Es ist die Wirtschaft, Dummkopf!

antonio iannì
Il tacchino sul tetto
7 min readApr 14, 2017

L’Economia potrebbe consegnare a Merkel un nuovo mandato

di @ninoianni e @fabiovenn

Il Saarland non è l’Ohio

Le elezioni di domenica 26 marzo nel Saarland sembrerebbero aver gettato un po’ di acqua sul fuoco di questo cosiddetto “effetto Schulz”: alla fine il più piccolo dei Länder della Federazione ha consegnato — con il 40,7% dei voti — la vittoria alla CDU e alla sua candidata Annegret Kramp-Karrenbauer. La SPD non solo non ha sfondato come invece ci si sarebbe aspettati dai sondaggi, ma ha addirittura perso un punto percentuale rispetto al 2012.

Ora, a parte la forse eccessiva attenzione — sia tedesca che esterna — per le sorti del Saarland, tanto da farlo divenire una sorta di Ohio in salsa germanica, il risultato potrebbe comunque offrire dati di un qualche interesse generale.

Qualcuno ha fatto notare che la possibilità in Saarland di una coalizione rosso-rossissimo-verde (ossia un accordo di governo tra SPD, Linke e Verdi), potrebbe aver spaventato l’anima conservatrice degli elettori; il che forse porta a riflettere per il futuro, e quindi sull’effettiva eventualità che una tale strada venga riproposta su scala federale. Eppure, va detto che dalle parti di Schulz per adesso si ragiona solo sull’ipotesi di tale accordo, e presumibilmente così si continuerà a fare. Altrimenti sarebbe come dire che finora si è solo scherzato. In questo senso — faceva notare su IL Edoardo Toniolatti, riprendendo un commento dello Spiegel –, tutt’al più, l’idea della coalizione spostata a sinistra, ultimamente si pensa ma non si dice.

Ma la cosa che dovrebbe preoccupare maggiormente Schulz e la sua squadra è un’altra, anch’essa forse emersa da quest’ultimo confronto elettorale: non sarà che Schulz è sì “nuovo” ed “outsider”, è sì popolare, ma visto che le cose non girano poi così male — per quanto Schulz possa stare simpatico — finisce che non ci sia poi nessuna valida ragione per lasciare la via vecchia per la nuova? E quindi — sempre per la storia del meglio un passerotto in mano eccetera eccetera — potrebbe capitare che con Schulz si decida di andare a bere un paio di birre, lasciando invece, ancora una volta, il noioso compito di cancelliere nelle mani di Angela Merkel.

E cosa significa per gli elettori tedeschi che alla fine le cose non girano poi così male? Quello che significa per la maggior parte degli elettori, ovunque, quantomeno in Occidente (v. per es. qui e qui): è l’Economia stupido!

Angela Merkel: madre e casalinga della Nazione

Certo, ci sarà pure la questione dei rifugiati, e la sua relativa strumentalizzazione in termini securitari da parte di alcune forze politiche, specie dopo l’attentato natalizio di Berlino — ma a ben vedere non si tratta della preoccupazione principale per l’elettorato tedesco. Ed infatti, per quanto ancora una volta è bene ripetere che il Saarland significhi poco, in queste elezioni locali l’estrema destra rappresentata da Alternative für Deutschland (AfD) non ha raggiunto chissà quale grande risultato, né parrebbe che al momento ciò possa accadere in quelle nazionali.

Alcuni dati macroeconomici relativi agli ultimi mesi del 2016 confermano — consumi ed occupazione su tutti — una crescita molto più florida del quinquennio precedente: ancora migliore di quella registrata nel 2013, anno nel quale Merkel ha sfiorato di poco la maggioranza assoluta dei seggi, evento che le avrebbe permesso non solo di emulare Adenauer, ma soprattutto di governare con un esecutivo monocolore (CDU/CSU). Invece la vita, in particolar modo quella politica, talvolta riserva dei paradossi; ed il cervellotico e salomonico sistema elettorale tedesco da questo punto di vista non aiuta. Nel 2013, i liberali del Freie Demokratische Partei (FDP, Partito Democratico Libero) mancarono la soglia d’ingresso del 5%, lasciando monca la CDU del suo unico alleato. Pertanto, a Merkel non rimase che dar luogo ad un governo di coalizione con la (sconfitta) SPD: in sintesi ed altrimenti detto, il trionfo si trasformò in un accomodamento.

È vero che accanto alle statistiche positive, non mancano numeri che — in particolar modo sul lungo periodo (non certo l’orizzonte di cui ci si preoccupa in periodo di elezioni) — potrebbero creare seri problemi. Come riassunto qualche tempo addietro dal ricercatore Nicolò Cavalli per Internazionale, pesano sul c.d. “modello germanico”, tra le altre cose e cercando di circoscrivere le sole peculiarità tedesche: i) quella sorta di “inganno occupazionale” rappresentato dai minilavori (minijobs); ii) una situazione allarmante quanto a povertà infantile (sic!); iii) lo stato dei conti di talune banche, niente affatto sane e/o gestite in modo prudente.

Ma qui non si tratta di fare le pulci ai fondamentali tedeschi: non è questa la sede, non se ne avrebbero mezzi e voglia. E quale che sia la ponderazione che si può ricavare da entrambe le prospettazioni appena riportare, resta il fatto che per i tedeschi — come accade un poco per tutti — l’economia è il fattore centrale che interessa al momento del voto: e per economia s’intende quella conservazione della ricchezza personale/familiare (o magari un suo incremento) che ragionevolmente ci si può aspettare nel più breve tempo possibile — escludendo dunque speculazioni temporalmente più strutturate -, e senza particolari tribolazioni per gli effetti prodotti dal sistema a “danno” di altri (leggi Europa).

E se questi sono i termini del gioco — ossia, qui e subito! — Merkel ad oggi si presenta come un candidato molto affidabile. Lei stessa in più occasioni ha rimarcato questo punto, anche attraverso una campagna mediatica coscientemente ingegnata: spesso si mostra come madre impegnata nel/crucciata dal superiore interesse della Nazione (Die Mutter der Nation), unica e sola a dover assumere scelte tutt’altro che leggere — come a dire: non lo faccio a cuor leggero, ma lo faccio per il vostro bene figli miei.

Questo lo Spot-Tv per il 2013, dove Merkel sembra dire: c’è poco da ridere Gente, ma non vi preoccupate, votatemi e — a costo di ulteriori rughe e pensieri — anche questa volta prenderò le decisioni giuste /// [volendo, potete attivare i sottotitoli in inglese]

In alcuni casi, visto che di soldi stiamo parlando, la scena è quella della perfetta casalinga (Die perfekte Hausfrau) — per quanto emancipata possa essere — che ha ben presente spese e conti del quotidiano. L’idea è semplice: se sai come tenere il bilancio familiare, sai anche come mantenere in piedi la baracca statale (e viceversa). E per adesso pare che in termini di voti il tutto abbia funzionato piuttosto bene.

Angela Merkel fa la spesa proprio come Noi Genti !!!

Che la questione economica sia da considerarsi il nocciolo della campagna elettorale 2017, emerge inoltre da una serie di fatti politici accaduti proprio negli ultimi giorni.

Così ad es. per quanto riguarda la notizia della costituzione all’interno della CDU/CSU di un gruppo di “contestatori” far-right della cancelliera e candidata Merkel, nato con l’intento di dare una (ri-)svegliata alla politica cristianodemocratica, accusata di essere troppo poco conservatrice, con il rischio — a loro dire — di consegnare la Germania alla temibilissima coalizione rosso-rosso-verde.

Ebbene, spulciando il manifesto di 30 punti messo in campo dal gruppo Freiheitlich Konservativer Aufbruch — questo il nome scelto dagli “spingitori” -, accanto ad alcune proposte in materia di immigrazione degne del miglior Salvini (o della miglior Frauke Petry/AfD), circa la metà riguarda i temi economici interni ed europei. Sul piano delle politiche europee, si riafferma il rifiuto di ogni politica di salvataggio e condivisione del debito degli Stati in difficoltà, nonché la rigorosa applicazione dei criteri di Maastricht. Sul piano interno invece si richiama la necessità di tornare al modello della c.d. economia sociale di mercato (die Soziale Marktwirtschaft) nel senso proposto decenni addietro dal politico cristianodemocratico Ludwig Erhard: quest’ultimo, dapprima fu ministro dell’economia lungo l’intero governo Adenauer (1949–1963), e dappoi cancelliere esso stesso dal 1963 al 1966. Il concetto viene ribadito fin dalle primissime presentazioni del gruppo (v. sezione Wir über uns del loro sito).

Ora, non è cosa facile spiegare in poche battute cosa s’intenda con l’espressione economia sociale di mercato. È sufficiente sapere che si tratta di un pensiero economico che appartiene alla storia tedesca, ancora prima della nascita della Repubblica di Bonn, e che l’aggettivo sociale/Sozial — nonostante tutti gli sforzi di propaganda — non sta a significare che sì accettiamo il capitalismo pur sapendo quanto brutto esso sia, ma nel contempo ci preoccupiamo di renderlo un pochino più umano: questo semmai dovrebbe forse essere il manifesto della socialdemocrazia tedesca. Ed infatti quel sociale sta messo con un altro senso, che chiama in causa lo Stato solo laddove sia in pericolo la concorrenza, per l’appunto, di mercato, e dunque per esprimere un modello economico comunque liberista, e quindi in questo senso conservatore (per chi ne volesse sapere di più v. qui). Tradotto in termini di dialettica interna alla CDU: cara Merkel bisogna che ci facciamo un poco più (assai) market-friendly!

Economia Sociale di Mercato, frigoriferi e WG: video realizzato dalla Fondazione K. Adenauer

Quindi per entrambi gli schieramenti sono tre le parole che governeranno la campagna elettorale: economia, economia, ed economia! Verosimilmente sarà questo l’effettivo contesto di sfida, salvo eventi imprevisti: da qui alle elezioni mancano ancora 5 mesi …

E quanto ad economia, nonostante il logorio legato ai tanti anni di governo, Merkel ha dalla sua qualcosa di immediato da poter spendere. Abusando per l’ennesima volta — ce ne scusiamo — delle metafore calcistiche, la si può mettere in questi termini. Angela Merkel è come quelle squadre di calcio che da parecchi anni vincono un campionato dopo l’altro; certo, dopo un poco è fisiologico che — come si dice per il pallone — un ciclo si possa chiudere. Questa volta peraltro la squadra avversaria sembra molto forte; c’è da poi da tenere in conto che i tanti impegni di stagione (crisi internazionali, gestione della claudicante integrazione europea, terrorismo e sicurezza interna … volendo citarne alcuni), e la stanchezza accumulata, non pendono a favore di quelli che detengono il titolo. Considerato tutto questo è facile che il bel gioco possa mancare … ma, salvo numeri impressionanti della SPD, potrebbe tranquillamente capitare che anche a questo giro il campionato se lo aggiudichi la CDU (o meglio Merkel): perché agli spettatori interessano solo i punti — di PIL — guadagnati in classifica. Il resto è politica.

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