FOTOGRAMMI IN 6X6 di Michele Marziani

IL COLOPHON
IL COLOPHON

--

[Antonio Tombolini Editore]

Scatti. Fotogrammi. Attimi colti con l’occhio esperto del pittore. O di colui che usa l’obiettivo per catturare un particolare. Quello che fa la differenza.
Nella fotografia, nella pittura, nella musica, nella danza, nella letteratura, io credo che questo sia l’essenza: fare la differenza.
Sono tre fotogrammi, tre momenti della vita di Stefano, un bambino che odia la diseguaglianza, si avvicina ai disadattati, agli emarginati, e si schiera dalla loro parte. Un bambino che vediamo crescere e diventare un uomo con idee e ideali profondi: dal piccolo Stefano dei castelli di sabbia e dei viaggi in treno che diventa amico di chi nessuno vuole, al grande Stefano che sceglie la giustizia come stile di vita e si barrica dietro un rumoroso silenzio.
Fotogrammi in 6x6 è musica costruita con le parole. E in mezzo c’è la vita di Rimini, quella dei difficili anni Sessanta, gli anni del cambiamento.
Stefano vive a San Giuliano, vicino al borgo dei pescatori. La scuola che frequenta è quella di via Matteotti, la Decio Raggi. Il parco dove gioca con gli amici è un angolo di verde incastrato in via Madonna della Scala, con lo scivolo grigio.
Per me, che ci sono nata, è come passeggiare tra le vie della mia Rimini, lungo il porto canale, per le strade della città vecchia, oggi ristrutturata, e annusare l’odore pungente del mare.
Fotogrammi in 6x6 racchiude tre pellicole, scattate in periodi distanti e formate da tante immagini che ritraggono la vita degli adulti e dei bambini in quella lingua di terra, delimitata dal parco XXV Aprile, dal fiume Marecchia, dal porto e dal mare e che se la guardi dall’alto appare come un’isola collegata alla terraferma da quattro ponti.
Una striscia di terra che dal parco si spinge verso il mare e termina su quella spiaggia che i riminesi conoscono come la Barafonda, una zona il cui nome è legato alle tante leggende del fiume Marecchia e di San Giuliano.
Barafonda è anche il titolo di un altro romanzo di Marziani. Una storia, quella di Franco Botteghi, legata a quel lembo di terra acquitrinosa, così vicina al mare e al fiume e costantemente allagata. A fondo, appunto.
Leggere Fotogrammi in 6x6 è come visitare una mostra fotografica dedicata alla Rimini degli anni Sessanta: istantanee che costituiscono i miei ricordi di bambina. C’è la vita dei pescatori, degli albergatori, dei turisti. Ma anche dei migranti. Di coloro che hanno scelto Rimini come propria dimora. Di gente la cui esistenza era legata al mare, al fiume, all’acqua. Quell’acqua che ha segnato e arricchito la nostra città.
Leggere Barafonda è avvicinarsi alla vita di mare, alla povertà dei pescatori, alla loro grande umiltà e intraprendenza. È scrutare nella vita del Botteghi, un medico fallito, con una carriera alle spalle e il nulla davanti. La vita toglie, la vita dà. Forse non gli dà quello che lui vorrebbe; gli restituisce qualcosa di nuovo, di sconosciuto ma ugualmente apprezzabile: il mare. E nella nuova vita trova persone che lo apprezzano per quello che è senza ricordargli ciò che è diventato, lo stimolano a intraprendere una vita diversa e a raccoglierne i frutti.
Stefano e Franco, due vittime della vita e delle loro scelte. Hanno molte cose in comune.
La città in cui vivono, addirittura la stessa lingua di terra: San Giuliano borgo per Stefano e San Giuliano Mare (la Barafonda) per Franco. Gli ideali per cui lottano: le diversità sociali e l’aiuto ai bambini. Le sbarre che incontrano: in acciaio per entrambi.
È la forte umanità, il sentimento che prevale nelle pagine che parlano di vite difficili racchiuse in una città in cui la diversità è di casa.
È la forte umanità, legata a uno stile impeccabile, quello che rimane, alla fine di una lettura senza respiro.

“Un giorno ti chiederai perché sei cresciuto con me, ma io non avrò l’età e neppure la memoria per risponderti. Per questo ti scrivo ora che dormi sulla coperta dei giochi. Hai la bocca aperta e respiri forte. Anche tuo padre quando era un bambino aveva questo respiro potente e rumoroso. Adenoidi diceva il dottore, ma io pensavo che fosse un modo per farsi sentire, per dire che c’era, per far sapere dov’era. Proprio come oggi che ostina quel silenzio che passa davanti agli occhi in televisione. Un silenzio che fa un rumore che è un boato, come tu che sei stanco e respiri la vita”.

Proprio così, senza respiro…

Roberta Marcaccio

--

--

IL COLOPHON
IL COLOPHON

RIVISTA DI LETTERATURA DI ANTONIO TOMBOLINI EDITORE