In viaggio verso Ulan-Ude

Filippo Sala
Il Grande Mercoledi
2 min readOct 1, 2018

Giorno 24–13 Ottobre

Alle 9:00 parte il mio treno per Ulan-Ude. Fa freddo, ma decido di fare un nuovo tragitto a piedi verso la stazione.

Ho molto sonno, dormirò spesso durante il tragitto. Ci sono dei risvolti positivi. Ad esempio i risvegli, stupendi.

Il lago Bajkal alla mia sinistra, montagne innevate in lontananza, la steppa con greggi di pecore, cavalli e casette in legno siberiane in ogni dove. Un tratto bellissimo di questo viaggio. 8 ore, forse tra le più belle passate in treno.

Stazione di Ulan-Ude, Siberia

A Ulan-Ude esco dalla stazione e mi ritrovo in un viale con alberi ingialliti. Su Google Maps seguo il tragitto verso l’ostello. Solo più tardi mi sarei reso contro che i proprietari dello Smile Hostel mi avevano mandato una mail per avvisarmi che sarebbero venuti a prendermi.

L’ostello dista solo 5 minuti a piedi, poco male.

La difficoltà però è un’altra. Non c’è nessuna insegna. La struttura si trova all’interno di un palazzo di venti piani abbastanza anonimo. Come in molti casi in Russia, non è altro che un appartamento ad abito ad ostello.

Non riesco ad entrare. Chiamo i proprietari e dopo qualche tentativo riesco a capire dove si trova l’ingresso.

Lo Smile Hostel è una casa-ostello gestita da una giovane coppia buriata (russo-mongoli) molto carina e gentile. Conoscono molto bene l’inglese e mi danno diversi consigli. Sono in una camerata con quattro letti, ma a quanto sembra non c’è nessun ospite.

Ristorante a Ulan-Ude, Siberia

Nonostante il breve tragitto in treno sono stanco. Ma la curiosità di visitare la città è troppo forte. Mi viene consigliato un ristorante poco distante. Vorrei provare nuovamente i buzhy. Assaggio anche un pasticcio di carne, patate e formaggio che è un discreto mappazzone. I buzhy invece sono buoni. Pesanti, ma buoni.

Il ristorante è semi deserto. Anche la città lo sembra.

Decido comunque di fare due passi. Scendo sul corso principale, incrocio qualche ragazzo, ma non trovo niente di allettante.

Percorro ancora un po’ del viale scarsamente illuminato, supero qualche fontana non troppo curata e decido di tornare indietro.

Qualcosa mi dice che questa città non sia poi cosi speciale, ma una sosta prima della Mongolia valeva la pena.

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