UNA VOCAZIONE ALLA SHORT STORY

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Antonio Tombolini Editore, la stessa casa editrice de Il Colophon, ha un catalogo ricco di raccolte di racconti di Roberta Marcaccio

Dal 2014 a oggi sono almeno una ventina le raccolte di racconti pubblicate da Antonio Tombolini Editore. Poche? Molte?
In un panorama editoriale in cui è difficile trovare case editrici che pubblichino short story, la scelta di Antonio Tombolini Editore è quasi una vocazione.
Partiamo dalle origini e analizziamo i dati raccolti.
Sono cinque, a oggi, le collane della casa editrice che puntano anche sui racconti: Officina Marziani, Oceania, Le Baccanti, Amaranta e Vaporteppa. La prima a lanciarsi nell’avventura delle pubblicazioni short è proprio quest’ultima, la collana diretta da Marco Carrara, con i primi titoli già nel 2014. Segue Officina Marziani, che inaugura il genere il primo di luglio dello stesso anno con Squilibri di Milvia Comastri. Per Oceania si dovrà attendere maggio 2015 perché la prima antologia possa vedere la luce (Eglia e altre storie di Elettra Bedon); Le Baccanti sfornerà la raccolta Viaggio di notte e altre storie di Alvaro Zerboni a dicembre 2015; Amaranta infine darà i natali a Pane, marmellata e tè di Carla Casazza a novembre 2016.
Un catalogo che può soddisfare il palato di quei lettori che amano le storie brevi; quelle che con poche parole, giuste e calibrate, sparano dritto all’anima.
È questo che i lettori si aspettano da una short story?
Sembrerebbe di sì. È quanto sostiene Ilaria Vitali, autrice e lettrice: “Le raccolte di racconti personalmente le ho sempre amate, anche se da lettrice talvolta mi rimaneva la voglia che un dato racconto non terminasse ma si trasformasse in romanzo. Recentemente ho letto la bella raccolta Quando guardo verso Ovest di Massimo Lazzari, che mi ha riempito di visioni e riflessioni. Una piccola antologia di cuore, ben scritta e ben strutturata”.
A differenza delle altre case editrici italiane, Antonio Tombolini Editore ha scommesso sui racconti. Sfogliando fra i titoli e i generi letterari presenti a catalogo, il lettore può trovare storie per tutti i gusti.
Cerchiamo di capire perché la casa editrice di Antonio Tombolini ha detto di sì ai racconti.
«Io non credo che in Italia i racconti non si leggano» sostiene Michele Marziani, direttore editoriale di Antonio Tombolini Editore «come dicono la maggior parte degli editori allargando le braccia. Credo piuttosto che in Italia i racconti difficilmente si pubblichino e, anche per questa assenza di prospettiva, ancor più difficilmente si scrivano racconti belli. Ovviamente ci sono delle eccezioni, però mi piaceva l’idea che Antonio Tombolini Editore rompesse questo cortocircuito e provasse a pubblicare narrativa breve. Perfetta da leggere ad esempio negli spostamenti casa-lavoro, sulla metropolitana, in treno, in autobus. Capace, soprattutto, di arrivare al cuore in pochi e intensissimi passaggi».
La stessa cosa sostiene Ilaria Vitali: «…mi aspetto di trovare racconti ben costruiti, piccoli surrogati di storie esemplari la cui brevità è dettata dall’urgenza di esprimere qualcosa che arrivi dritto all’attenzione del lettore».
Quello che conta quindi è scrivere storie intense che colpiscano il cuore del lettore. Racconti indimenticabili.
È questo il segreto?
Proviamo a indossare l’abito del lettore-critico e analizziamo alcune antologie pubblicate dalla casa editrice.
Quando guardo verso Ovest di Massimo Lazzari, collana Officina Marziani.
Trentatré storie associate ad altrettanti brani rock che hanno segnato gli anni dell’adolescenza di molti di noi. Con una scrittura pulita e senza troppe istruzioni per il lettore, Massimo Lazzari dipinge storie che contengono viaggi di vita, scendendo nell’inconscio del personaggio e di conseguenza in quello del suo lettore. Sono racconti corti, senza fronzoli, senza quegli arricchimenti inutili che, spesso, annoiano. Non spiega, Lazzari; fa vedere. Non eccede in parole; usa quelle giuste. Eccelle per originalità, spirito di libertà e leggerezza. Ricorda Carver, ha tratti che somigliano al grande autore americano famoso per i suoi racconti asciutti, per finali sospesi, per storie che restano nella memoria.
Boris e lo strano caso del maiale giallo di Manuela Iannetti, collana Officina Marziani.
Ironia è la prima parola che sale alle labbra mentre si scala la montagna di storie che Manuela Iannetti dipinge con una scrittura molto particolare. Sì, Boris e lo strano caso del maiale giallo si ricorda per l’ironia, la profondità, l’introspezione ma anche per la penna dell’autrice. Piccante, sottile, ma leggera come una pennellata di colore sulla tela. Sarà il giallo contenuto nel titolo, ma mentre leggi vedi i colori. Che non sono sempre sgargianti e solari ma ci sono. E colpiscono.
Punti e interrogativi di Manuela Bonfanti, collana Oceania.
Ricorda la scrittura della Serrano o della Mastretta. Una scrittura al femminile. Quattordici storie di vita vera. Quattordici domande e relativi punti interrogativi. Non sempre c’è una risposta, anzi, quasi mai. Forse una risposta non serve, quello che conta invece è porsi delle domande. È quello che Manuela Bonfanti tenta di spiegare con il suo Punti e interrogativi, mentre affonda la penna in temi non sempre comodi, non sempre semplici; temi che ci lasciano con molti dubbi aperti e ricordano alcune cicatrici sociali del nostro tempo.
Viaggio di notte e altre storie di Alvaro Zerboni, collana Le Baccanti.
Dalla sapiente penna del direttore di Playboy una carrellata di perle erotiche di una squisitezza unica. Sono eleganti e piccanti, storie di tutti i giorni o insoliti viaggi che svelano un retrogusto decisamente osé. Con un tratto di penna che lascia a bocca aperta Alvaro Zerboni disegna i vizi del nostro tempo con mano leggera e un pizzico di seduzione che non guasta mai.
Pane, marmellata e tè di Carla Casazza, collana Amaranta.
Il giallo e il rosa sono i colori legati alla solarità e alla bellezza, qualità che appartengono a Beatrice, la protagonista degli episodi di Pane, marmellata e tè. Giallo-rosa perché ogni storia contiene un omicidio su cui Beatrice dovrà indagare mentre, sullo sfondo di ogni vicenda, nasce una storia d’amore fra lei e l’agente di polizia. Per i profumi, i colori, le sensazioni, Pane, marmellata e tè ricorda molto la Miss Marple di Agatha Christie. Beatrice è giovane e bella, ha arguzia, simpatia e un bel sorriso sempre stampato sul viso. È uno spirito battagliero, di quelli che non lasciano nulla di incompiuto e, per queste sue qualità caratteriali, appassiona chi le si avvicina, dai personaggi al lettore. Una bella penna, chiara, lineare, asciutta. Una lettura che scorre leggera e tiene compagnia in un pomeriggio antistress.
In base a quale criterio vengono selezionate le short story? Come capire quali sono i racconti che meritano di essere pubblicati?
«Tutta la narrativa che passa nelle mie collane Officina Marziani e Oceania» spiega Michele Marziani «segue un solo criterio: deve emozionare il lettore che è in me. Solo questo. Non uso nessun altro parametro. Non mi importa la biografia dello scrittore. Meno che meno mi importa l’eventuale vendibilità sul mercato».
Bei racconti esistono, come esistono bei romanzi. Molti scrittori reputano sia più facile scrivere storie brevi; ed allo stesso modo sono convinti che sia più facile pubblicarle.
Forse è così e forse non lo è.
Certo è che occorre avere apertura nei confronti di un genere che in Italia stenta a decollare.
Non tutte le case editrici sono disposte ad affrontare la sfida del racconto, perché il libro, inteso come prodotto, è business e come tale deve fare guadagnare.
Se le case editrici non sono disposte a pubblicare racconti gli scrittori dovrebbero smettere di scriverli? Io credo che oggi abbiamo imparato una cosa: il racconto, ancor più del romanzo, deve bucare l’anima del lettore, tirare fuori dalla pancia quello che lo fa tremare, essere indimenticabile. Se l’autore riesce in questo, il racconto funziona e merita di essere pubblicato. E con queste caratteristiche nessuna casa editrice può dire no.
Antonio Tombolini Editore l’ha dimostrato.

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RIVISTA DI LETTERATURA DI ANTONIO TOMBOLINI EDITORE