Nuova Delhi — la città infinita

Il mondo in una volta
Il mondo in una volta

--

Ci stiamo lentamente (i limiti di velocità in India sono molto bassi) allontanando da Nuova Delhi per raggiungere Agra, la città del Taj Mahal. In macchina c’è silenzio e tempo per pensare a quello che abbiamo visto nella capitale indiana. Non è facile descrivere cosa si prova ad attraversare quel groviglio di strade, odori, macchine e persone che è Delhi. Non è facile nemmeno digerirlo. È la nostra prima volta in India, il nostro primo giorno: sapevamo che l’impatto sarebbe stato molto forte.

Per la prima volta ci sentiamo davvero lontano da casa. Scesi dall’aereo, abbiamo subito la sensazione di essere in un altro mondo. E, soprattutto, di venire da un altro mondo. L’aeroporto Indira Gandhi di Delhi è enorme. Lungo il corridoio che porta al ritiro bagagli, qua e là qualcuno dorme per terra, qualcuno chiede una moneta e altri, semplicemente, stanno lì e ti guardano passare. Forse sono lì da ore, da giorni o da mesi.

Usciamo dall’aeroporto e ci rendiamo conto di un’altra cosa: a Delhi non puoi arrivare da solo. Per lo meno, non alle 3 di mattina. Non puoi pensare di chiedere informazioni su come arrivare in albergo, né tantomeno puoi aspettarti una navetta o sentirti del tutto sicuro. Fortunatamente fuori dal terminal c’è Anand che ci aspetta e con la macchina ci accompagna all’albergo. È notte fonda, ma il buio non nasconde i cumoli di rifiuti e la sporcizia. Andiamo a dormire che sono ormai le cinque di mattina.

Il risveglio

Aprire la porta di ingresso e uscire per strada è come svegliarsi da un sonno durato 30 anni. Una forte luce ci abbaglia gli occhi per poi esplodere nei variegati colori delle bancarelle e dei tuc tuc; il rumore continuo di clacson, gente che urla e motori accesi, ci riempie le orecchie; il profumo di spezie, mescolato a folate di puzzo di rifiuto, ci intasa il naso. Un caldo umidissimo comincia a bagnare le nostre magliette. Disorientati, saliamo in macchina e ci lanciamo nel traffico.

Dire che Delhi è una metropoli caotica è estremamente riduttivo. Non sembra esistere un codice della strada o qualcosa che regoli il flusso delle migliaia e migliaia di macchine, tuc tuc, carretti, motorini e biciclette che si riversano ogni minuto per le vie della città. Tutti vanno ovunque e te lo dicono suonando il clacson. I semafori sono spenti; se sono accesi, nessuno ci fa caso. Lo stesso vale per i pedoni, che sbucano da ogni angolo e attraversano la strada come niente fosse. Quando il traffico si congestiona (e succede circa ogni 3 minuti) una schiera di bambini, donne e venditori improvvisati si riversa nelle strade per cercare di racimolare qualche soldo o qualcosa da mangiare dai turisti sui taxi. È impossibile non notare quanto quei bambini siano piccoli, quanto la loro vita scorra su binari che portano a una destinazione diversa dalla nostra. Semplicemente perché sono nati qui, a Delhi.

Non si può dire che Dehli sia bella. È sporca, caotica, inquinata, un ammasso infinito di baracche e palazzi grigi che sembrano crescere l’uno sopra l’altro. Una città senza fine, dove le persone non hanno nemmeno lo spazio su cui camminare e l’aria da respirare. I monumenti che abbiamo visto si trovano nel mezzo di questo caos: l’India Gate, la vecchia porta della città, è come risucchiata dalla povertà che la circonda. Il Lotus Temple, il tempio Sikh, la tomba di Humayun e quella del Mahatma Ghandi: per quanto siano belli e affascinanti, non saranno queste le cose che ricorderemo di Dehli, la città infinita.

Originally published at www.ilmondoinunavolta.com on September 14, 2018.

--

--