THIS MUST BE THE PLACE

IL COLOPHON
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racconto di Massimo Lazzari

“There was a time before we were born
If someone asks, this where i’ll be… where i’ll be”
[Talking Heads, 1983]

Davide e Claudia sono in macchina, respirano tranquilli. La vecchia Golf verde pisello è parcheggiata nel piazzale della “Barafonda”, vicino al porto di Rimini. La zona non è certo l’ideale per appartarsi. Negli ultimi anni è diventato il ritrovo di eroinomani, spacciatori e gente in generale poco raccomandabile.

D’altronde sono soltanto le sei del pomeriggio. Anche se la nebbia sta salendo veloce e la fioca luce del giorno sta cedendo il passo all’oscurità, è ancora un orario in cui due giovani amanti possono “parcheggiare” senza correre alcun rischio.

I finestrini appannati li nascondono allo sguardo dei rari passanti. L’abitacolo dell’auto è accogliente, i bocchettoni sparano aria calda che accarezza i corpi ancora seminudi dei due ragazzi.

Davide è seduto al posto di guida, armeggia con l’autoradio alla ricerca di musica adatta alla situazione. Claudia lo fissa con tenerezza e muove le dita sinuose all’interno della folta chioma di Davide. Adora quei lunghi capelli ricci, in gran parte già incanutiti. È forse ciò che ama più in Davide: un segno che le ricorda che anche lui, nonostante tutto, è in realtà un essere umano. Non hai mai avuto il coraggio di rivelargli questi pensieri.

«Allora tesoro, come va l’università?» gli domanda, giusto per tentare di avviare una conversazione. Per provare a se stessa che non è solo il sesso la ragione che li spinge a incontrarsi tutti i fine settimana.

Davide, senza smettere di tormentare l’autoradio, le risponde distrattamente: «Benissimo! Tra due settimane ho l’ultimo esame e poi potrò iniziare a preparare la tesi».

Claudia finge di rallegrarsi per lui. Davide frequenta la Bocconi. Vive a Milano tutta la settimana, poi quando scende nel weekend deve districarsi tra la famiglia, gli amici e la squadra di calcio. Se resta un po’ di tempo anche Claudia è contemplata, ma non necessariamente. Lei sa benissimo che non può chiedere di più in questo momento. Sa anche che, una volta laureato, sarà peggio.

«Hai già deciso cosa fare dopo?» gli domanda, esitante. Spera in una risposta che però non potrà mai giungere. Spera che lui dica qualcosa tipo: pensavo di tornare a Rimini, cercare un lavoro in banca, sposarti e fare un sacco di bambini. Come no.

«Ho diverse opzioni a disposizione», risponde Davide con sufficienza, come se stesse spiegando una cosa elementare a un bambino duro di comprendonio. «Potrei cercare di entrare in una grande multinazionale, a Milano o anche all’estero. Oppure potrei lanciarmi nella consulenza aziendale».

Claudia aggrotta le sopracciglia. Quelle parole altisonanti la lasciano perplessa. Non riesce proprio a condividere l’entusiasmo di Davide. Il quale però la spiazza un istante dopo, esclamando: «Oppure potrei diventare un calciatore professionista!»

Claudia sa che Davide è un ottimo giocatore. La domenica a volte va anche a vedere le partite della sua squadra, mischiandosi agli amici e alle fidanzate ufficiali degli altri giocatori. Era in tribuna anche alla partita contro il Novafeltria, diventata famosa grazie all’articolo apparso su un giornale locale, in cui si celebrava l’ottima prestazione di Davide. Quante volte ha dovuto sorbirsi nei mesi successivi il racconto esaltato di quella partita. Però da qui a diventare un calciatore professionista.

«Il mister mi ha paragonato a Roberto Baggio», sentenzia fiero Davide, fissando Claudia con sguardo eloquente.
«Chi?» ribatte lei, confusa.
«Roberto Baggio. È un giovane giocatore della Fiorentina. Ha solo ventun anni e pare che a breve verrà convocato in nazionale».

Claudia continua a fissare Davide senza sapere cosa rispondere. È serio o sta scherzando? Lui la ignora, prosegue il suo volo pindarico.

«Alcuni osservatori di un importante club di Serie B sono venuti a vedere l’ultima partita. Il mister ha detto che sono rimasti impressionati dalla mia classe e dalla mia visione di gioco. Mi hanno proposto di fare un provino il mese prossimo».

Claudia è sempre più atterrita. Il calciatore? Non l’aveva mai immaginata da questa prospettiva, pensava fosse solo uno stupido modo di impegnare le domeniche mattina. Invece ora Davide le sta dicendo che potrebbe farlo come mestiere. La cosa la elettrizza, chissà come la invidierebbero tutte le amiche. Allo stesso tempo però, è terrorizzata. Ha una vaga idea di come possa essere la vita di un calciatore: soldi a palate ma, soprattutto, donne bellissime a disposizione.

«Questa mi piace un sacco!» esclama Davide interrompendo il corso dei suoi pensieri. Finalmente ha trovato una stazione che trasmette un pezzo di suo gradimento. Ruota la manopola per alzare il volume e le note riempiono l’abitacolo.

«L’ho già sentita. Di chi è?» mormora Claudia pensierosa.
«È This must be the place, dei Talking Heads», risponde Davide con sicurezza.
«Si è vero. Ma dov’è che l’abbiamo sentita già?»
Davide sorride trionfante. Adora dare prova della sua formidabile memoria. «È nella colonna sonora di Wall Street. Il film che abbiamo visto al Settebello due settimane fa».
Claudia si illumina. Le è piaciuto tanto quel film, con Michael Douglas nel ruolo di uno spietato squalo dell’alta finanza. Guarda Davide e inizia ad elaborare un pensiero audace, impronunciabile.

Davide anche questa volta la lascia senza parole. Sembra averle letto nella mente. La fissa con aria solenne, lo sguardo è determinato. «Non farò il provino. Non voglio diventare un calciatore di Serie B. Voglio diventare Gordon Gekko!»

Il racconto This must be the places è uscito nella raccolta di Massimo Lazzari Quando guardo verso Ovest (Antonio Tombolini Editore). La genesi, l’autore, la racconta così:

«Come tutti i protagonisti dei racconti di Quando guardo verso Ovest, anche Davide è reale. È il fondatore dello studio di consulenza per cui lavoro da tanti anni, un amico ancor prima che un capo, come me riminese di nascita e bolognese di adozione. Quando ho iniziato a pensare a questo libro, non ho avuto dubbi sul fatto di dedicare a lui uno dei racconti. Più difficile è stato scegliere la canzone che ne avrebbe dovuto fornire il titolo. Nella decisione finale di This must be the place dei Talking Heads sono intervenuti principalmente due fattori: Davide assomiglia fisicamente a David Byrne, il frontman della band, e caratterialmente a Gordon Gekko, il protagonista del film Wall Street. Chi si aspettava ragionamenti più sofisticati dietro le scelte compositive di Quando guardo verso Ovest probabilmente sarà rimasto deluso. Così come probabilmente è rimasta delusa Claudia quando, qualche anno dopo i fatti narrati, Davide l’ha lasciata senza troppe spiegazioni».

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RIVISTA DI LETTERATURA DI ANTONIO TOMBOLINI EDITORE