Ricominciare tutto. Ancora.

G
Il mondo secondo me
5 min readNov 29, 2017

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Tre mesi fa, circa

Ore 6.40 di mattina. Sveglia. Cesso. Doccia. Sguardo allo specchio. Anche oggi ne hai i coglioni pieni. Caffè. Occhiale da sole che fuori è nuvolo. Macchina. Musica. Freccia a destra. Serie di semafori. Parcheggio. Buongiono, come va? Altro caffè. Accendo il PC. Attendo. Guardo l’orologio. 8.03 AM. Già non vedo l’ora di andare a casa.

Ore 4 di pomeriggio. Spengo il PC. Ciao a tutti, a domani. Macchina. Musica. Freccia a sinistra. Serie di semafori. Casa. Cambio veloce. Palestra. Casa.

Ore 6.40 di sera. Cesso. Doccia. Sguardo allo specchio. Dove vendono l’eroina?

Un ciclo completo di dodici ore esatte che comincia e finisce con cesso e doccia.
Qualcosa non va.

Un anno e mezzo fa, circa, ho mandato l’843esimo curriculum e quando ho ottenuto il lavoro ho finalmente pensato di essere arrivato. Che da li in poi tutto sarebbe stato in discesa o, almeno, in piano. E così è effettivamente stato.
Un bel lavoro, una bella compagnia, un bel team. Tutto bello. Tutto a posto. A parte quel ciclo di dodici ore spaccate che inizia e finisce nello stesso modo. Tutti i giorni.
Questo no. Questo non mi piace.

Che fare? A questo penso ogni singolo weekend. In attesa di Lunedi mattina, cesso e doccia.

Appena dopo metà Settembre

10.40 Circa. Dolore lancinante al petto. Mi guardo intorno. Colleghe che lavorano. Mi alzo e faccio un giro tra corridoi vari, respiro, esco e respiro ancora. Non passa. Rientro e mi siedo in una delle sale meeting per qualche minuto. Non passa. Aumenta.
Entro in ufficio e con un cenno chiedo alla mia manager di seguirmi un attimo nella sala meeting.

- che succede?
- ho un forte dolore al petto e fatico a respirare…
- Forte quanto da uno a dieci?
- Otto/nove.
- Ok, chiamo l’ambulanza.
- Figata.

Otto minuti dopo

Saletta meeting adibita a pronto soccorso, io a camicia aperta mezzo disteso su una poltrona e due infermiere che attaccano fili ovunque. Dolore sempre a otto/nove.
Gli strumenti dicono che il cuore è leggermente troppo veloce, ma non dà segni anomali. Tutto il resto normale. Ovviamente a parte il dolore. Prima iniezione di qualcosa-tipo-morfina e ciao, viaggio verso le nuvole, Narnia, il Paese delle Meraviglie, Hobbitville, la Terra di Mezzo. All’improvviso tutto è leggero e colorato e il dolore un ricordo ovattato, lontano. Sorrido (penso io). Probabilmente sembro così:

E all’improvviso le infermiere sembrano Jennifer Lawrence.

Arrivo in ospedale che non sono mai stato meglio, ma vedo facce preoccupate. Aggiungono qualche filo, attaccano qualche schermo e all’improvviso ho quattro medici intorno che fanno domande, tolgono vestiti, mi spostano su un letto, premono pulsanti e leggono numeri.
Io intanto viaggio beato nello spazio-tempo.

Due ore dopo atterro su questo mondo e il dolore ricomincia. Altra fialetta. Altro viaggio. Fantastica sta cosa, devo morire più spesso.

Dopo sei ore di fili, monitor e fialette arriva il medico comandande supremo e dice che:

- tutto apposto, non hai niente. Cuore perfetto. Addirittura bello. Sangue pure tutto ok, allora era vero che non ti droghi. Pisci pure pulito quindi zero anche li. Insomma sei sano come un pesce.
- mmm ok ma mi avete dato quattro dosi di crack e sono pieno di fili ovunque, come si spiega?
- al momento non si spiega, ma se tra altre tre ore non hai sintomi, ti mandiamo a casa.
- ok…

Tre ore dopo

Sono più rincoglionito di McGregor dopo Diaz e dormo beato tra nuvole e minipony. Mi sveglia un infermiere maschio, ma per qualche motivo sembra Jennifer anche lui. Mi chiede come sto. Rispondo “mai stato meglio”. Dice “ok, possiamo mandarti a casa”. Dico “va bene, posso tenermi questi biscottini e il tramezzino?” Jennifer sorride.

Verso casa

Chiamo Uber e durante il tragitto penso all’esperienza. Insomma, alla fine non è nemmeno andata male. Cibo gratis, Jennifer Lawrence ovunque, un sacco di attenzioni e quattro dosi di chissachè. La meglio dormita di una vita e adesso a casa per qualche giorno.

Poi il dolore ricomincia. E aumenta. Sudo freddo. Sento che sto perdendo il controllo del mio corpo ed abbandonarmi molliccio sul sedile di fianco ad uno sconosciuto. Lo sconosciuto nota il tutto e sbianca pure più di me pensando già a quale molo scaricarmi.
Lo guardo e biascico un “mate, portami indietro dove mi hai preso che qui non arrivo al tramonto”.
Davanti alla porta del Pronto Soccorso esco dalla macchina e cerco di darmi un tono dignitoso mentre cammino. Il piano è svenire una volta entrato. Un paio di paramedici all’esterno mi vedono arrivare così:

Non arrivo alla porta e tutto si fa confuso.

Prima sono seduto per terra. Poi ho gente intorno. Poi sono sdraiato. Poi luci intense. Molta più gente. Poi ho una maschera in faccia e sono a petto nudo. Altri fili. Comincio a riprendermi. Sento voci confuse. “Lo abbiamo dimesso mezz’ora fa e stava bene adesso sembra Ramses…”. Chiudo gli occhi, ma qualcuno mi schiaffeggia. Penso “maccheccazzo”. Sento “stai sveglio”. Dico “ok ma datemi qualcosa perchè mi sta per uscire l’Alien”. Altra fialetta. Altro viaggio. Figata.

Due ore dopo

Benvenuto a Cardiologia. Stanza tutta mia. Altri fili, pigiama col brand dell’ospedale e una notte di sogni ovattati davanti. Piccolo colloquio con le infermiere e buonanotte.

Il giorno dopo comincia prestissimo. Passo mezza giornata a fare esami di ogni tipo. Scan completi, ecografie, esami del sangue, esami urine, TAC, questionari e intanto mangio a scrocco.

La fine della giornata si conclude con nessuna diagnosi. Cuore e tutto il resto perfetti. Nessuno sa che cazzo succede. Però mi spostano di stanza e mi mettono in compagnia di un pittore che sta per morire e nel frattempo fa ritratti a tutti.

Il giorno dopo ricomincia tutto da capo. La sera mi dicono che mi rimetteranno in libertà la mattina successiva, sempre che non muoia proprio quella sera. Mi riprometto di passare la notte.
Arriva mattina e sono ancora tra noi.
Altri esami e finalmente arriva la dottoressa capo totale per la diagnosi finale. Mi preparo ad una vita di stenti e pappette.

- Insomma non hai niente. Nada. Zero assoluto. Tutto perfetto.
- Dottoressa, mi scusi, due giorni fa manco arrivo alla porta dell’ospedale e adesso tutto perfetto. Sono un po’ confuso mi spieghi meglio.
- Capisco, ma tutti gli esami hanno dato esisto negativo. Il tuo cuore è perfetto. Bello anche. Sangue idem. Urine idem. Pressione idem. Tutto idem. Sei pure un figo da paura, infatti ti terrei qui un po’ di più, ma sembra ci sia gente che muore davvero per cui ci serve il letto. Preparati che ti mandiamo a casa.

Chiamo Uber. Ancora.

Verso casa mi aspetto che ricominci tutto di nuovo, ma sto giro fila via liscio. Arrivo a casa, mi siedo sul balcone al sole e penso agli ultimi tre giorni.

Fisicamente mi dicono che sto bene. Eppure sta cosa non si spiega.

Quindi che fare?

Ghiaccio nell’acqua tonica e fetta di limone. Bevo un grande sorso e mi rilasso al sole.

So io cosa fare. Qui bisogna cambiare tutto. Ancora.

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G
Il mondo secondo me

Author and star of several (mis)adventures in Australia, place where he lives, works and dreams.