore corrisponde un peculiare rapportarsi con l’editor. C’è chi già in fase di scrittura vuole parlare del libro cui sta lavorando: glielo inizia a raccontare, appuntandosi magari le osservazioni ricevute. C’è un tipo di scrittore che procede quasi capitolo dopo capitolo, in un dialogo che invece a molti suoi colleghi sembrerebbe precocissimo. Questi altri, infatti, consegnano il loro romanzo in casa editrice solo ed esclusivamente una volta che è definitivamente concluso. Durante la stesura non ne parlano con nessuno: questi scrittori lavorano, ci dicono gli editor, come “in un bozzolo chiuso”.

Un’altra questione — la questione per eccellenza — con cui i lettori sono soliti pungolare gli scrittori è: Mi scusi se glielo domando, ma lei questa storia l’ha vissuta veramente? Di norma qui l’ego dello scrittore gongola un po’ meno rispetto al solito. Le risposte sono vaghe, a volte risentite; c’è del dispiacere nel sentirsi porre sempre lo stesso interrogativo.

Ma qui, oggi, nessuno può dispiacersi. Dati i tre testi letti e vagliati questo giovedì, se chiedessimo a ogni autore se davvero ciò che ha scritto nel proprio romanzo ha a che fare con una personale esperienza vissuta, uno solo — facilmente riconoscibile — direbbe di sì. Gli altri due, a meno di autori alieni o autori pagliacci, sono frutto di finzione punto e basta. Siamo così arrivati alla regola: un terzo è autobiografico, due terzi è invenzione. Ecco le proporzioni segrete. (ps. La regola è buona per essere smentita la volta successiva, ovviamente).

I sogni cosmici di Iside. Una narrazione fantastorica, un mito ambientato “nella dimensione magica dove il tempo e lo spazio cambiano continuamente rotta, senza rispettarne i confini”. Iside, figlia di Vulcano e sorella gemella di Osiride. Pulviscolo interstellare, nebulose cosmiche e luce biancoargentata fanno da scenografia ai percorsi di Iside che “avvolta da un leggero vento lunare, accompagnato da una dolce sinfonia, poteva finalmente penetrare nella tenue realtà”. L’incontro con le Fate della Luna e il primo sguardo sulla Terra di Eva, Narciso e il balzo nel Futuro. Tante altre costellazioni e galassie attendono Iside! C’è il Pianeta H, il Pianeta rosso detto anche Ares, l’Oasi di Ios… Una somma di cosmogonie proprie di chi scrive, messe su carta. Manca purtroppo il piglio autoriale, e una linea narrativa cui il lettore abbia accesso.

Il clown. In principio ci sono sei bambini peruviani scomparsi nelle prossimità di una villa. E “poco importa se sono peruviani”, come fa notare il Questore nel pretendere dall’Ispettrice la massima solerzia nella soluzione del caso. La vicenda è ambientata in una ricca cittadina di villeggiatura ligure. A una medium appare in trance un clown che le dice di essere il proprietario defunto di quella villa e l’avverte, disperatissimo, che tra quelle mura si stanno compiendo atti di violenza cui bisogna mettere quanto prima un freno. L’Ispettrice che conduce le indagini si avvale di un collega in pensione per smascherare i trucchi che davano alla villa quell’aria da incubo: le presenze che parevano fluttuare erano solo lenzuola che oscillavano per via delle correnti d’aria. La scoperta finale: ci sono degli uomini nella vita, e al di sotto di una botola hanno sequestrato i bambini “poco importa se peruviani”. È breve, non è un romanzo, e ricorre talvolta a stereotipi del genere giallo e poliziesco.

I non luoghi. Viaggio in Sicilia. Due persone si amano e quando lui lascia lei, questa decide di partire per un viaggio in Sicilia. Dato questo spunto, la storia è bell’e che avviata e anche risolta. Prende il via infatti una costruzione — talvolta un po’ confusa — di un narratore esageratamente inaffidabile. È una bella scrittura di fisicità, suggestiva nell’evocare gli stati d’animo e con buone impennate liriche che assecondano una visionarietà potente: ciò che debilita il testo, però, è questo narratore pericoloso, ambiguo. È un esercizio di scrittura più per sé che per gli altri. I lettori, diremmo così, rimangono al palo.

Alla prossima settimana. Sempre più a ridosso della scelta finale. Quali saranno i due testi che troveranno ospitalità nella piattaforma di BookaBook? Continuate a seguirci.

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