Didattica e digitale: come la mettiamo con la valutazione?

marco
Il digitale a scuola
3 min readFeb 4, 2012

Una delle questioni probabilmente più delicate, quando si parla di tecnologie integrate nella didattica, è la valutazione. E se in questo spazio Medium creato per approfondire i temi del mio saggio Il digitale e la scuola italiana ho spesso parlato di metodologie, di modelli pedagogici, delle nuove prospettive (il coding, la robotica) che si aprono per l’azione in classe, non ho però mai osato addentrarmi nel tema della valutazione, preferendo lasciarlo a chi lavora dentro la scuola come insegnante, educatore o formatore, quindi a contatto più diretto con il contesto.

Tuttavia ritengo utile riprendere qui un articolo di Teemu Arina, un giovane esponente della cosiddetta “intellighenzia digitale” sorta recentemente nel e grazie al web; l’articolo non è nuovissimo e ne avevo già scritto nel mio blog, ma ritengo sia ancora attuale perché sintetizza e sistematizza alcuni concetti importanti legati alla valutazione. Invito a leggere l’articolo integralmente, ma qui ne riassumo e traduco i passaggi più significativi, a partire da quello in cui Arina sostiene che “anche la valutazione deve basarsi su nuovi criteri e nuove competenze. Una valutazione che sarà quindi in divenire e non statica, e che tenga conto di come sia cambiato il pensiero di una persona e si sia sviluppata la capacità di risolvere i problemi non in modo isolato dal resto del mondo, ma proprio grazie alla connessione con il mondo stesso.”
Interessante, per quanto riguarda la certificazione delle competenze, la suddivisione in tre livelli:

– il primo livello è quanto noi stessi dichiariamo di sapere, pensando di conoscere le nostre effettive competenze.

– il secondo livello è quanto gli altri dicono di noi. Il concetto che sta alla base di questa valutazione è: il tuo progresso sta avendo un riscontro presso gli altri, ciò che elabori ha valore anche per gli altri, possono usarlo o farne tesoro o rimane invisibile perché non offre nessun apporto originale?

– Il terzo livello è il certificato ottenuto da un’autorità o da un’istituzione. Se prima era sufficiente una singola autorità a decretare una valutazione che venisse riconosciuta, ormai sono necessarie diversi gradi e diversi momenti in cui questa valutazione possa essere considerata significativa. Il flusso continuo in cui siamo immersi non permette di fossilizzare le nostre competenze né tantomeno il loro riconoscimento.

Il digitale e la scuola (ebook e cartaceo) non finisce all’ultima pagina, ma continua qui su Medium

La mente estesa

Mente, corpo e ambiente sono strettamente interconnessi e non separabili. Questo è un dato di fatto. Gli oggetti che fanno parte dell’ambiente giocano quindi un ruolo importante nel nostro processo congnitivo. Ora, questi strumenti stanno cambiando. Dalla tv siamo passati al web, dalla connessione fissa siamo passati a quella in mobilità. In sostanza, dalla memorizzazione siamo passati alla interazione, dalla trasmissione verticale alla condivisione orizzontale. Se è vero — come reputo lo sia — che “le tecnologie più profonde sono quelle che scompaiono, assorbite completamente nel tessuto della nostra quotidianità tanto da non distinguerle più da essa” (Mark Weiser), dovremo preparaci a non considerare più le tecnologie mobili (smartphone, tablet) per se stesse, ma iniziare a integrarle nel nostro ambiente, considerandole parte di esso. Solo in questo modo potremo iniziare a parlare concretamente di “scuola 2.0” ed educazione digitale. Solo in questo modo il paradigma educativo e didattico potrà essere ridiscusso su presupposti non negoziabili.

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Originally published at leggoergosum.wordpress.com on February 4, 2012.

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marco
Il digitale a scuola

redattore editoriale, scrivo di tecnologie applicate alla didattica.