L’innovazione non si installa in classe, ma cresce ai margini

marco
Il digitale a scuola
3 min readJul 11, 2017

Sto leggendo un libro interessante dal titolo Editori digitali a scuola, a cura di Roberto Maragliano; il libro è interessante per diverse ragioni e ritengo che dovrebbero leggerlo tutti, docenti, editori e dirigenti del MIUR; quando nel secondo capitolo si afferma che, in un paesaggio stagnante e restio ai cambiamenti come quello scolastico in cui convivono editori, istituzione scolastica e Ministero, la transizione verso l’integrazione del digitale in classe non può avvenire se non a partire dal basso, la cosa mi ha fatto ricordare un post che guarda caso avevo scritto proprio a luglio, ma del 2012, cioè ben cinque anni fa. Il post era incentrato su un articolo intitolato “Teaching innovation is about more than ipads in the classroom” (l’innovazione didattica è qualcosa di più che ipad in classe), in cui l’autrice — in somma sintesi — scriveva:

L’innovazione non è qualcosa che si installa, ma che cresce, e spesso lo fa ai margini.
Il problema è che gran parte dei curricula delle scuole di oggi sono chiaramente connessi a quelli del ventesimo secolo.
Le migliori scuole storicamente preparano i loro studenti per la realtâ sociale ed economica del loro tempo. Il nostro sistema educativo è stato strutturato ad ogni latitudine per andare incontro alle esigenze sociali ed economiche della rivoluzione industriale, una realtà quindi indubbiamente votata alla standardizzazione.
Il mondo sociale ed economico di oggi richiede invece persone con spirito critico che lavorino in modo collaborativo alla soluzione di problemi.
La tecnologia non fa che ampliare lo spettro dei modi in cui individui e gruppi possono accedere a, costruire e veicolare conoscenza.
L’educazione scolastica, per la sua maggior parte, non sta seguendo queste linee formative.

L’attuale sistema supporta l’innovazione?
L’innovazione, accompagnata o meno dalla tecnologia, dalla valutazione o dall’istruzione, richiede tempo e spazio per la sperimentazione e un’alta tollerenza all’incertezza.

Innovazione dal margine
Il margine può essere costituito da una piccola percentuale dell’orario scolastico che venga dedicata ogni settimana alla sperimentazione (…); comunque sia, insegnanti e studenti devono essere supportati in questa esplorazione nei territori dell’incertezza. E qui sta il punto critico, perché incertezza e sperimentazione sono percepiti come una perdita di tempo all’interno del modello corrente, dal momento che incombe sempre il programma da rispettare.

Gli ambienti d’apprendimento del futuro sono in incubazione. È qui che risiede la sfida: gli ambienti d’apprendimento che non esistono non possono essere analizzati. Muoversi nel terreno dell’ignoto richiede spirito pioneristico. Helen Keller ci ricorda una verità non solo della nostra epoca, ma di sempre:
“La sicurezza è solo una superstizione. Non esiste in natura ed evitare il pericolo non è più sicuro, a lungo termine, di quanto non sia l’esporvisi. La vita o è un continuo osare, o è niente.”

Il mio post poi si chiudeva riproponendo il giustamente famoso intervento a TED di Sir Ken Robinson La scuola uccide la creatività (con sottotitoli in italiano). Sono 20 minuti di puro godimento intellettuale. Buona visione.

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marco
Il digitale a scuola

redattore editoriale, scrivo di tecnologie applicate alla didattica.