Il congegno moltiplicatore di Niccolò Ammaniti

Ovvero Anna: una parola magica che trasforma il concetto di serie tv letteraria

Andrea M. Alesci
Il Mentitore
3 min readApr 26, 2021

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Quando leggo un libro lo faccio sempre con una matita in mano per sottolineare, annotare, circoscrivere, mettere a margine. Insomma, ricordare.

Ricordo che dentro Anna di Niccolò Ammaniti sottolineai (anzi, incorniciai) una frase che poi ho scoperto essere quella della quarta di copertina:

La vita non ci appartiene, ci attraversa.

La frase sta più o meno a metà del libro, e marca un segno. Lì Anna capisce che tutti gli esseri viventi che abitano la Terra hanno un compito: devono vivere. Ed è quello che lei cerca di fare per tutto il tempo della storia, lo fa in maniera più tenace di tutti gli altri, perché il suo compito dentro il compito è di proteggere il fratellino Astor.

Le premesse del romanzo sono note: un virus dilaga dal Belgio e uccide gli adulti in tutto il mondo. Quello che rimane è un mondo di bambini e ragazzi con una vita compressa.

Il pezzo di storia che sceglie di raccontare Niccolò Ammaniti ha per fondale Palermo e la Sicilia, ma è tutta incentrata su Anna e la sua “indomita volontà di esistere”, la sua ininterrotta ricerca di una nuova speranza.

La serie tv moltiplica il romanzo

Il libro è del 2015 e lo scorso 23 aprile è arrivata su Sky anche la serie tv tratta da Anna. Anche se “tratta” non è il participio passato migliore da usare, perché quello che ha fatto Niccolò Ammaniti mettendosi dietro la macchina da presa non è stata una traduzione ma una moltiplicazione.

Questa è la cosa più incredibile: la storia che stava nel libro si è espansa, si è mossa dalle stesse premesse, ha tenuto come protagonisti Anna e Astor, eppure ha scelto di indagare meglio quello che succede attorno a loro, ha indugiato di più sugli altri personaggi.

Soprattutto ha cambiato lo sviluppo della storia in alcuni snodi che — per chi ha letto il libro — erano eventi importanti. Si è preso la libertà di togliere, modificare, imboccare altre strade, disegnare nuove geografie. Ed è una cosa che gli è riuscita alla grande.

Quello che succede ad Anna e agli altri personaggi converge verso lo stesso orizzonte di eventi presente nel libro, soltanto che lungo il percorso è come se ci fossero sentieri che si biforcano.

E per i lettori che vedono la serie tv, tutto si raddoppia, è due volte stimolante, perché sullo schermo vedono due storie: quella che seguono con gli occhi e quella invisibile che hanno nella testa.

Alla fine però punteranno verso lo stesso destino, verso lo stesso finale, non per forza identico nei fatti ma uguale nelle intenzioni.

La stessa storia sta racchiusa in una parola magica.
Perché che cosa sono i palindromi come ANNA, se non parole magiche.

In un verso o nell’altro lei rimane la costante, ma nelle mani di Niccolò Ammaniti i contorni della sua storia possono assumere tutte le forme possibili senza che muti il senso:

La vita è un insieme di attese.

Quel senso che come per le migliori serie tv sta già racchiuso nella cornice.
Cioè la sigla.

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Andrea M. Alesci
Il Mentitore

Scrivo storie per piccoli umani, correggo testi per quelli grandi. Su Substack con la newsletter settimanale Linguetta.