Una fiaba con il carapace rosso

Prodotto dallo Studio Ghibli, “La tartaruga rossa” diretto dall’olandese Michaël Dudok de Wit riesce a mettere un’inquieta armonia nel cuore di piccoli e grandi

Andrea M. Alesci
Il Mentitore
2 min readSep 1, 2021

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Quando mi sono accomodato sul divano con due dei miei nipoti per vedere La tartaruga rossa non sapevo bene che cosa aspettarmi, ma sapevo che in un progetto con lo Studio Ghibli di Miyazaki alle spalle qualcosa di magico accade, sempre.

E la magia è accaduta, fin dalle prime inquadrature. Prima delle immagini, con il suono. Il suono impetuoso di una tempesta che sembrava sbattere onda su onda dentro il salotto: ci siamo trovati tutti dentro la tempesta, e poi sbattuti sull’isola insieme col naufrago protagonista della storia.

La storia non ha parole, è raccontata da suoni, musiche, disegni semplici, colori netti, movimenti di linee.

Quando guardi “La tartaruga rossa” ti senti subito avvolto dall’ambiente, non devi seguire uno sviluppo narrativo. Ti abbandoni e basta.

Ci si lascia trasportare senza chiedersi per forza il significato di ogni cosa. Certo, per un adulto i rimandi e le analogie con Robinson Crusoe e il suo doppione cinematografico Tom Hanks in Cast Away si aggiungono subito alla visione, soprattutto per i ripetuti tentativi del ragazzo di costruirsi una zattera e andarsene da quell’isola. Ma ogni volta, è là sulla riva che viene ricacciato da una presenza misteriosa. È là che viene gettato da un’insolita tartaruga rossa.

Non dico che cosa succederà alla tartaruga, ma non è importante.
Tutto quello che accade sull’isola lo accettiamo con serenità, noi adulti e i bambini. Non sono le svolte narrative a farci rimanere incollati allo schermo, ma i dettagli che andiamo cercando come esploratori tra la foresta di bambù, nelle notti con il capo all’insù verso la luna, nelle immersioni sott’acqua, seguendo i movimenti di alcuni granchietti sulla spiaggia.

Siamo dentro un microcosmo che gli sceneggiatori Dudok de Wit e Pascal Ferran hanno costruito per trascinarci con orecchi e occhi spalancati all’ascolto.

Il messaggio in filigrana ha la forza delle metafore meglio riuscite, quelle a cui non serve nemmeno una parola per farsi capire:

Noi siamo parte della natura, tutto fluisce se riusciamo a cercare l’armonia.

La tartaruga rossa è qualcosa di raro, come un fumetto muto con la musica dentro. E continua a suonare anche quando lo schermo diventa nero.

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Andrea M. Alesci
Il Mentitore

Scrivo storie per piccoli umani, correggo testi per quelli grandi. Su Substack con la newsletter settimanale Linguetta.