In viaggio con il bramino Anand

Il mondo in una volta
Il mondo in una volta

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Anand guida sicuro, mai un tentennamento. Sembra conoscere ogni strada, ogni buca, ogni dosso della sua terra. Sono undici anni che fa questo mestiere. Per quanto in Italia sarebbe da arresto, la sua guida ci mette sicurezza nel traffico senza regole. Una mattina si è presentato con lo specchietto della macchina distrutto. “Questa è India”, non ha aggiunto altro. I tragitti tra le città del Rajasthan sono lunghi e il paesaggio non smette mai di cambiare. Piccoli villaggi, verdi distese, la giungla; ora ci troviamo nel deserto. Le mucche continuano ad affiancarci lungo la strada: qui a Jaisalmer sono più magre e provate dal caldo. Alle cinque del pomeriggio il termometro segna 37 gradi.

Anand è il nostro autista, la nostra guida. È insieme a lui che maciniamo tanti chilometri sotto il sole. Ogni giorno ci indica le scorciatoie e ci dà le dritte giuste su cosa e dove mangiare. Ieri a Udaipur ci ha portato in un posto che da soli non avremmo mai notato. E se mai l’avessimo notato, l’avremmo evitato. E così ci siamo ritrovati in una tavola calda a mangiare Gujarati Thali, piatto tipico della zona: per la prima volta eravamo i soli bianchi in tutto il locale. È stato il nostro miglior pranzo qui in India.

Colonna portante di una colazione sana e genuina.

Speravamo in un driver giovane e ci è andata bene: Anand ha 34 anni. Solo 4 anni più di noi, ma sembra decisamente più grande. Un uomo fatto e finito. Parla sempre con grande orgoglio della sua famiglia e dei suoi bambini di 12 e 9 anni. Sua moglie, 29 anni, non è stata abbastanza fortunata da andare a scuola e oggi non sa né leggere né scrivere. Facendo due conti, è diventato padre quando noi ancora pensavamo alla Playstation e a come vestirci il sabato sera. In India è così: ci si sposa da giovanissimi, il più delle volte senza conoscere il proprio compagno di vita. Anand stesso sta già mettendo da parte i soldi per il matrimonio di sua figlia — dovrà combinare le nozze e trovarle partito, come vuole l’usanza.

Per Anand, le caste sono la cosa più naturale del mondo. Noi fatichiamo ancora a capire come funziona questo sistema. La sua famiglia è di casta bramini, i religiosi: “persone sacre ma non ricche”, precisa ogni volta. Potrebbe parlare all’infinito dell’induismo, una religione tanto gioiosa e accogliente anche verso i non credenti. Ogni volta che entriamo in un tempio indù, veniamo benedetti e le persone si aprono in grandi sorrisi. Per strada incontriamo di continuo gruppi di pellegrini in cammino verso qualche destinazione sacra. Sembra di passare vicino a una street parade europea, guidata però da un solo carro. Musica goa ad alto volume e vestiti colorati, ballano e cantano senza sosta mentre procedono verso la loro meta.

Sotto cassa.

È tutto molto diverso dalla nostra idea di religione. In India sembra quella cosa bella che ti insegnano da bambino. Quel pensiero che comunque vada la giornata, ti strapperà un sorriso. Ed è davvero impossibile non sorridere.

Anand è molto legato alla sua casta. Ha un rispetto viscerale per la posizione all’interno della società che gli è stata imposta dalla sua famiglia. Lo si nota in tanti piccoli gesti: quando ci accompagna al ristorante e aspetta sempre che ci sediamo, prima di andare a mangiare chissà dove; quando ci ringrazia, dopo essere stato lui a insegnarci qualcosa; o quando nelle città in cui un tempo regnava la ricca casta dei guerrieri, perde un po’ della sua calma.

Inizialmente non volevamo affidarci a una guida per scoprire l’India. Non ci sembrava corretto o in linea con il nostro progetto. Quando siamo atterrati, abbiamo capito che non esisteva realmente un’alternativa. Abbiamo ancora tre giorni prima di salire sul prossimo volo e l’India ci ha letteralmente risucchiato. Ci siamo accorti subito che viaggiare con Anand non sarebbe stato come qualsiasi viaggio organizzato, con tappe preimpostate, menù internazionali e comitive di giapponesi. Ogni mattina ci alziamo senza sapere dove mangeremo, in quale negozio entreremo o quale bizzarro animale dovremo schivare per strada. Senza Anand a guidarci non avremmo contrattato il prezzo del tappeto di cashmere, non ci saremmo fermati in quella sudicia catapecchia in mezzo al nulla a bere il miglior te di sempre, e non avremmo messo piede in quel vecchio negozietto per scoprire e annusare tutte le spezie indiane.

Londra, tea time.

Molto probabilmente, senza Anand ci saremmo fermati a quella sporca, puzzolente e claustrofobica prima impressione con cui l’India ti accoglie. E non avremmo capito niente.

Originally published at www.ilmondoinunavolta.com on September 21, 2018.

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