Nomen omen

Federico Iarlori
Il Mammo
2 min readMar 24, 2017

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Può una semplice domanda diventare uno spettro inquietante in grado di trasformare una cenetta romantica in una guerra o di martellarti il cranio durante la notte quasi come un dente del giudizio che si fa largo nella polpa gengivale? Sì, se la domanda in questione è: “Avete (già) scelto il nome?”. Decisamente sì, se il bambino nasce tra poco più di un mese e non sapete ancora cosa rispondere se non un’accozzaglia di ipotesi poco convincenti buttate lì per non spezzare il ritmo dell’aperitivo. Non l’avrei mai detto, ma nel giro di qualche mese questo botta e risposta (assente) ha conquistato la vetta della classifica “momenti più insopportabili durante una conversazione”, spodestando la hit per eccellenza: “Che lavoro fai?”.

La questione è più difficile di quanto non sembri. Con un bambino che nascerà in Francia da un padre italiano e una mamma tedesca, potrebbe essere più complicata solo se sapessimo già che sarà bisex. Escluso il nome italiano — perché c’è già il cognome — ci resta “solo” la scelta tra uno nordico-ma-non-troppo, cioè che sia pronunciabile per i parenti italiani e che non stuzzichi il tipico razzismo dei francesi, o uno francese che non sembri troppo effeminato per le altre due nazioni. Ma attenzione! Achtung! Come per i tatuaggi, c’è pure bisogno di una motivazione valida. Non è che uno lo sceglie così, giusto perché suona bene. E vi pare facile?

Vi do un consiglio. Se state scegliendo un nome per vostro figlio, non fatevi consigliare da nessuno. Chiaro? Ve ne trovano sempre una che non va. Tristan allittera con tristezza, Sacha sembra un nome da donna e ricorda i comunisti russi (che i bambini se li mangiavano), Franz è il nome utilizzato dagli italiani per chiamare gli occupanti tedeschi durante la guerra e via dicendo. Eppure, basterebbe pensare, nell’ordine, al guerriero innamorato e non alla fonetica, a Sacha Guitry e non alla pornostar, a Franz Kafka e non a un soldato e via il dente. O quasi. Perché non è finita. Il nome deve essere alla moda nel Paese di residenza, non dev’essere già stato dato ai figli di parenti, amici e conoscenti e non deve ricordarci persone (o personaggi di libri, film e telefilm) che ci stanno antipatiche. Insomma, mio caro “nano”, facciamo così. Visto che siamo dei genitori moderni e non vogliamo importi nulla, che ne dici se ti diamo un nome provvisorio e poi te lo scegli da solo quello che ti piace di più? Mai sentito parlare del libero arbitrio?

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