UN WEEKEND POSTMODERNO di Pier Vittorio Tondelli

IL COLOPHON
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[Bompiani]

Che fosse frocio lo si immaginava. Ma non frocio alla Pasolini, che si era immolato in un rilancio verso la morte nella roulette fascista della strategia della tensione, come un cristo che, alla fine di un viaggio al termine della notte cèliniano, aveva voluto mostrare le sue stimmate di sangue e di carne immolate nella solitaria notte democristiana di efferati golpe alla Junio Valerio Borghese e di servizi segreti deviati alla Giannettini, intento in veneto soliloquio con i sanguinari e sanguinosi Freda e Ventura, mentre Mariano Rumor declina i suoi padrenostro e avemaria in un rosario che ottunde la nazione italica sin dalle elezioni politiche del 1948. Frocio invece alla San Fernando Valley, frocio à la John Holmes che, in crisi d’astinenza di grana e di sostanze psicotrope, accettava di girare filmini hard vis-à-vis con baldi giovani in attesa di riscattare i suoi emolumenti nascenti da rapine compiute, forse in stato di trance ipnagogiche, in concorso con la family di Wonderland, ai danni di profeti palestinesi del crimine organizzato losangelino rispondenti al nome di Eddie Nash alias, all’anagrafe, Adel Gharib Nasrallah.
Distrutta sin dal suo nascere postbellico la gracile letteratura italica, perversamente annichilita dal bolscevismo radical chic dei Pavese e dei Vittorini, assisi come demoniaci Caronti nel mezzo del maelstrom della casa editrice del latteo Giulio Einaudi, gli anni Cinquanta. Sessanta e Settanta passano indenni attraverso le giaculatorie dei Mario Soldati e dei Piero Chiara, intarsiati come cumenda dalla facile scommessa in un bar di paese, e attraverso le incomprensibili e inutili declinazioni delle svariate avanguardie degne soltanto della lotteria nominalistica di qualche cadrega in qualche consiglio di amministrazione di perpetui festival cinematografici postmussoliniani o di qualche posizione di rendita nella eterna e romanocentrica radioaudizioniitaliane.
Arrivano così gli Ottanta, fumettari anni di declinazioni neo futuriste alla Vincenzo Sparagna e al nucleo indefesso dei sodali della Primo Carnera Editore. Cui prodest? A nessuno, ça va sans dire, se non a qualche redazione comunista in versione femminista rivisitata à la Oreste Del Buono. E la letteratura? Niente di che, se non il Tondelli di Un weekend postmoderno, che parla ai giovani così come San Francesco d’Assisi parlava agli uccellini. Ne nascono progetti del tutto procrastinabili come quello degli Under 25 che, a vederlo oggi, sembra la sceneggiatura pauperizzata di un movie on demand della kink.com di San Francisco dove l’unica cosa degna di nota è l’orgasmo mortale provato da una vittima di una gang di sadici bikers citata dall’eterno Thomas Pynchon nel suo nerissmo pulp Vizio di forma.
Perché parliamo di Pynchon, di San Francisco, di kinky porn? Ma è molto semplice. Perché il Tondelli arriva in ritardo su tutto, scoperto da chi è inesorabilmente fermo, suo malgrado va detto, alle atmosfere fetide e nebbiose dei cortili della Alma Mater Studiorum, in cui altro non si nota se non il pigiama coperto dal loden di qualche personaggio del Pazienza che coniugava movimento del ’77 e astrusi proverbi da famigliola alla Malavoglia rimasta nelle ambasce per qualche nipotino perso nella facoltà di lettere in attesa di un qualche concorso nella scuola pubblica.
Il Weekend postmoderno tondelliano è già morto prima ancora di nascere, sepolto dalla tragica grandeur craxiana che farà del porno alla Schicchi la sua bandiera e che verrà cantata dall’apocalittico Giuseppe Genna nazionale. Se Pavese e Vittorini hanno iniziato l’antropologica e scientifica distruzione della letteratura italiana a Tondelli va senz’altro la palma del distruttore definitivo che, come un Pol Pot rivierasco, confina ogni pallido tentativo narrativo nell’orrido campo di sterminio di ciò che è rimasto della letteratura italiana. Visto dall’alto non garrisce al vento nemmeno uno stendardo di morte se non quello di un tragicomico ed eterno Sorrisi e Canzoni TV.

Angelo Ricci

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RIVISTA DI LETTERATURA DI ANTONIO TOMBOLINI EDITORE