Nomadland, la terra dispersa

È ispirato all’omonimo libro di Jessica Bruder, l’ha scritto, diretto e montato Chloé Zhao, l’ha interpretato Frances McDormand.

Andrea M. Alesci
Il Mentitore
2 min readJul 7, 2022

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La poesia è fatta di tramonti e secchi di merda.

Nomadland riesce a dircelo usando poche parole, gesti misurati, paesaggi in campo lungo. E il volto di Frances McDormand.

Il progetto del film è nato in simbiosi tra McDormand e Zhao, portandosi dentro la voglia di raccontare un pezzetto d’America abitato da chi è nomade: chi ci finisce o chi la sceglie, la vita da nomade.

Come accade a Fern, donna, vedova, senza figli, indipendente, gentile, triste, sorridente. Una persona complessa, come chiunque altro.

Il film gli ruota attorno e la poesia percola attraverso un paesaggio smisurato, un pacco di Amazon, o nella musica di Ludovico Einaudi troncata all’improvviso dalla portiera di un Van che si chiude.

È fatto così Nomadland, di cose che contrastano, di solitudini che s’incrociano, di facce, tante facce, perlopiù sconosciute (tutte di non attori, eccetto che per Dave, interpretato da David Straithairn).

Ci sono ricordi che stanno ficcati nella testa di Fern, e fanno male. Ma non le sbarrano mai la strada, sono possibilità d’incontrare quelli degli altri e di farli diventare sorrisi, piccoli. Bastano quelli.

Chloé Zhao racconta una storia usando il corpo di Frances McDormand come se fosse un paesaggio da scoprire. Racconta senza mai giudicare.

Una battuta:

Ci vediamo lungo la strada.

Nomadland, 2020.
Si trova su Disney+.

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Andrea M. Alesci
Il Mentitore

Scrivo storie per piccoli umani, correggo testi per quelli grandi. Su Substack con la newsletter settimanale Linguetta.