San Martino, Mister Europa

Edoardo Toniolatti
Il Segnale
Published in
5 min readFeb 1, 2017

--

Martin Schulz al salvataggio della SPD

L’11 novembre, a San Martino, in Germania si festeggia la Laternelaufen, la festa delle lanterne. A scuola o negli asili i bambini costruiscono delle lanterne di cartoncino colorato, e poi si va tutti insieme per strada, illuminando le vie dei quartieri in piccole processioni luminose e colorate. Tornati a casa, poi, tradizione vorrebbe che le lanterne venissero accese ogni sera fino all’arrivo del Natale, come segno benaugurante per l’inverno e l’anno nuovo che arriva.

Se c’è un partito in Germania che avrebbe bisogno di un San Martino, o se non altro di qualcosa di beneaugurante per il Natale — pardon, per le elezioni politiche di settembre prossimo, quel partito è la SPD. Dopo due tornate elettorali decisamente deludenti, Sigmar Gabriel, fino a pochi giorni fa leader del partito e probabile candidato Cancelliere, è riuscito in questi anni a restituire peso politico ai socialdemocratici tedeschi e a renderli partner di coalizione del terzo governo di Angela Merkel, ma il prezzo da pagare è stato elevato: la SPD è ormai percepita da molti come una stampella della Cancelliera, dall’identità politica annacquata e indefinibile e dalle prospettive molto incerte — a maggio scorso, per dire, un sondaggio la dava sotto il 20%, risultato peggiore degli ultimi 25 anni.

La settimana scorsa, però, il partito potrebbe aver trovato il suo San Martino: Martin Schulz, l’ex-presidente del Parlamento Europeo che ha accettato la leadership e la candidatura, dopo il passo indietro di Gabriel.

La copertina dell’ultimo numero del settimanale Spiegel

Veterano della politica europea ma praticamente debuttante — se si escludono gli undici anni da sindaco della cittadina di Würselen, in Renania — sul palcoscenico tedesco, “Mister Europa” (come fu soprannominato ai tempi delle Europee 2014, quando fu candidato alla Presidenza della Commissione dal Partito Socialista Europeo) potrebbe davvero rappresentare la quadratura del cerchio per la SPD.

Come personalità, innanzitutto: difficile pensare a un’immagine più lontana da quella di Gabriel — il cui volto è ormai irrimediabilmente legato, nella testa dei tedeschi, ai compromessi, alla stanchezza e all’apatia della Grosse Koalition. Diretto, coinvolgente, Schulz “arriva” in maniera tremendamente efficace — un punto di forza che gli potrebbe tornare parecchio utile in campagna elettorale, come nota Politico. Quando parla all’everyday German lo fa su un piano di parità, e risulta credibile per la sua storia personale, che sembra scritta apposta per suscitare empatia e identificazione: figlio di gente semplice di provincia, madre casalinga e padre poliziotto, studente svogliato che preferisce il campo di calcio al banco di scuola, dopo un grave infortunio che compromette il sogno del professionismo inizia a bere e non si ferma più, fino a diventare alcolizzato. Dopo il crollo, però, la risalita: la disintossicazione (è astemio dal 1980), un corso di formazione per diventare libraio che gli permette di aprire un negozietto nella sua città, e l’inizio della carriera politica — prima da sindaco, poi in Europa fino alla Presidenza del Parlamento Europeo. Gli ingredienti di una storia semplice, di caduta e riscatto, che funzionano benissimo sul piano emotivo.

Ed è per questa sua forza che Schulz è molto efficace nell’appassionare e coinvolgere gli iscritti e gli elettori della SPD: perché può ribaltare l’immagine offuscata di un partito che oggi appare grigio, freddo e privo di vitalità. Da questo punto di vista, il discorso con cui ha accettato la candidatura, domenica 29 nella Willy-Brandt-Haus (la sede dei socialdemocratici a Berlino), è perfettamente riuscito: l’entusiasmo dei militanti, i giovani in prima fila alle sue spalle (e in favore di camera) e la promessa di condurre una campagna che sarà spannend (eccitante) rappresentano plasticamente il cambiamento che Schulz sa di dover raccogliere e rilanciare, per avere qualche speranza di diventare Cancelliere. Un nuovo inizio, per la SPD e per la Germania — come ha quasi ossessivamente ricordato Sigmar Gabriel nell’intervista al settimanale Stern sul suo ritiro dalla corsa alla candidatura e dalla guida del partito. Un nuovo inizio che colga e dia forma al Ruck (la spinta, la tensione) che scorre nel Paese, e che Schulz ha ricordato nel suo discorso: citazione di un altro discorso, quello molto famoso con cui nel 1997 l’ex-Presidente della Repubblica Federale Roman Herzog, morto ai primi di gennaio, invocava quella stessa spinta per scacciare la Germania fuori dalla crisi economica, politica e sociale che la attanagliava.

Il compito politico che lo attende, però, è davvero molto complesso — sia nel partito che fuori.

Nel partito, perché dovrà trovare un posizionamento preciso che risponda a due esigenze fondamentali: da un lato recuperare quella parte di elettori che si è allontanata, che è molto critica verso le conseguenze delle riforme di Schröder (soprattutto su uno dei due sistemi di sussidi alla disoccupazione, il cosiddetto Hartz IV) e considera ormai la SPD quasi come un doppione della CDU di Merkel, dall’altro non far scappare via quelli che invece non vedono di buon occhio uno scivolamento su posizioni più vicine alla Linke.

Al di fuori, invece, c’è la faccenda dei populisti, da destra (soprattutto) e da sinistra: Schulz dovrà riuscire a tenere botta su quel fronte, e al tempo stesso risultare un competitor credibile rispetto a Merkel quanto ad affidabilità, pragmatismo e leadership.

Il discorso di investitura tenuto domenica ha provocato reazioni miste.

Grande entusiasmo nel partito, soprattutto nei militanti più giovani — che sentono di aver trovato un nuovo campione e nuove parole d’ordine in cui tornare a riconoscersi: ad esempio la giustizia sociale, su cui Schulz è tornato molto spesso e che campeggiava nel motto coniato per l’occasione (Zeit für mehr Gerechtigkeit. Zeit für Martin Schulz, “Tempo per più giustizia. Tempo per Martin Schulz”). Maggiore cautela invece sui giornali: la Frankfurter Rundschau, ad esempio, tradizionalmente progressista, nota come serva altro oltre agli slogan, mentre la Frankfurter Allgemeine Zeitung (quotidiano conservatore) parla direttamente di un “populismo di sinistra” che ricorda più Trump e quelli di Alternative für Deutschland che gli eredi di Willy Brandt e Gerhard Schröder. Non tutti però vedono questo aspetto come necessariamente negativo: la Süddeutsche Zeitung lo definisce infatti “un populista nel senso migliore”, pieno di entusiasmo, esuberanza, “fuoco” — esattamente quelle caratteristiche che Merkel non ha.

Per adesso, però, Schulz vola sulle ali dell’entusiasmo. Un sondaggio della rete televisiva ARD ha mostrato che, se la scelta fosse solo tra Schulz e Merkel, si assisterebbe a un pareggio: prospettiva assolutamente impensabile fino a poche settimane fa.

Vedremo se il momentum durerà fino a maggio, quando arriverà il programma vero e proprio e la campagna virerà prevedibilmente più sui contenuti.

Intanto, però, “Mister Europa” se la gode, nelle sue vesti di novello San Martino.

Se vi interessa, qui potete iscrivervi alla mia newsletter dedicata alle elezioni tedesche che si terranno a settembre prossimo: un modo per arrivare preparati, si spera, a un appuntamento non importante, di più. Se poi non ne avete ancora abbastanza, ho anche un blog, Sutasinanta, dove ogni tanto scrivo di altre cose.

--

--