Il dire, il fare e il mare

La distanza tra una distanza e l’altra

Fabio Pedroncelli
Under the mat

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Edward Twitchell Hall è stato un antropologo nato in Missouri, circa un mese prima che a Gavrilo Princip venisse l’idea di dare una spintarella al già precario assetto geopolitico europeo scatenando così la prima guerra mondiale. Hall è conosciuto come uno dei più grandi studiosi nel campo della prossemica, in altre parole la scienza della comunicazione.
La parte più interessante del suo lavoro tuttavia è quello della sua rielaborazione, come ogni yankee puro che si rispetti, del concetto di distanza. Hall ha definito in modo nuovo la distanza, quella tra le persone.
Egli individua infatti quattro diverse tipologie di distanze: quella intima e praticamente inviolabile (fino ai 45 cm), quella personale accessibile solo agli amici (fino a 120 cm), quella sociale adibita ai conoscenti (fino ai 3 metri e mezzo) e infine quella per le relazioni pubbliche (oltre i 3 metri e mezzo). Numeri a parte, la ricerca di Hall è riassunta nelle parole

“La distanza tra le persone è correlata con la distanza fisica”

Hall, prima di morire nel 2009 a Santa Fe, ha analizzato il variare delle distanze tra le persone a seconda di dove vivono. Secondo il suo pensiero, ogni individuo è come se fosse circondato da una bolla invisibile che determina la distanza tra l’individuo stesso e gli altri. Più si è circondati da una bolla grande, più si ha bisogno dei proprio spazi e gli altri possono avvicinarsi fino a un certo punto. Al contrario, se la bolla che ci circonda è piccola, le altre persone possono avvicinarsi di più e quindi condividere un maggiore numero di cose.
E’ curioso pensare quindi che non è tanto importante quante cose siamo disposti a condividere, ma con quante persone siamo disposti a condividere ciò che vogliamo condividere.
Il lavoro continua poi sottolineando come nei paesi di cultura “anglosassone” la sfera sia molto estesa, mentre nei paesi di cultura “latina” (per esempio il nostro) la bolla si rimpicciolisce drasticamente. Ma questa è un’altra, seppure interessante, storia.

Credo che l’intuizione di provare a definire i rapporti tra le persone attraverso l’immaginazione, attraverso lo sforzo mentale di immaginare che intorno a noi ci sia una bolla invisibile sia grandiosa. La creatività pura è ancora una volta un mezzo fondamentale per leggere la realtà.
Sono quindi profondamente in accordo con l’antropologo del Missouri, credo che ognuno sia circondato da una sfera di grandezza diversa. Credo che ognuno di noi nasca con una bolla ben definita e con le misure precise, la cui dimensione non cambia per il resto dell’esistenza. Non penso che questo rientri nell'elenco delle caratteristiche che possiamo modificare nel corso della nostra vita.
D’altro canto, penso che queste bolle siano fatte di un materiale diverso a seconda di ognuno, abbiano uno spessore, una consistenza. Questo si può cambiare. Uno può nascere con una corazza di ferro, ma con il tempo si può logorare, rovinare, indurire, spaccare, modellare.
Se le distanze tra noi sono definite e rese fisse dal carattere, dall'indole, tutto si riduce a come fare scontrare le distanze tra di loro, a renderle complementari. Credo che questo sia uno dei problemi più impellenti della nostra società durante questi tempi.

Abbiamo paura della distanza e allo stesso punto abbiamo paura di non averne, di essere vicini a chi ci gira intorno. E’ per questo motivo che condividiamo sempre di più, sempre un maggiore numero di pensieri, immagini, suoni, voci con un maggiore numero di persone che spesso non conosciamo nemmeno. Condividiamo, però, solo quello che chiunque altro condividerebbe, solo quello che gli altri condividono con noi, come se ci fosse un’invisibile legge di omertà che regola i rapporti tra tutti noi, come se chi condividesse troppo e in modo diverso, lo facesse solo perchè ha tutto da perdere.
Io non ho ancora capito se tutto questo è causato dalla mancanza di fiducia, oppure dal timore di perdere qualcosa, o ancora dalla convinzione che quando pensiamo di avere qualcosa di unico allora non deve essere condiviso perchè questo lo renderà fruibile a tutti, e perderà la sua unicità.
Non so nemmeno se tutto questo sia giusto o no, però sono convinto che sia un freno alle idee, allo sviluppo, in un certo senso anche al coraggio. Non è assolutamente vero che l’Italia è a corto di idee, che i giovani non sanno come uscire di casa e non sanno come uscire da questa situazione, c’è solamente una grande paura di farsi avanti, di condividere, di fare cozzare tra loro le bolle che ci circondano per vedere quello che succede, per vedere se le distanze poi effettivamente si accorciano e il contenuto si mischia. Ritengo che questo sia il modo in cui buona parte delle più grandi idee siano diventate qualcosa che possiamo tenere in mano, leggere, ascoltare, mangiare. Non c’è niente di facile in tutto questo, ma non c’è nemmeno nulla di non realizzabile.
Lo diceva già Schopenahuer nel 1851

“Il bisogno di società, che scaturisce dal vuoto e dalla monotonia della propria interiorità, spinge gli uomini l’uno verso l’altro”

La distanza tra una persona e l’altra è un concetto troppo importante per non essere preso in considerazione oggi, il rapporto con la distanza stessa però lo è ancora di più. Il modo in cui la gestiamo determina i rapporti con il mondo che ci sta attorno, e da questi rapporti tutto viene modellato, tutto prende forma, le idee diventano qualcosa di tangibile.
Da qualche parte all'ombra di un albero piantato quasi esattamente al centro degli Stati Uniti d’America, Edward l’antropologo lo aveva capito, aveva individuato che la distanza non è solo quella tra l’inizio e la fine della Route 66, ma è quella di una persona che abbiamo con chi condividiamo il viaggio.

Se la distanza tra le persone non può cambiare, di certo possiamo diminuire la distanza tra una distanza e l’altra. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ma nessuno ha mai capito bene dove siano il dire e il fare e quanto sia esteso il mare.

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Fabio Pedroncelli
Under the mat

Bergamo, Italy. Born 1990, graduating in International Business. Fond of everything that has the power to stay in people’ mind. Writing and Britishness addicted