CLAROQUESÍ. CARTOLINE DALLA RIVOLUZIONE di Manuela Iannetti

IL COLOPHON
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[Antonio Tombolini Editore]

“Quanto deve essere grande un cuore, per poterne lasciare un pezzo a ogni persona che incontri?”
Sette anni fa, tre giovani donne atterrano a La Habana, prima tappa di un viaggio che le condurrà attraverso la conoscenza di un mondo lontano da quello a cui sono abituate, incontro a un destino inevitabile: Cuba è un paese che lascia segni, nel corpo, nel cuore e nell’anima.
Per qualche settimana, da lettrice, ho viaggiato come bagaglio a mano delle tre fanciulle, su una giostra fatta di quelle sensazioni forti che un viaggio può lasciarti dentro.
Claroquesí è la prima pubblicazione della collana Roads, neonata in casa Antonio Tombolini Editore. Il libro di Manuela Iannetti non è solo un libro di viaggio. È un percorso di vita, un’avventura che costringe il lettore a seguire lo stesso cammino che le tre donne hanno vissuto.
Sono stata catapultata immediatamente in un mondo che ho percepito diverso, lontano dalla mia mentalità ma non per questo sbagliato. Ho toccato, attraverso le parole, il senso di libertà e di diversità che vive chi si avvicina a Cuba. Una sensazione che ti trascina per le strade de La Habana, nei vicoli di Trinitad, lungo la Carretera Central o nei Cayos.
Chi si avvicina a Claroquesí pensando di trovarsi di fronte a una guida turistica commette uno sbaglio. Nel diario della Iannetti c’è la vita vera.
Il viaggio comincia a La Habana, dove al loro arrivo si scontrano con alcune noiose questioni pratiche da sbrigare, mentre il corpo reclama cibo, acqua e un letto.
L’effetto che Cuba provoca sulle tre donne, e anche su di me che cammino al loro fianco, è quello di un paese dove si corre per vivere e poi si rallenta per ritrovare la leggerezza. La Habana è solo la partenza e lì torneranno alla fine. In mezzo ci saranno Santa Clara, Trinidad, i Cayos, Camagüey, Gibara, Holguín e ancora La Habana.
Riassumere in poche righe la storia di questo viaggio eliminerebbe il fascino di ritrovarsi immersi nelle strade colorate che le nostre amiche hanno percorso, quelle strade che sussurrano nomi importanti i cui volti sono appesi ovunque; la storia cubana non è solo storia, è un presente che vive in ogni strada, in ogni persona. Riassumere la storia di Manuela Iannetti vorrebbe dire dimenticarsi della pioggia che cade all’improvviso e del sole che la asciuga un attimo dopo. Vorrebbe dire dimenticarsi dei maros y cristianos, del mojito, della Bodeguita del Medio, di quegli uomini e quelle donne che per noi turisti hanno tutti lo stesso nome.
E allora, per evitare di dimenticare, è bene entrare, osservare, ascoltare attraverso gli occhi e le parole dell’autrice.
La prima cosa che noto subito è il confronto, senza giudizio, del mondo a cui siamo abituati con la vita di Cuba, con quel senso di leggerezza e libertà che traspare dal colore degli occhi e che, come un dardo, colpisce al cuore. In quegli occhi c’è tutto, ci sono domande, risposte, c’è la richiesta di aiuto, c’è amore.
Alcune frasi colpiscono e feriscono. Contengono un sentimento trattenuto e poi esploso. Per questo motivo l’approccio a Claroquesí non può essere di distacco; non ci sono controindicazioni e neanche precauzioni da adottare, è sufficiente un animo empatico e la voglia di lasciarsi andare alla commozione assicurata.
Manuela Iannetti racconta il suo viaggio con una capacità stilistica che incanta. La scrittura dell’autrice è fluida, pulita, scorrevole come l’auto lungo la Carretera Central. Ho apprezzato le pagine che parlano dei luoghi e descrivono la natura; la Iannetti ha una penna che incide, disegna i tratti dei volti, le movenze, gli sguardi delle anime che ha incontrato lungo il cammino.
E poi c’è molto di più: un trasporto profondo verso luoghi e persone che ti cambiano e lo sai appena atterri a La Habana che quel viaggio non sarà indolore, che rimarrà tatuato sulla pelle, nel sangue e nella carne.
Ci sono autori che sanno usare le parole per parlare ai cuori, sanno trasmettere un film di colori, sapori, odori e musica e trattano i sentimenti con grazia, mostrandoceli per quello che sono. E la Iannetti è fra questi.
Claroquesí è una cartolina da Cuba; sul retro una frase:
“Non potrei più tornare, non lo sopporterei”.

Roberta Marcaccio

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RIVISTA DI LETTERATURA DI ANTONIO TOMBOLINI EDITORE