Dietro i dispositivi, l’educazione

marco
Il digitale a scuola
3 min readOct 23, 2015

“Prima di tutto, se un insegnante usa i dispositivi mobili in classe, è perché ritiene che siano il meglio per i suoi studenti; in secondo luogo non si tratta del dispositivo, ma dell’apprendimento: è cosa si fa con i dispositivi che conta.”

Sono le parole di un insegnante scozzese, Fearghal Kelly, scritte in un post del suo blog intitolato “It’s not about the device, it’s about the learning”. E continua così: “Quello che è più importante, penso, è sviluppare l’abilità di guardare la tecnologia pensando: “come posso utilizzarla per lo scopo che voglio raggiungere?” e poi adoperarmi per far sì che ciò accada.”

Il post è da leggere integralmente, qui ne traduco liberamente solo i concetti principali. Per esempio la filosofia di Kelly, che si può riassumere in questa frase: “Si tratta del modo in cui vorrei affrontassero il mondo i miei studenti di fronte a un nuovo aggeggio tecnologico: non dicendo “non so come si usa”, ma piuttosto chiedendosi “cosa posso farci?”.

La conclusione dà il titolo al pezzo, ed è perentoria: “Basta essere ossessionati dai dispositivi, concentriamoci invece sull’apprendimento.”

Di articoli come questo ce ne sono ormai parecchi, nel web, e il concetto di fondo è quello che sta alla base anche del mio saggio Il digitale e la scuola italiana, un aggregatore ragionato, come mi piace definirlo, di tutto ciò che si è scritto e detto sull’argomento in questi ultimi anni. Il capitolo 3 (pp. 19–23) per esempio si intitola “Le premesse del digitale” e fa sempre piacere vedere la conferma di ciò che ho scritto da parte di persone molto più autorevoli di me. Una di queste è senza dubbio Marino Sinibaldi, direttore di Radio 3 (e molto altro ancora, ma non sta a me presentarlo) il quale, in un’intervista apparsa nello spazio Pappano in web (che raccomando caldamente a tutti gli appassionati di classica) espone e riassume alcuni punti essenziali di quella che molti chiamano “rivoluzione digitale”, etichetta che non dice nulla e anzi rischia solo di spaventare chi invece vorrebbe capirne di più. Nell’intervista Sinibaldi sottolinea molti elementi che compaiono nel saggio e che vado a schematizzare:

  • necessario superamento della dicotomia tra apocalittici e integrati a favore di una lettura critica del digitale, che vede tra le sue peculiarità più importanti la smaterializzazione dei contenuti.
  • Questo ha portato a una frammentazione della fruizione dei contenuti stessi, effetto anche della disintermediazione che ha moltiplicato le fonti a cui attingere dati e informazioni.
  • Cambiamento della dieta mediatica: dalla scarsità si è passati ad una abbondanza che rende sempre più necessaria un’operazione di filtro (la cosiddetta content curation)

I contenuti digitali oscillano quindi tra il necessario filtro e l’ambitissima attenzione (sempre più da considerare “la moneta del web”), dove l’elemento distintivo è la credibilità (termine quanto mai sfuggente e ambiguo, proprio per i fattori elencati poco fa). In questa intersezione è importante che intervenga ciò che nel titolo chiamo “educazione”. Un’educazione intesa in senso lato, sia come intervento didattico, ma anche e soprattutto come supporto necessario per un uso consapevole delle tecnologie, le quali determinano i modi e i tempi in cui accediamo alle conoscenze, condividiamo le informazioni e veicoliamo i contenuti.

In definitiva, la domanda da porsi è quella che riporto nel capitolo 4 e che ha fatto un’insegnante (questa volta italiana) ai genitori dei suoi giovanissimi studenti: “volete che vostri figli si avvicinino in modo corretto e consapevole alle tecnologie?”. Se pensiamo alla filosofia del professor Kelly menzionata all’inizio, si chiude un cerchio. E si pone uno dei tasselli basilari per la vera “educazione 2.0”, che non è fatta solo di dispositivi.

Se questo articolo ti ha interessato, visita il mio spazio Medium. Puoi anche scaricare un estratto del mio saggio Il digitale e la scuola italiana, di cui questo spazio funge da aggiornamento, integrazione e approfondimento.

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marco
Il digitale a scuola

redattore editoriale, scrivo di tecnologie applicate alla didattica.